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Vacanze vintage: come si viaggiava negli anni ’90

di Paola
29 commenti

Con la globalizzazione il mondo è sempre più piccolo e quasi tutti i Paesi, salvo guerre in corso, sono facilmente raggiungibili. Non è però sempre stato così perché negli anni ’90, e prima ancora, viaggiare era un’avventura fatta di atlanti stradali, voli costosi e bagagli pesantissimi. Visto la mia età ho ancora qualche ricordo di quell’epoca eroica e li condivido per la divertente iniziativa #viaggi90 della mia community Travel Blogger Italiane.

Com’è cambiato il modo di viaggiare dagli anni ‘90

Non sono una persona nostalgica e sono molto felice che lo scorrere del tempo mi stia regalando computer sempre più piccoli e leggeri, voli aerei meno costosi, automobili più accessoriate e cellulari dalla risoluzione così alta da poter lasciare a casa la macchina fotografica.

Il mondo dei viaggi ha subito uno stravolgimento incredibile negli ultimi venti-trent’anni. La diffusione di internet, con i siti di prenotazioni e portali come Couchsurfing, l’avvento delle compagnie aree low cost e l’apertura delle frontiere all’interno dell’Unione Europea hanno reso molto più semplice ed economico viaggiare. Le uniche cose rimaste identiche dagli anni ’90 sono probabilmente la piadina Rustichella e il panino Camogli degli autogrill, ormai una sorta di tradizione lungo le autostrade italiane.

Negli anni ’90 ero un’adolescente e internet non era ancora arrivato nella provincia di Torino. A quel tempo non immaginavo neanche che un giorno avrei potuto viaggiare liberamente, come faccio ora, prenotando volo e hotel da casa anche con pochissimo anticipo. Gli smartphone non esistevano, si stavano appena diffondendo i primi pesantissimi cellulari. La novità tecnologica dei primi anni ’90 erano i CD audio, ma in gita scolastica avevamo ancora quasi tutti il walkman per ascoltare le audiocassette.

Nel decennio degli anni ’90 sono passata dal trascorrere le vacanze al mare in famiglia, quasi tutti gli anni a Tirrenia, a prendere i primi voli aerei rigorosamente di linea e prenotati nell’agenzia viaggi del paese. I viaggi in auto erano faticosissimi, con levatacce mattutine per viaggiare il più possibile al fresco perché non avevamo l’aria condizionata, e il percorso si studiava sull’atlante stradale.

Tutto questo oggi suona particolarmente eroico, e forse lo era davvero, ma non ho nessun rimpianto per quei viaggi scomodissimi e costosi. Mi fa piacere però raccontare ai miei lettori più giovani le caratteristiche più curiose delle vacanze vintage degli anni ’90.

1. La cartina stradale cartacea prima di Google Maps

Negli anni ’90 internet si stava appena diffondendo sulla rete fissa di scuole e aziende, i siti web si scrivevano a mano in html e non esisteva ancora l’idea di poter fare tutto online. I primi cellulari erano degli oggetti di lusso, pesantissimi e con uno schermo in bianco e nero che ospitava una sola riga di testo.

Il navigatore satellitare portatile era un concetto totalmente futuristico. Si usavano grandi atlanti stradali e cartine che una volta aperte occupavano metà cruscotto. Bisognava saper leggere le mappe e il privilegio di sedersi sul sedile anteriore spettava al passeggero in grado di indicare la strada corretta e anticipare al conducente gli svincoli stradali.

Di questo modo di viaggiare, l’aspetto che oggi troveremmo più ansiogeno è che non si aveva nessuna conferma di aver imboccato la giusta uscita autostradale fino allo svincolo successivo. Eppure, per qualche motivo misterioso, si giungeva sempre a destinazione anche prima di Google Maps.

Cartina cartacea piegata, utilizzata davvero come mappa prima di Google Maps
Cartina cartacea piegata, utilizzata davvero come mappa prima di Google Maps

2. Le automobili spartane, senza comfort né aria condizionata

Per anni ho sempre evitato di fare lunghi viaggi in auto, a causa dei terribili ricordi dei miei viaggi degli anni ’90. All’epoca infatti le automobili non erano per nulla confortevoli e la stragrande maggioranza non aveva neanche l’aria condizionata. Gli alzacristalli elettrici che ora sono di serie su qualsiasi vettura, all’epoca erano un lusso per pochi.

