Oltre al pizzo a puncetto, un altro prodotto artigianale della Valsesia sono gli scapin walser, delle caldissime pantofole realizzate a mano da esperti calzolai secondo il metodo tradizionale. Visto la loro comodità, gli scapin valsesiani potrebbero essere i prossimi rivali delle pantofole friulane, per cui ti suggerisco di anticipare la moda e leggere nel mio articolo tutto quello che c’è da sapere su di loro.
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Cosa sono gli scapin valsesiani
Lo scapin valsesiano è una comoda e calda calzatura artigianale, ancora oggi realizzata quasi totalmente a mano e diventata nel tempo uno dei simboli dell’artigianato della Valsesia. In origine gli scapin venivano realizzati con materiali poveri e scarti di tessuto per una questione di economia domestica ed erano fatti per durare nel tempo.
Oggi invece la sua suola tradizionale in canapa intrecciata rende lo scapin valsesiano un prodotto perfetto per chi è attento all’impatto ambientale. Inoltre nelle botteghe artigiane di Varallo e dintorni puoi trovare la classica pantofola valsesiana anche in una versione posh con tomaia in cachemire o altri materiali pregiati.
La storia degli scapin valsesiani
Sembra che lo scapin sia un’invenzione dei Walser come calzatura comoda e resistente da utilizzare nelle zone ad alta quota in cui vivevano. Come in tutte le società basate su un’economia contadina anche i Walser ponevano molta attenzione a riciclare e a non sprecare, temi oggi super attuali, e i loro scapin erano realizzati con ritagli e scarti di stoffa, e le suole in robustissima canapa idrorepellente.
Gli scapin valsesiani, considerati al pari dei costumi tradizionali, erano una calzatura pratica da tutti i giorni, mentre con i vestiti della festa si utilizzavano scarpe più eleganti. Non immaginarti però gli scapin come una pantofola, le popolazioni walser e i contadini della Valsesia li utilizzavano principalmente su sentieri ed alpeggi, un po’ come le nostre scarpe da trekking.
Come vengono prodotti gli scapin valsesiani
Le tecniche di lavorazione tradizionale dello scapin valsesiano sono due:
- utilizzo di una forma in legno e cucitura esterna;
- cucitura interna senza l’utilizzo di forme.
La tecnica artigianale è sempre la stessa da secoli, quasi completamente manuale. Nel tempo si sono solo impreziositi i materiali, con l’aggiunta di panno, velluto, alpaca o cachemire invece degli originali scarti di stoffa per la tomaia e corde di canapa per le suole.
La lavorazione della suola
Qualsiasi sia la tecnica di lavorazione per gli scapin walser si inizia sempre dalla suola, assemblando vari strati di stoffa pesante e tracciando la sagoma del piede. Questa fase si chiama intralatura ed è la cucitura a mano attraverso filo di sisal – un tempo canapa – ago da materassaio e una lesna, un grosso punteruolo per questo scopo. Una volta imbottita la sagoma, la suola viene battuta e foderata nella parte del rovescio con altri strati di stoffa, per creare un comodo sottopiede.
La lavorazione della tomaia
La creazione della tomaia è l’unica fase di lavorazione eseguita a macchina nella realizzazione degli scapin “moderni”. Nonostante le concessioni alla moda e alle richieste dei clienti, la tomaia viene realizzata ancora oggi esclusivamente con tessuti naturali.
Una volta terminata la cucitura, la tomaia dello scapin valsesiano viene assemblata, bordata e attaccata alla suola tramite cucitura interna o esterna.
La cucitura dello scapin valsesiano
L’assemblaggio di tomaia e suola con la cucitura esterna avviene inchiodando le due parti a una forma e cucendole insieme con un filo cerato e un ago da materassaio. La cucitura interna invece avviene senza la forma. Una volta unite le due parti l’eccesso di stoffa viene poi eliminato con un coltello da calzolaio e rifinito con una forbice ricurva.
Siccome adoro i capi ben rifiniti e sto cercando di fare scelte più ecosostenibili nell’abbigliamento mi piacerebbe molto indossare gli scapin valsesiani come pantofola invernale. Online purtroppo non c’è tantissima scelta, ma Varallo è ricca di negozietti artigianali. Scrivimi dei commenti se lo scapin è una calzatura che prederesti in considerazione e cosa ti ha colpito di più della sua lavorazione.
2 commenti
Mi piacerebbe molto indossare queste scarpe in autunno perché già in estate ne indosso una versione dalla forma e dall’aspetto simile, che però sono realizzate il pelle in Turchia. Anche in questo caso si tratta di un laboratorio artigianale che utilizza materiali della tradizione, e in più sono comodissime e realizzate in tanti colori. Mi sa che organizzerò una gita a Varallo per comprarne un paio per i prossimi mesi! Hai qualche negozio in particolare da consigliarmi?
Durante la visita guidata con Somewhere siamo passati dal centro storico di Varallo dove tutti gli artigiani hanno le loro botteghe, puoi iniziare da lì a guardare i vari colori. Sembrano comodissimi e sto pensando anche io a farli diventare la mia scarpina comoda invernale!