Oriente MUDEC è una coinvolgente mostra temporanea sul Giappone che occupa tutti gli spazi del Museo delle Culture di Milano. Raccontare come gli incontri/scontri con l’Europa hanno modificato il nostro punto di vista storico e la nostra sensibilità artistica. Visitabile fino al 2 febbraio 2020 permette di scoprire una parte di Storia appena accennata sui libri scolastici e sulle guide di viaggio.
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La mostra del MUDEC di Milano Quando il Giappone scoprì l’Italia
Le sale della collezione permanente del MUDEC ospitano la prima parte della mostra Quando il Giappone scoprì l’Italia. Storie d’incontri (1585 – 1890) che racconta come sono avvenuti i primi contatti tra i due Paesi, tra missionari religiosi e visite diplomatiche.
Questa parte della mostra mi ha sorpreso molto perché racconta come i missionari cristiani fossero particolarmente attivi nel cercare di convertire le popolazioni asiatiche. Grazie a questi scambi culturali gli italiani dell’epoca hanno potuto conoscere il Giappone, mentre noi possiamo apprezzare una mostra super interessante.
Ito Mancio e le ambascerie giapponesi 1585 – 1615
Arrivata alla seconda parte della mostra con la cacciata degli europei ho solidarizzato con i giapponesi. Non ne potevo più dell’invadenza e della supponenza dei missionari. I contatti diretti tra Europa e Giappone iniziarono nel 1543 con lo sbarco di tre mercanti portoghesi sull’isola di Tanegashima. Sei anni dopo arrivò San Francesco Saverio, fondatore dei gesuiti, con la missione di evangelizzare gli autoctoni.
Grazie a questi primissimi contatti, gli scambi culturali e commerciali con il Giappone furono avviati da mercanti portoghesi e gesuiti di origine italiana. A Francesco Saverio e i suoi missionari va però riconosciuto che fornirono notizie certe sul Giappone, un luogo fino ad allora sconosciuto e inesplorato dagli europei.
Ambascerie giapponesi in Europa
L’invio del primo giapponese in Europa avvenne grazie a San Francesco Saverio che inviò Bernardo di Kagoshima a Roma da San Ignazio di Loyola. La prima missione diplomatica ufficiale fu però quella organizzata da Alessandro Valignano. Valignano era un gesuita italiano amato in Oriente perché per primo aveva intuito l’importanza di rispettare e apprendere la cultura locale.
Alessandro Valignano scelse quattro ragazzi di famiglie nobili cristiane da inviare in Europa. Lo scopo del viaggio era rendere consapevoli i funzionari cattolici dell’importanza del Giappone. Allo stesso tempo voleva trasmettere ai giapponesi una maggiore considerazioni delle missioni e dei missionari.
L’Ambasciata Tenshō durò quattro anni e attraversò Portogallo, Spagna e Italia e terminò con l’incontro dei papi Gregorio XIII e Sisto V (nel frattempo Gregorio XIII era deceduto). Al loro rientro in Giappone i ragazzi che facevano parte della missione diplomatica vennero accolti con curiosità e interesse. Tuttavia nello stesso periodo stava iniziando il periodo di chiusura verso l’Occidente.
I quadri esposti nella mostra Oriente MUDEC raccontano per immagini questi contatti dal punti di vista occidentale, con rappresentazioni approssimative dei giapponesi come era in uso all’epoca. Fino al Novecento i popoli non europei venivano considerati dei selvaggi da aiutare e civilizzare persino dalle persone di più ampie vedute. L’unica eccezione nota era appunto il gesuita Alessandro Valignano che però venne criticato proprio per questo motivo.
Ritratto di Ito Mancio
Un quadro da non perdere all’Oriente MUDEC, che non sono riuscita a fotografare perché non c’era abbastanza luce, ma è nella locandina che ho usato come immagine di copertina, è il ritratto di Itō Mancio, il gesuita giapponese a capo delegazione dell’Ambasciata Tenshō.
Subito non ne sono rimasta troppo colpita perché è un ritratto molto piccolo e scuro. Si tratta di un ragazzo orientale vestito da spagnolo del Cinquecento con gorgiera bianca, cappello e abito nero. Tuttavia questo quadro è stato attribuito a Tintoretto (ma sembra sia stato dipinto dal figlio) ed è passato di mano in mano fino alla sua riscoperta nel 2008. La mostra Oriente MUDEC è la prima volta in cui viene esposto in Europa. Al momento in cui scrivo, non si sa se verrà successivamente esposto di nuovo al pubblico.
Marcello Mastrilli
Nella parte dell’Oriente MUDEC dedicata a Ito Mancio e le ambascerie giapponesi ho anche scoperto la storia di Marcello Mastrilli. Questo missionario partì per il Giappone praticamente solo per farsi torturare e decapitare.
La sua storia è assurda perché, dopo essere stato colpito da una martellata alla tempia durante i preparativi per la festa dell’Immacolata Concenzione a Napoli, Marcello Mastrilli iniziò ad avere delle visione. Francesco Saverio gli avrebbe testualmente detto “E be’, che si fà? Volete morire, ò pure andare all’India?”.
Quello che oggi verrebbe considerato un serio problema neurologico, all’epoca era stato interpretato come vocazione. Una volta guarito miracolosamente, Marcello Mastrilli aveva quindi deciso di andare in Giappone. Il suo obiettivo era riconvertire il missionario Cristóvão Ferreira che aveva rinunciato alla fede cattolica dopo essere stato torturato.
Marcello Mastrilli sbarcò però a Nagasaki proprio nel momento in cui stavano partendo le persecuzioni verso i cristiani. Dopo due mesi venne catturato, torturato e decapitato. Fine della storia.