Qualcuno di voi forse si ricorda ancora la Fiat Panda con una tasca in tela al posto del cruscotto, una delle macchine più orribili su cui sia mai salita. Lato sicurezza non esistevano airbag ed era già tanto che fossero montate le cinture di sicurezza sui sedili posteriori, all’epoca non obbligatorie.

Automobile Renault 5
Automobile Renault 5

L’ammiraglia della mia famiglia era una Renault 5 spartana ai massimi livelli che nel sole di luglio si trasformava in un forno. I finestrini si alzavano e abbassavano con una manovella durissima e l’autoradio a cassette andava estratta completamente per evitare i furti. Tutta l’autoradio, non il solo frontalino. L’aria condizionata non c’era e credo non fosse neanche installabile come optional.

Per quanto fosse un’auto epica, totalmente indistruttibile, sono molto felice che le auto moderne siano dotate di airbag e cinture di sicurezza, abbiano tutti i comfort e soprattutto l’aria condizionata di serie, fondamentale per sopravvivere ai lunghi viaggi estivi on the road.

Autoradio anni '90, foto Kijiji
Autoradio in uso negli anni ’90 che si estraeva completamente dal veicolo per evitare i furti

3. Le telefonate dalle cabine

Oggi immaginare un mondo senza cellulari è quasi impossibile, negli anni ’90 erano un oggetto dal costo proibitivo, utilizzato quasi esclusivamente da manager e persone molto benestanti. Addirittura avere la linea telefonica fissa in casa era un spesa così importante che molte famiglie avevano un abbonamento duplex, ovvero condividevano la linea telefonica in maniera alterna con altri abbonati pur avendo un proprio numero.

In vacanza quindi si chiamavano i parenti rimasti a casa al massimo tre volte: per dire che si era arrivati sani e salvi a destinazione, che andava tutto bene a metà vacanza e che si stava per ripartire. Ovviamente da una cabina telefonica perché il sovrapprezzo delle chiamate dalla camera dall’albergo era esoso quasi quanto la chiamata stessa.

Chiamare una zona con un prefisso diverso era infatti veramente costoso negli anni ’90 e si chiamava esclusivamente la sera, quando la telesezione costava meno. Probabilmente questa parola non dice nulla ai lettori più giovani, ma era come venivano chiamate le chiamate interurbane effettuate in modo automatico. Prima degli anni ’70 infatti le chiamate tra prefissi diversi non erano dirette, ma intermediate dalla figura dei centralinisti.

Il nuovo sistema di telesezione automatica ampliò il traffico telefonico, permettendo di chiamare i parenti lontani e proiettando l’Italia, tra le realtà più avanzate tecnologicamente visto che fu il terzo Paese europeo, dopo Olanda e Germania occidentale, a riuscire ad avere la teleselezione integrale.

Negli anni ’90 le cabine telefoniche accettavano ancora gli storici gettoni telefonici in nichel, zinco e rame realizzati dalla Stipel, diventata poi SIP. In seguito si diffusero le tessere telefoniche, diventate oggetto da collezione, fino alla diffusione dei cellulari alla fine del decennio. Oggi con la telefonia mobile accessibile a tutti sono scomparse quasi del tutto le cabine telefoniche e i posti telefonici pubblici, una costante dei viaggi negli anni ’90.

Gettone telefonico italiano
Gettone telefonico italiano

4. Le fotografie con il rullino e le macchine fotografiche usa e getta

Prima di Instagram le persone comuni non fotografavano il cibo. Prima di Facebook erano anche parsimoniose nello scattare foto delle vacanze. Dodici scatti, massimo ventiquattro. Trentasei proprio per gli appassionati. Questo perché negli anni ’90 non esisteva la fotografia digitale. Si scattava solo su rullino e sviluppare le foto era parecchio costoso.

La fotografia analogica non era assolutamente immediata e i risultati erano spesso incerti. Non era possibile scattare di nuovo per riprendere una scena che forse non era venuta bene. Uno scatto venuto male era uno scatto perso e una posa del rullino buttata.

