Questo blog è iniziato l’anno scorso quando ho chiesto un anno di aspettativa per trasferirmi in Inghilterra a vivere per sempre felice e contenta con il mio British boyfriend. Nonostante l’entusiasmo iniziale il mio happy ending non poteva rivelarsi più complicato di così perché nel frattempo è successo di tutto, da un lavoro che mi ha portato a viaggiare tantissimo alle incomprensioni dovute alle differenze culturali.
Per iniziare, immaginatevi la reazione dei miei genitori quando ho sospeso il contratto di lavoro a tempo indeterminato e affittato il mio appartamento per andare a vivere chissà dove, con tutte le notizie della Brexit che in quel periodo davano i telegiornali, e poi preparatevi a leggere il resto. Trasferirsi all’estero non è facile, prima di partire pensavo che la parte difficile fosse solo prendere la decisione, mentre ora posso dirvi con certezza che quello era solo l’inizio delle sfide!
Le paure prima di partire per un anno all’estero
Lasciare le certezze di una vita stabile non mi spaventava per niente, quando sono partita avevo una gran voglia di dare una scossa alle mie abitudini e di rimettermi in gioco perché più di dieci anni nello stesso ambiente lavorativo mi avevano un po’ spento l’entusiasmo. Mi sentivo pronta per una nuova avventura e non vedevo l’ora di iniziarla!
Quello di cui avevo paura era invece non riuscire ad imparare la lingua abbastanza bene da poter lavorare. L’inglese è diffuso ovunque e all’estero è anche una lingua universale, ma gli inglesi hanno una pronuncia molto particolare. Io avevo sempre parlato inglese solo con stranieri con accenti terribili quanto il mio! Il mio livello intermedio poteva non essere sufficiente per trovare un lavoro interessante e avrei potuto finire a friggere patatine tutto il giorno. E peggio ancora, se non avessi proprio trovato nessun tipo di lavoro?
Anche la solitudine mi spaventava, non tanto nel dover passare del tempo da sola, cosa che amo, quanto l’idea di non riuscire ad ambientarmi in Inghilterra e di ritrovarmi senza amici e senza nessuno con cui parlare. Sapevo che i miei fantastici amici torinesi sarebbero stati impossibili da rimpiazzare, ma ero partita con la speranza di trovare un gruppo di amici altrettanto cool.
Infine, avevo davvero paura della convivenza perché in una relazione a distanza si vedono solo i pregi del proprio compagno. Il tempo passato insieme infatti è sempre il periodo delle vacanze, quando si è più rilassati e non ci si scontra con il dover pulire e riordinare la casa. Inoltre vivendo una relazione su Skype è anche impossibile scoprire come reagisce l’altro nei momenti no, ed eventuali altre incompatibilità di carattere. Dopo il mio ex marito e un altro ex fidanzato poco compatibile, ero davvero terrorizzata all’idea di una nuova convivenza!
Le difficoltà che ho incontrato davvero
Una volta trasferita in Inghilterra invece trovare lavoro non è stato un problema, mentre le altre mie paure si sono avverate! L’aspetto positivo di queste difficoltà però è che sono riuscita ad affrontarle, scoprendo di conseguenza la mia forza e imparando a conoscermi meglio.
La lingua straniera
Parlare in inglese all’inizio si è rivelato un incubo perché pur partendo da un livello intermedio avevo difficoltà persino ad ordinare fish & chips. Per me l’accento dell’East Anglia era assolutamente incomprensibile ed inoltre tendevo ad appoggiarmi troppo al British boyfriend come traduttore simultaneo, visto che il suo italiano è quasi perfetto.
Mi sono sbloccata frequentando un paio di lezioni di un corso per stranieri e soprattutto quando ho iniziato a lavorare. Nel mio gruppo eravamo quasi tutti stranieri quindi si parlava un inglese abbastanza ibrido che però mi proteggeva dalla paura di utilizzare i termini sbagliati. Ho ancora tanta strada da fare per parlare un buon inglese, ma ora sono autonoma per tutto.
La solitudine
Gli inglesi sembrano molto strani a noi italiani e hanno delle abitudini totalmente indecifrabili. Non esistono i saluti lunghi con baci, abbracci, ancora un caffè, poi di nuovo ciao e ancora un abbraccio, ti accompagno alla macchina e via dicendo. Se è ora di andare un semplice bye è più che sufficiente e spariscono tutti di colpo.
Quando escono poi gli inglesi bevono moltissimo rispetto a noi italiani, e credono nella quantità piuttosto che nella qualità. Le cene a casa di amici sono quanto di più informale possa esistere, molto più informale di una qualsiasi cena in famiglia italiana. Take away indiano, divano e televisione. Terribile, soprattutto se si finisce in casa di qualcuno che non pulisce le briciole sulla moquette dai residui delle cene precedenti.
Una volta capite le regole invisibili per me è diventato più facile relazionarmi con gli inglesi, ma a parte un paio di colleghi e i familiari del British boyfriend che vivono in altre città non sono comunque riuscita a stringere amicizie. Sono una ragazza di città, amo uscire la sera, passeggiare al parco, visitare mostre e musei. Sono scappata dalla provincia italiana appena ho potuto e mi sono ritrovata in una provincia inglese non così differente.
