I mercatini di Natale acchiappa turistici non sono sempre così piacevoli e pieni di oggetti artigianali come raccontato online su blog e social network. Ci sono mercatini pieni di paccottiglia, villaggi di Babbo Natale che sembrano catene di montaggio, banchi alimentari che di tipico non hanno nulla. In questo articolo puoi leggere il peggio dei mercatini natalizi in Europa, grazie alle Travel Blogger Italiane che si sono prestate a condividere le loro esperienze
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Bretzel e speck al mercatino di Natale finto tirolese di Torino
Non sono molto amante dei mercatini natalizi perché spesso sono pieni di paccottiglia e troppo affollati per i miei gusti. Dopo questa esperienza li frequento ancora meno.
Qualche anno fa ero andata al mercatino di Natale in centro a Torino con mia mamma e verso l’ora di pranzo avevamo deciso di mangiare un bretzel farcito, ispirate da un tipico stand tirolese con un’enorme quantità di bretzel appesi sul banco, di fianco ad appetitosi tagli di speck.
Siccome non c’era coda il tizio del mercatino aveva iniziato a parlare con mia mamma mentre farciva i bretzel, raccontandoci la storia della sua vita. Ovvero che la settimana prima aveva allestito un banco in stile americano con gli hot dog, questa era la settimana tirolese e quella dopo qualcos’altro.
A quel punto ero troppo delusa e avevo smesso di ascoltarlo, e non ho mai più mangiato un autentico pretzel con speck fuori dal Trentino-Alto Adige Südtirol.
Mercatini di Natale a Lubiana: quell’amara delusione domenicale
Esperienza natalizia di Elisa di Elimeli • Blog di viaggi e altre storie
In Friuli e nel Triveneto i mercatini di Lubiana sono un must pre-natalizio apparentemente imperdibile e dopo averli evitati come la peste per un sacco di tempo alla fine mi sono decisa ho ceduto, in un attimo di debolezza. Anche il Grinch ha un cuore del resto.
Decidiamo di partire una domenica mattina presto, freddo polare e cielo coperto. Tutte le premesse per una gita di successo. Arrivati a Lubiana, percorriamo la strada pedonale lungo il fiume verso Piazza Prešeren e incontriamo le prime bancarelle. Vecchie cartoline, bicchieri della nonna, mobiletti retrò tarmati, libri ingialliti e cumuli di VHS in attesa di nuovo proprietario con videoregistratore ancora funzionante.
In piazza veniamo circondati da una confusione di bar, odore di salsiccia bisunta, vin brulè e baracchini puzzolenti, ognuno con una musica diversa a volume altissimo.
Decidiamo di scappare verso il Mercato Centrale e ci accoglie un trionfo di calzettoni con motivi peruviani, candele in cera d’api e biglietti di auguri di dubbio gusto. Di decorazioni natalizie artigianali — magari anche pacchiane! —nemmeno l’ombra.
Ci dirigiamo verso il centro storico, nella speranza di rifarci in qualche negozio e trovare qualche orpello da aggiungere all’albero, almeno per giustificare i 170 km di strada e la levataccia. Negozi tutti chiusi. Temperatura: -4 °C.
Ultima spiaggia: chiudersi in un ristorante a scongelare le gambe e buttarsi sul cibo, prima di intraprendere il viaggio della speranza per tornare a casa.
Babbo Natale in catena di montaggio alla Grotta di Ornavasso
Esperienza natalizia di Julia di Zucchero e farina in viaggio
Fin da piccola ho sempre amato il Natale e da quando sono diventata mamma ho fatto conoscere questa atmosfera fatta di suoni, luci e colori ai bambini. Qualche anno fa, quando erano più piccoli, prediligevo gli incontri con Babbo Natale anziché i mercatini che a loro interessavano meno.
Non tutto fila liscio e spesso il web fa prevalere un’immagine piuttosto che un’altra. Così è stato per la grotta di Babbo Natale di Ornavasso nel 2016 dove, a mio avviso, è prevalso maggiormente lo spirito commerciale.