Per conoscere la riuscita di una foto bisognava attendere la fine del rullino e quindi la fine delle vacanze per portarlo a sviluppare nel laboratorio di fotografia. Non tutti i fotografi avevano le macchine di sviluppo istantanee per cui se abitavi in provincia ti doveva capitare di attendere anche una settimana per lo sviluppo del rullino.

All’inizio degli anni ’90 le reflex erano di metallo pesantissimo e complicatissime da usare. Le fotocamere compatte automatiche di plastica avevano invece una rotella per far avanzare il rullino manualmente, e se non lo mettevi bene ti venivano tutte le foto tagliate.

Verso la fine del decennio le fotocamere compatte e le reflex divennero più automatizzate e accessibili economicamente e si diffusero anche le macchine fotografiche analogiche usa e getta. Queste ultime venivano generalmente comprate dai genitori per le gite scolastiche dei figli. Non ne ho mai usata una e mi sono mai piaciute più di tanto anche perché ho mai capito se venissero smaltite o riciclate. Eppure le fotocamere usa e getta sono forse uno dei ricordi fotografici più diffusi degli anni ’90.

Fotocamera usa e getta Kodak
Fotocamera usa e getta Kodak

5. Le cartoline da spedire per posta

Oggi anche chi non è influencer pubblica abitualmente le foto delle vacanze sui social network per far vedere i suoi viaggi più o meno da sogno. Ed ecco che il nostro feed si popola di spiagge sabbiose, pelle abbronzata, fritture di pesce e cocktail in riva al mare.

Prima di Facebook far provare invidia ai parenti rimasti a casa era più complicato e costoso perché prevedeva la scelta di una cartolina e l’invio per posta. Tale procedura richiedeva almeno un giorno di vacanza per la scelta e la scrittura a mano di tutte le dieci cartoline da spedire.

Nonostante tutto questo impegno alcune cartoline erano davvero imbarazzanti, come quelle “umoristiche” che allineavano sederi femminili in spiaggia. Altre erano solo banali, come i tramonti, perfettamente identici sia sul Mar Tirreno che sul Mar Adriatico.

Il vantaggio era che negli anni ’90 Vieste poteva suonare esotica come Ventiane, visto che i viaggi erano comunque più complicati da organizzare e il mondo assai meno globalizzato. Il massimo dell’esotismo infatti poteva essere andare fino a Parigi, già Londra sembrava irraggiungibile.

Cartoline di Burano in un espositore
Cartoline di Burano in un espositore

6. La musica nelle cassette

Negli anni ’90 la musica si ascoltava prevalentemente dalle audiocassette, dei nastri magnetici in un involucro di plastica rettangolare da ascoltare negli stereo da salotto e nei mangianastri. Per ascoltare le cassette erano anche molto diffusi i walkman, soprattutto tra gli adolescenti.

Le audiocassette degli anni ’90 spesso erano dei perfetti capolavori di pirateria, con copertine ridisegnate a mano nei minimi dettagli. Scanner, stampanti e computer infatti erano altri oggetti costosissimi che iniziarono a diffondersi nelle famiglie comuni solo verso la fine del decennio. Prima se volevi copiare la copertina dell’ultimo album di Ligabue dovevi ingegnarti con fotocopie e matite colorate.

Walkman Sony
Walkman Sony

Viaggi vintage: leggi le storie seguendo l’hashtag #viaggi90

L’idea di raccontare le curiosità dei viaggi negli anni ’90 è nata all’interno della mia community Travel Blogger Italiane, da Daniela di The DAZ Box e Alessia di Una valigia di emozioni (blog non più attivo). Se ti ha incuriosito puoi ritrovare online i racconti dei viaggi vintage delle blogger cercandoli con l’hashtag #viaggi90.

Puoi condividere i tuoi migliori e peggiori viaggi degli anni ’90 nei commenti, scrivendomi se hai un po’ di nostalgia per quelle partenze così spartane. Oppure se, come me, sei felicissima di viaggiare i modo molto più comodo, sicuro e confortevole.