Arte Nanban
Oltre alle storie di missionari gesuiti in Giappone, l’esposizione su Ito Mancio e le ambascerie giapponesi propone anche una serie di oggetti occidentali prodotti secondo stili e tecniche giapponesi. Questa produzione rientra nell’arte nanban che significa “arte dei barbari del sud”. Buona parte degli oggetti esposti sono crocifissi o altri manufatti liturgici cristiani, caratterizzati dall’assoluta mancanza di prospettiva degli artisti giapponesi.
L’arte nanban non ebbe molto seguito a causa della chiusura del Giappone alle influenze straniere. Dopo la guerra civile per la successione alla carica di shōgun, il capo del governo militare, la casata Tokugawa avviò una politica di chiusura, conosciuta come sakoku, con una serie di editti emessi tra il 1633 e il 1639.
In pratica il governo Tokugawa proibì ai giapponesi di recarsi all’estero o di rientrare e chiuse i porti agli stranieri. L’unica eccezione era l’isola di Dejima vicino a Nagasaki, dove gli olandesi non erano interessati a convertire i giapponesi gestirono il monopolio dei commerci fino alla fine del sakoku.
Il viaggio del Conte Passalacqua e l’apertura del primo museo giapponese in Lombardia
La seconda parte dell’esposizione Quando il Giappone scoprì l’Italia, quella che si trova nelle sale della collezione permanente, modificata in occasione dell’allestimento Oriente MUDEC, racconta invece la storia del conte Giovanni Battista Lucini Passalacqua dopo la riapertura del Giappone agli stranieri.
Dopo gli anni di chiusura del sakoku, nel 1720 fu allentata la censura e la cultura occidentale riprese lentamente a circolare in Giappone. L’apertura dei porti arrivò però solo nel 1853 quando le “navi nere” del commodoro statunitense Matthew Perry intimarono al Giappone di ristabilire relazioni commerciali. In seguito a questo evento i Tokugawa vennero quindi destituiti e il Giappone entrò nel periodo Meiji.
I viaggi in Giappone dopo la riapertura delle frontiere
Parallelamente all’ingresso in Giappone di diversi americani e europei, tra cui Edoardo Chiossone, vennero esportati moltissimi oggetti d’arte che influenzarono il gusto degli artisti europei. Uno dei personaggi che fecero conoscere il Giappone in Italia fu il conte Giovanni Battista Lucini Passalacqua, un ricco nobile lombardo. Nel 1871 partì per un giro del mondo soggiornando in Giappone per più di quattro mesi.
Il conte Passalacqua viaggiò in compagnia di semai, professionisti che si dedicavano all’acquisto dei bachi da seta, professione che si era sviluppata in Europa dopo che un’epidemia di pebrina distrusse tutti gli allevamenti di bachi da seta. Per ripristinare l’industria serica era quindi necessario disporre di bachi non ammalati che venivano acquistate sempre più lontano, fino in Giappone.
Nel suo viaggio il conte Passalacqua si era dedicato ad acquistare più di trecento lacche, dipinti, bronzi, tessuti e porcellane. Tornato in Italia presentò la sua collezione all’Esposizione Storica d’Arte Industriale di Milano nel 1874 per poi aprire un museo privato all’interno della sua villa a Moltrasio, sul lago di Como.
La mostra Oriente MUDEC è la prima occasione in cui tutti gli oggetti raccolti dal conte Passalacqua vengono esposti in contemporanea e ti assicuro che si tratta di una collezione davvero notevole. Puoi vedere anche bronzi cinesi e giapponesi dalle forme più disparate: dai vasi ai Buddha nelle varie pose, passando per animali di tutti i tipi come serpenti, gatti e mucche.
Impressioni d’Oriente
La seconda parte dell’esposizione Oriente MUDEC si chiama Impressioni d’Oriente e riguarda l’arte e il collezionismo tra Europa e Giappone. La mostra ruota intorno al concetto di giapponismo, ovvero le suggestioni che le stampe e la pittura giapponesi – grafiche, bidimensionali e senza chiaroscuri – ebbero sull’arte europea.
Sono rimasta stupita dagli accostamenti proposti e mai avrei immaginato il peso dell’arte giapponese sulle locandine dei cabaret parigini. Toulouse-Lautrec, Monet, Rodin, Van Gogh e Gauguin sono solo alcuni tra gli artisti europei influenzati dal giapponismo.
Ho trovato questa parte dell’esposizione ricca di suggestioni visive e ti consiglio di andarci di persona. Le immagini esposte dal vivo trasmettono davvero moltissime emozioni.
Perché vedere la mostra Oriente MUDEC
Le due esposizioni dell’Oriente MUDEC sul Giappone sono molto interessanti perché riguardano fatti poco conosciuti e propongono numerose opere d’arte. Scoprire il Giappone attraverso queste mostre temporanee è stata davvero un’esperienza unica.
Inoltre vale la pena andare al Museo delle Culture di Milano anche per vedere l’edificio del museo, un brillante esempio di recupero di un edificio industriale dismesso. L’area espositiva al primo piano del MUDEC è circondata da un’originale parete ondulata, progettata dall’architetto inglese David Chipperfield, realizzata in un materiale semitrasparente in grado di far passare la luce. L’effetto è spettacolare, si intravede dal piano terra e salendo le scale sembra di entrare in una nuvola.
Come raggiungere il MUDEC Museo delle Culture di Milano
Il MUDEC Museo delle Culture si trova in zona Tortona, nell’ex area industriale Ansaldo ed è raggiungibile con la metropolitana. Con un biglietto supplementare oltre a Oriente MUDEC puoi vedere le mostre temporanee che variano regolarmente.
MUDEC Museo delle Culture
Via Tortona, 56
20144 Milano
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