L’organizzazione era impeccabile con parcheggi, navette, indicazioni. Pur pagando un biglietto di ingresso generale molte piccole cose erano escluse. Nel tendone dove davano i diplomini di bravo bambino era presente il letto di Papà Nöel e una lavagnetta, ma anche lì per sederti a scattare una foto c’era un extra. Il giro in giostra? Escluso!
Quando finalmente è arrivato l’orario per la grotta abbiamo atteso in fila, in questo caso c’era almeno il tè caldo nei grandi termos in distribuzione, ma dopo essere entrati l’incontro con il grande omone buono dalla barba bianca e cappello rosso è durato giusto il tempo di una foto!
Sarà che ricordo bene le chiacchiere con il Babbo Natale lappone tanti anni fa ma qui mi è sembrato di essere su un rullo trasportatore in catena di montaggio! La mia esperienza risale al 2016 e non è stata particolarmente soddisfacente, magari ora è un po’ diverso. Ho letto poi pareri discordanti, chi era entusiasta e chi deluso. Mancava la via di mezzo.
Il lato oscuro dell’atmosfera natalizia
Esperienza natalizia di Carlotta di Piccole avventure di famiglia
Novembre sta arrivando. E con lui la tanto attesa atmosfera natalizia inizia a prendere forma. Guardo la gente impazzire di gioia per strada e francamente non ne capisco il perché. La magia del natale rima davvero con tutte i riti consumistici che ci vengono propinati ogni anno: decorazioni, cibo natalizio, mercatini? Ho sempre trovato questi ultimi quanto di più triste esistesse.
La stesse merce, made in China, riproposta ogni anno in qualunque mercatino della città e non solo, spacciata come artigianato locale. Robe, robine, robette di dubbia utilità, spacciate come pensierini utili a cifre mostruose. Un artigianato seriale che si trova ovunque. Per non parlare delle folle di persone che si fiondano tra le bancarelle, facendomi rimpiangere il momento in cui ho deciso di passare da lì.
Non capisco la necessità di addobbare casa, riempiendola di ninnoli perché è Natale. Fatico a entrare nella logica perversa dei pensierini da scambiarsi, perché senza dindi sonanti, l’affetto delle persone vale meno. E detesto – si, detesto!- quel finto buonismo che investe le masse solo per circa due settimane l’anno. Bontà, altruismo e impegno sociale a tempo, come se nella restante parte dell’anno si fosse esentati dal chiedersi cosa ne è del prossimo.
Non capisco cosa ci sia di gioioso in una tradizione che ci vuole felici se inondati di regali, e conseguentemente tristi, qualora ce ne siano stati pochi. Sono allergica ai pranzi infiniti, quelli in cui si mangia finché si respira per onorare i padroni di casa. E detesto le poesie recitate da bambini dalla memoria zoppicante imposte come intrattenimento agli ospiti. Davvero per essere felici abbiamo bisogno di tutto questo?
Scrivimi nei commenti se sei #teamnatale e non vedi l’ora di decorare tutta la casa, oppure se non vedi l’ora che il periodo natalizio finisca al più presto.
16 commenti
Ogni parola è sprecata per commentare Natale e la sua paccottiglia sia in senso materiale che morale. Arriva sempre troppo presto e mi coglie impreparata. Propongo di festeggiarlo ogni 5 anni.
Mi troveresti perfettamente d’accordo 🙂
Finalmente qualcuno l’ha detto, brava e brave!! 😉 L’anno scorso ho trattato del mio natale orrifico in Australia ma non avevo avuto il piacere di includere i mercatini, visto che non ci sono 😀 Il tuo trasformista che passa dalla crucco allo yankee in a blink mette una mestizia!