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29 commenti

Elisa 09/03/2018 - 06:59

Nooo a Tirrenia!! Figurati! E’ il “primo mare” che si incontra da Firenze… e io la prima volta che ci sono andata avrò avuto 30 anni!!

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Paola 09/03/2018 - 11:13

Davvero?!! Per me è stato “il mare” per anni 🙂 Anche perché è vicino a Signa e dintorni dove vive la famiglia di mia mamma, quindi ci aggiungevamo quasi sempre un giro a salutare i parenti e mangiare la fiorentina. Comunque i miei genitori stanno pensando di andare a Tirrenia anche quest’anno!

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Elisa 09/03/2018 - 15:26

Io sono di Scandicci quindi vicinissimo a Signa!! ; ) I miei raramente tornavano nello stesso luogo. Ho messo poche radici da quel punto di vista.. i miei nonni mi portavano a giugno o settembre a Castiglioncello o al Forte dei Marmi quando era ancora avvicinabile!!

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marialetizia 05/03/2018 - 21:46

che flash rivedere il walkman! io lo portavo sempre dietro insieme a mille cassette che occupavano tantissimo spazio.. portavo sempre anche i rullini per le foto, e mi piaceva l’idea di dover aspettare giorni per vedere le foto sviluppate e rivivere i ricordi del viaggio. ero affezionata alla mia macchina fotografica… fino a quando scivolò via dallo zaino (rigorosamente invicta) e cadde in un lago americano…

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Paola 05/03/2018 - 21:52

Anche io giravo con uno zaino solo di attrezzatura fotografica e avevo imparato a chiedere in tutte le lingue di non passare i rullini ai controlli ai raggi X però sono felicissima delle fotocamere digitali, l’ansia da rullino non mi manca per nulla!

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panannablogdiviaggi 05/03/2018 - 14:34

Se ci penso ora, mi chiedo come siamo sopravvissute senza aria condizionata!! 😀

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Paola 05/03/2018 - 21:01

Io mi scioglievo ogni volta ahahaha

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valekappa90 09/02/2018 - 18:31

I viaggi senza aria condizionata….mamma mia!! Ricordo come fosse ieri gli interminabili tragitti verso la montagna sulla punto grigia del nonno! Nonostante partissimo prima dell’alba, riuscivamo sempre a farci cogliere dal caldo torrido dell’autostrada del mezzogiorno di luglio (probabilmente anche a causa delle 4000 soste in autogrill).. Rimanevamo puntualmente imbottigliati in interminabili code, e speravamo sempre di avere un camion di fianco a farci ombra! 😀

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Paola 09/02/2018 - 20:36

Noi partivamo a orari improbabili tipo le 3 del mattino per evitare il caldo!!!

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ultimatedetours 06/02/2018 - 14:22

Che nostalgiaaaaaaa! Le macchine fotografiche usa e getta… le cartoline! A fine estate si faceva la conta di chi si era ricordato di mandarti la cartolina e si sapevano tutti gli indirizzi di casa a memoria 🙂

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Paola 06/02/2018 - 22:43

Verissimo! Memorizzavamo anche i numeri di telefono delle amiche del cuore per poterle chiamare ovunque 🙂

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Rivogliolabarbie 05/02/2018 - 19:00

Direi che avevamo diversi elementi in comune! 883 in primis, pensa che un paio di anni fa siamo anche andati al suo concerto in memoria dei vecchi tempi!

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Paola 05/02/2018 - 23:51

Grande! Pensa che ho provato a convertire pure il British boyfriend agli 883, ma si è schifato subito perché in Inghilterra la musica è decisamente più cool. In ogni caso per me Max Pezzali forevahhhh 😉

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Miss Polette 03/02/2018 - 23:07

Io, come te, amo le comodità del nostro presente, ma rievocare i ricordi degli anni 80 e 90 mi piace da morire, come tu ben sai! Io e la mia famiglia andavamo al mare ogni giorno, in macchina..la fortuna di essere nata in Sardegna! Mamma preparava la borsa frigo con roba leggera: lasagne, fettine impanate, anguria, crackers, merendine. Poi si mangiava in pineta e il bagno dopo tipo 4 ore! Tornavo a casa stremata e felice. Bei tempi! Ora vado al mare, mangio un tramezzino, entro in acqua, un altro tramezzino, bagno, caffè, gelato, bagno e torno a casa stremata e felice? Boh, a volte.

