L’artigianato tradizionale della Valsesia è un autentico patrimonio di saperi antichi tramandati di generazione in generazione, strettamente legato alla cultura montana e alla vita quotidiana delle popolazioni locali. Visitando questa valle piemontese, situata ai piedi del Monte Rosa, scoprirai un mondo fatto di legno, tessuti e oggetti nati dalla manualità e dalla creatività degli artigiani valsesiani.
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I Walser e l’ingegno di montagna che ancora vive
L’influenza dei Walser, antica popolazione di origine germanica arrivata in Valsesia nel XIII secolo, è ancora oggi ben visibile nell’artigianato locale. Le loro costruzioni in legno e pietra, realizzate senza chiodi, sono vere opere d’ingegneria alpina.
Camminando per Alagna o Rimella, noterai balconate scolpite e tetti in piode, ma anche cassapanche e utensili intagliati a mano con incredibile precisione. L’estetica era importante, certo, ma la funzione era sempre al centro: ogni oggetto serviva alla sopravvivenza quotidiana, pur conservando una bellezza semplice ed essenziale.
Anche nel lavoro tessile i Walser lasciarono il segno. Le donne filavano lana e lino per confezionare abiti caldi e resistenti, spesso arricchiti da ricami decorativi che ritrovi ancora oggi nei costumi tradizionali. In molte botteghe della valle, alcuni artigiani continuano a produrre con le stesse tecniche, regalando a chi visita la Valsesia un assaggio autentico di cultura alpina.

Il puncetto valsesiano: poesia di nodi e filo
Tra le espressioni più affascinanti dell’artigianato della Valsesia c’è senza dubbio il puncetto valsesiano, un merletto ad ago finissimo, realizzato esclusivamente a mano. Non servono telai, solo ago, filo e un’infinita pazienza. Il nome deriva dal termine dialettale punc, che significa “punto”, e descrive alla perfezione la tecnica: una successione fitta di minuscoli nodi che creano motivi geometrici, spesso ispirati alla natura e alla vita montana.
Questo tipo di pizzo veniva un tempo usato per decorare la biancheria di casa e i costumi valsesiani. Ogni disegno seguiva uno schema preciso, prima disegnato su carta a quadretti, poi ricamato con cotone o, nei casi più pregiati, con seta. Il risultato è un merletto resistente e leggero allo stesso tempo, tanto regolare da sembrare impossibile da realizzare a mano.
Il puncetto moderno ha saputo adattarsi ai tempi: oggi lo trovi anche su orecchini, cuscini per le fedi, decorazioni natalizie e altri oggetti di design artigianale. Un modo poetico per tenere vivo un sapere antico e renderlo parte del presente.

I telai della Valsesia: quando il filo racconta il territorio
La tessitura in Valsesia è una vera e propria eredità viva. Ancora oggi, soprattutto a Varallo, alcuni laboratori artigianali conservano la tecnica della tessitura a mano, utilizzando telai tradizionali per lavorare lana, lino e canapa.
La lavorazione parte dalla filatura del filo, prosegue con la tintura, spesso naturale, e si conclude con la tessitura vera e propria. I motivi decorativi sono sobri, geometrici, ispirati al paesaggio alpino, e variano da un paese all’altro, testimoniando l’identità delle singole comunità.
Questi tessuti servono soprattutto per confezionare i costumi tradizionali, autentici capolavori di sartoria popolare. Gli abiti femminili, indossati nelle feste religiose e cerimonie, sono ricchi di dettagli: corpetti lavorati, grembiuli ricamati, fazzoletti, gioielli di famiglia. Indossarli oggi, durante una sfilata o una rievocazione, significa rivivere un passato fatto di orgoglio, bellezza e appartenenza.
Il legno valsesiano: intaglio, scultura e poesia alpina
Se ami il profumo del legno e la perfezione dei dettagli scolpiti a mano, in Valsesia ti sentirai nel posto giusto. L’intaglio e la scultura sono arti antiche, che ancora oggi vivono nelle mani dei maestri artigiani di paesi come Riva Valdobbia e Alagna.
In queste botteghe puoi vedere all’opera chi, con pochi strumenti e tanta maestria, trasforma tronchi locali, come larice, noce o cirmolo, in statue sacre, mobili decorati o le celebri cassapanche valsesiane.
Ogni oggetto ha una funzione, ma anche un’anima. Le cassapanche, per esempio, erano usate per conservare la dote e gli oggetti preziosi della casa, e spesso riportano motivi floreali, simboli religiosi, date e stemmi familiari. Acquistare un pezzo di artigianato del legno in Valsesia significa portare con sé una storia da toccare con mano.
Gli scapin: calzature di tradizione e ingegno contadino
Un altro simbolo della cultura materiale valsesiana sono gli scapin, le calzature tradizionali nate dall’ingegno e dall’autosufficienza dei contadini di montagna. Comodi, resistenti e caldi, venivano realizzati con materiali di recupero: tomaie in tessuti riciclati e suole robuste in canapa idrorepellente. Erano scarpe da tutti i giorni, pensate per affrontare sentieri e lavori all’aperto, e solo nelle occasioni speciali si usavano calzature più eleganti.
Secondo la tradizione furono i Walser a introdurre questa calzatura, perfetta per la vita in alpeggio. Ancora oggi, nelle botteghe di Varallo e dintorni, puoi trovare scapin realizzati a mano con tecniche antiche: la suola viene assemblata cucendo strati di stoffa con ago da materassaio e filo cerato, mentre la tomaia è rifinita a mano con tessuti naturali.
Oggi esistono anche versioni più moderne in panno, velluto o cachemire, ideali per chi cerca un prodotto di qualità, sostenibile e ricco di storia. Se ci pensi, indossare uno scapin non è solo una scelta estetica, ma un modo per camminare nel presente con i piedi ben radicati nel passato.

Visitare la Valsesia attraverso il suo artigianato significa andare oltre le cartoline e le viste panoramiche. Vuol dire scoprire l’anima della valle nei dettagli di un ricamo, nel legno scolpito, nella trama di un tessuto antico. È un’esperienza che ti arricchisce, ti connette con la storia e ti fa apprezzare la bellezza delle cose fatte a mano. Scrivimi nei commenti se ti sei lasciato guidare dalla curiosità, entrando nelle botteghe e ascoltando le storie di chi mantiene vivo un pezzo autentico di cultura alpina in Valsesia.