Io il Natale in Australia me lo sono sempre immaginato con Babbi Natale surfisti, ma in realtà quasi tutto il mio immaginario dell’Australia è popolato da surfisti, pure i koala e gli aborigeni ahahah
Io sono decisamente una di quelle che “inghirlandano tutta la casa” (ma con gusto!) però…
Oh… che postacci! Sanno rovinare in pieno lo spirito natalizio, che secondo me è tutto… fuorché navette, ticket d’ingresso e cinesate! Eccheccavolo!
Purtroppo c’è proprio questo Spirito del Natale Pacchiano che rovina lo spirito natalizio in generale 🙁
Io quest’anno ho scelto di visitare quello di Lana, vicino a Merano, rigorosamente nella giornata d’apertura. Giusto una ventina di banchi, prodotti tipici tirolesi, hand-made con riciclo e poca gente. Lo spirito natalizio ancora sopravvive, ma anche io odio ressa e prodotti dozzinali.
Bello! Qui a Torino purtroppo i mercatini più interessanti sono in periferia, non troppo comodi da raggiungere con il bimbo nel passeggino 🙁 Comunque proprio oggi mia madre mi ha trascinato in centro e abbiamo ritrovato lo stesso mercatino degli anni scorsi con il tizio finto tirolese, niente pretzel stavolta!
Io abito a dieci minuti da uno dei mercatini di Natale “più grandi d’Europa” o forse “più belli d’Italia” – insomma non ricordo più il titolo esatto e i vari premi vinti, ma sta di fatto che potrei infilarmi le scarpe e la giacca proprio ora, salire in macchina e prima che tu possa dire Merry Christmas sarei là. Ma non ci sono mai andata! Un po’ perché ho paura di incontrare tutta quella gente che non vedo da un sacco di tempo, dovermi fermare e fare gli auguri a loro, ai genitori e a tutta la famiglia, ma soprattutto perché temo di trovarmi in queste situazioni descritte sopra. Pretzel che domani diventano churros; calze e cappelli peruviani; vin brulé fatto con le bustine… No, mi sa che domani mi chiudo in casa a guardare Incompreso 😉
Ahahahah capisco perfettamente! Credo sia in generale una deriva delle feste “tipiche”. Pensa che ho smesso di andare alla festa del paese dove vivono i miei genitori (la classica festa dei paesini con biscotti tipici e vin brulé) dopo un anno in cui avevo portato esaltatissima l’ex British boyfriend alla scoperta del cibo tradizionale locale e ci siamo trovati in un mercatino cinese di vestiti cheap. Su tutto il mercato solo tre banchi potevano essere considerati tipicamente locali… terribile!
Adoro questo tipo di post! Mi fanno sentire meno sola 😉
No problem, ci sono qua io! Il buonismo natalizio non lo sopporto proprio anche se mi sto addolcendo dopo aver scoperto l’esistenza dei panettoni con le ciliegie 😀
Finalmente un post in cui dare libero sfogo allo spirito antinatalizio!
Molto divertente! E mi fa un gran piacere che sono in ottima compagnia!
Anche io aspetto il 7 gennaio con trepidazione, quando tutto questo luccicare di plastica sarà finalmente alle spalle per altri 12 mesi!
Sul Natale mi sono espressa più e più volte, e i mercatini mi potrebbero anche piacere non fosse per file, spintoni & affini come dici tu…comunque è certo che siamo state separate alla nascita, anche io evito gli attacca-bottone come la peste e quella di fingersi morta è una strategia validissima
che dire.. vedo che negli ultimi anni, vuoi per globalizzazione e quant’altro la mia non è un’esperienza singolare.. peccato perchè ci sono ancora piccoli luoghi autentici che spesso vengono offuscati, speriamo si conservino così!
Lo stavo aspettato questo postblog!!! Io uso la tecnica di sparire per andare in letargo e rifarmi viva il 7 di gennaio! E poi vendono sempre le stesse cose ricicliate ogni anno!
Mi fai conoscere il Babbo Natale incazzato?? L’adoro!