Di bello qui ci sono le lunghe passeggiate sulla spiaggia e la verdissima campagna inglese, ma quando mi trovo a parlare con persone che non hanno altri interessi a parte portare i figli a scuola non so proprio cosa dire.
La convivenza
In Italia conducevo una vita da single felice, piena di impegni ed amici, e quando in Inghilterra mi sono trovata spaesata in un ambiente provinciale ho iniziato a provare insofferenza per questo stile di vita. Non è che il British boyfriend apprezzi particolarmente vivere in questo modo, ma non lo trova neanche terribile come me.
Poi c’è il discorso del carattere, siamo molto diversi e lo scontro tra le forze dell’Ordine e quelle del Disordine ogni tanto scatena dei litigi furiosi. Anche in questo caso per me vivere in un appartamento poco curato è terribile, mentre per lui non è un problema grave… non vi dico quante volte ho rimpianto il mio appartamento torinese!
Cosa ho imparato dal trasferimento all’estero
Affrontare queste difficoltà comunque mi ha cambiato molto. Sono diventata più tollerante, meno perfezionista (o almeno ci provo!), e soprattutto ho imparato a conoscermi meglio e a focalizzarmi sulle mie priorità.
Poco dopo essermi trasferita avevo iniziato a viaggiare tantissimo per lavoro e quando ero a casa non vedevo l’ora di ripartire per via delle difficoltà nella convivenza. Poi mi è capitato un problema di salute che mi ha impedito di lavorare e mi ha fatto scoprire che le agenzie di lavoro sono pessime in tutto il mondo per la loro mancanza di empatia verso i dipendenti.
Mi sono ritrovata a casa, e ho dovuto reinventarmi di nuovo, potenziando la mia attività da copywriter per non restare completamente ferma a deprimermi. Lavorare da casa mi è piaciuto così tanto che vorrei scrivere testi per internet come attività principale. In questo momento sono quindi di nuovo in una fase di transizione, con dei nuovi obiettivi da raggiungere e vorrei sfruttare i prossimi mesi per imparare bene l’inglese, oltre a rimettermi in forma.
Peccato che nel frattempo ho acquistato anche un biglietto per Bangkok per passare un po’ di tempo da sola con me stessa per decidere cosa fare da grande. Sono partita dieci mesi fa alla ricerca dell’happy ending più classico e invece sono finita a viaggiare attraverso l’Europa ed ho iniziato a scrivere testi per siti internet dopo un infortunio sul lavoro poco divertente. Ci sta che sono un po’ confusa. Il fatto è che non ho nessuna voglia di tornare a casa e riprendere la mia vita di prima, ho scoperto che se iniziamo una strada nuova, non ci pensiamo più a tornare indietro!
10 commenti
Noi siamo andati controcorrente: ci siamo trasferiti a Frankfurt 5 anni fa.
Abbiamo trovato casa, lavoro, imparato la lingua, e fatto una figlia… e lì ci siamo chiesti se fosse quello il luogo dove avremmo voluto crescerla.
La risposta è stata no.
Quindi abbiamo re-impacchettato la vita per tornare a Milano.
Succede a tanti, lo leggo periodicamente sui gruppi di expat! Noi prima di decidere dove stabilirci definitivamente vorremmo stare anche un anno in Italia in modo che Tom, il mio compagno, possa scoprire che noi italiani non passiamo il tempo a mangiare pizza, formaggio e parlare a voce troppo alta 😀
La vita da expat non é facile! ❤
Ci sono momenti di difficoltà, ma alla fine noi expat ci arricchiamo tantissimo a confrontarci con realtà diverse
Anche io ho sempre viaggiato molto per lavoro, ma soltanto in Italia. Sono reduce da un anno da fuori sede a Modena e ho pensato la stessa cosa che hai scritto tu: da una provincia a un’altra! E’ curioso che le considerazioni siano le stesse, anche se l’Inghilterra non è Modena!
Io ho vissuto i primi mesi del trasferimento dalla campagna in città come una turista, forse ancora più spaesata. Probabilmente sono considerazioni comuni a tutti quelli che effettuano dei cambiamenti di stile di vita.
Io ho avuto lo stesso shock la prima volta che sono andata a Stoccolma, ma per fortuna vado si spesso, ma non mi trasferisco!
Mai stata a Stoccolma, racconta 🙂
Ciao Paola, credo che il 2017 sia un anno di cambiamenti radicali per molte persone, me inclusa. Il mio non e’ partito nel migliore dei modi ma, pian piano sto iniziando a vedere la luce alla fine del tunnel. So che e’ triste ma a me, quello che mi ha tenuto a galla continuando a motivarmi e’ stato proprio il lavoro, e ora sto progettando le prossime fasi per un avanzamento di carriera.
Io sono dell’idea che il cambiamento e’ sempre positivo e condivido il tuo mantra: una volta che inizi a muoverti, non si puo’ tornare indietro 🙂
Un abbraccio da Glasgow 🙂
Ti capisco, anche per me il lavoro è stato un’ancora di salvezza nei momenti difficili, oltre ad essere una fonte di indipendenza