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Paola 04/02/2018 - 14:38

Fantastica la tua mamma! La mia non credo abbia neanche mai pensato all’idea delle lasagne in spiaggia 🙂 Forse il segreto della felicità sta anche nella cucina e nell’atmosfera familiare…

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LaPasionaria 03/02/2018 - 20:23

Mi ricordo perfettamente di tutte le cose che racconti. Mi sento vecchia 🙂

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Paola 04/02/2018 - 14:33

Io direi più vintage 😉 Pensa ai poveri hipster che hanno rispolverato le macchine fotografiche analogiche quando invece noi abbiamo esultato per l’arrivo del digitale!

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dritteontheroad 01/02/2018 - 19:50

Mi hai fatto ridere quando racconti delle cartoline! Noi siamo andati per anni sempre nello stesso posto in Puglia quindi quando si trattava di prendere le cartoline era un incubo! Non ricordavo se quella prescelta l’avevo già spedita anni addietro!

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Paola 02/02/2018 - 12:30

Ahahahah quello sì che era un problema! Mi ricordo però che ogni anno usciva sempre qualche “modello” nuovo, almeno in Toscana e Romagna, con i collage, con la cornice dorata, con il tramonto… i tramonti sono stati un ever green per anni 🙂

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Alessia 30/01/2018 - 22:45

Quanti ricordi davvero… Sembrano passati secoli! Cosa diranno i nostri figli tra 30 anni?!?! Faranno #viaggi2018 e racconteranno le differenze tra oggi e il 2050 in cui vivranno loro…. Forse non avranno neanche bisogno di parlare, esisterá il telepensiero e ci prenderanno in giro x i nostri voli low cost… Loro avranno direttamente il teletrasporto

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Paola 01/02/2018 - 10:34

Io sarò una vecchietta mezza matta pronta a provare tutte le nuove tecnologie di trasporto 😉

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Raf 30/01/2018 - 22:30

L’immagine del mare Adriatico e delle alghe è terribile. Tanto terribile quanto vera. Che ricordi!

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Paola 01/02/2018 - 10:33

A me le alghe facevano troppo senso quando mi toccavano le gambe e i miei genitori mi dicevano di non preoccuparmi che era normale ahahahah

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Lara C 30/01/2018 - 19:33

Le mie vacanze in quegli anni sono stati molto simili alle tue, solo con destinazione fissa Gabicce. Il bello era ritrovare ogni estate sempre gli stessi amici con cui chiaccherare, giocare e, da più grandicelli, condividere le prime serate in discoteca. Il brutto che, anno dopo anno, ritrovavi tutto come l’avevi lasciato. Ora questo tipo di vacanza mi farebbe impazzire!!

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Paola 30/01/2018 - 20:15

Sono d’accordo con te! Io ho smesso con queste vacanze a 16 anni, sentivo già la voglia di indipendenza e avventura!!!

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Stefania C. (Girovagando con Stefania) 30/01/2018 - 16:20

Me le ricordo bene le autoradio estraibili e gli walkman, sembra impossibile che ora la musica si possa ascoltare dagli smartphone o dagli Ipod che in fondo sono i nipotini di questi oggetti ormai di antiquariato!

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Paola 30/01/2018 - 20:15

Pensa quanto peso in meno dobbiamo portarci in valigia!

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Daniela - The DAZ box 30/01/2018 - 08:41

Vedo che bene o male le stesse peripezie le abbiamo vissute tutti! Compresi gli interminabili viaggi della speranza in auto senza aria condizionata. Pensa che ad un certo punto mio padre comprò un’alfa 164 (che ci rubarono anni dopo in Calabria…sigh) che aveva l’impianto di condizionamento. Solo che mio padre non l’accendeva per non consumare troppo!

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Paola 30/01/2018 - 20:10

Ahahah con la mia prima auto con l’aria condizionata se accendevo l’aria il motore perdeva un sacco di potenza!

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