Home Appunti di viaggio Come Singapore è passata da essere una colonia inglese a uno Stato modernissimo

Come Singapore è passata da essere una colonia inglese a uno Stato modernissimo

di Paola
16 commenti

Singapore è una città-stato incredibile, si trova sulla punta della penisola malese e il suo territorio comprende un’isola principale e sessantadue isole più piccole. Ogni volta che passo da Singapore rimango affascinata dalla sua bellezza e modernità, senza i quartieri poveri e il caos delle altre metropoli asiatiche: l’intera città è ricca di parchi e giardini, il distretto coloniale è perfettamente conservato e si affianca ad altissimi grattacieli, l’aeroporto e il porto sono tra i più moderni al mondo.

La Singapore moderna

Anche se sembra tutto perfetto il governo di Singapore non è considerato proprio democratico per via della mancanza di libertà di espressione e le pene severe per chi manifesta dissenso. Questo contrasto sembra incredibile in uno Stato che è il quarto centro finanziario del mondo, con un importante ruolo nel commercio internazionale ed un porto tra i primi cinque per attività e traffico.

Io comunque adoro questa città per cui lascio a te il compito di formarti un’opinione in merito. Dopo averti raccontato la storia della Singapore coloniale creata da Sir Raffles, voglio quindi ricostruire i passaggi che hanno portato alla Singapore odierna formata da grattacieli, banche offshore e divieti di importare chewing gum.

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Orchad road a Singapore
Palazzi dall’architettura modernissima in Orchard road a Singapore

Il passaggio di Singapore da Colonia della Corona a Stato indipendente

Alla fine della seconda guerra mondiale, gli Strait Settlements si dissolsero e Singapore diventò una Colonia della Corona separata guidata da un’amministrazione civile. Il legame con la Gran Bretagna restava comunque forte perché alle prime elezioni del 1948 avevano diritto di voto solo i sudditi britannici, circa il 10% degli iscritti alle liste elettorali, e metà dei seggi erano stati vinti dal SPP, il Partito Progressista di Singapore, un partito conservatore poco interessato all’autogoverno.

L’amministrazione coloniale restò quindi ancora in piedi fino al 1952 quando rientrò anche il pericolo di insurrezioni comuniste armate e si svolsero nuove elezioni. Durante questa fase il governo britannico mantenne solo il controllo sulla sicurezza interna, gli affari esteri e un potere di veto sulla legislazione e lasciò di fatto Singapore con un governo autonomo locale.

Negli anni cinquanta si verificarono parecchi disordini tra il governo locale e i simpatizzanti comunisti, come gli studenti cinesi e i sindacalisti. Gli inglesi erano preoccupati che gli scioperi e le manifestazioni potessero minare la stabilità economica della loro colonia e decisero di lavarsene le mani approvando la costituzione dello Stato di Singapore nel 1958.

Il ruolo di Lim Yew Hock per l’indipendenza di Singapore

Il nuovo primo ministro Lim Yew Hock invece rimise tutto in ordine imprigionando senza pensarci troppo tutti i leader sindacali e i filo-comunisti sfruttando una legge sulla sicurezza interna varata nel dopoguerra.

Lim Yew Hock viene ricordato come il padre della moderna Singapore ed è stato primo ministro dal 1959 al 1990, e poi ministro per altri vent’anni, praticamente un’eternità! Con le maniere forti ha creato una struttura statale perfettamente funzionante e con una bassissima fiscalità, in cui banche e industrie hanno potuto svilupparsi.

Lim Yew Hock
Lim Yew Hock, il primo ministro di Singapore forever

L’unione (finita male) con la Malesia

Oggi Singapore è uno Stato decisamente più ricco dei suoi vicini ed un centro finanziario importante, ma alla sua nascita non aveva nessuna voglia di indipendenza. Il primo ministro Lim Yew Hock infatti sostenne apertamente il progetto di una Federazione della Malesia che si concretizzò nel 1963 con l’unione di Singapore, Malesia (la penisola malese), Borneo del Nord e Sarawak (la parte nord del Borneo, ad esclusione del Brunei che è un sultanato autonomo).

Questa versione malese degli USA o dell’UE però non ebbe molta fortuna perché dava ai cittadini malesi parecchi privilegi speciali che spaziavano dalla discriminazione positiva ai benefici economici. I cittadini di Singapore, a maggioranza cinese, non avevano affatto preso bene questa nuova situazione e negli anni successivi di dedicarono ad organizzare numerose rivolte razziali, impossibili da sedare neanche con l’imposizione del coprifuoco. Nel 1965 alla fine la Federazione della Malesia cacciò Singapore, con tanto di lacrime dell’onnipresente Lee Kuan Yew in diretta televisiva.

La nascita della moderna Singapore

Quando Singapore è stata cacciata dalla Malesia, il primo ministro forevah Lee Kuan Yew piangeva davvero perché si era ritrovato a gestire uno Stato con parecchi problemi sociali quali disoccupazione, mancanza di alloggi e risorse naturali, e istruzione carente.

Per rianimare l’economia di Singapore, Lee aveva quindi spinto sulla creazione di zone industriali con incentivi fiscali per gli investitori stranieri, parallelamente agli investimenti sull’edilizia residenziale pubblica e su un sistema scolastico con l’inglese come lingua di insegnamento.

Nel frattempo Singapore aveva pure chiesto il riconoscimento internazionale come Stato indipendente, si era unito alle Nazioni Unite nel 1965, co-fondato l’ASEAN, l’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico, nel 1976 ed era stato ammesso al Movimento dei Non Allineati nel 1970.

La scommessa di Singapore sull’industria e il commercio

Verso la metà degli anni settanta Singapore era diventato uno dei più grandi centri di raffinazione del petrolio grazie alle raffinerie di Esso e Shell, e di conseguenza era cresciuto anche il settore dei servizi con il traffico navale e l’aumento dei commerci. Il governo guidato dall’onnipresente Lee aveva anche avviato un programma di leva militare, dopo che la Gran Bretagna aveva comunicato la decisione di ritirare le sue truppe rimaste a Singapore anche dopo l’indipendenza.

Containers su una nave cargo a Singapore
Containers su una nave cargo a Singapore

Quello che rende Singapore così all’avanguardia sono le industrie tecnologiche che si sono stabilite a partire dagli anni ottanta e che gli hanno permesso di raggiungere un Prodotto Interno Lordo, il valore della ricchezza prodotta in un anno, per abitante persino più alto della Gran Bretagna con una crescita media dell’economia del 7% negli ultimi quarant’anni!

La Singapore di oggi con infrastrutture incredibili e repressione del dissenso

Mi sono dilungata tantissimo sulla storia di Singapore perché credo davvero che si possa comprendere davvero un Paese solo conoscendo il suo passato. Oggi puoi atterrare al Changi Airport, uno dei migliori aeroporti al mondo con le poltrone per i massaggi e un giardino delle orchidee, e arrivare in città attraverso l’MRT, un servizio di treni super efficiente. Dietro tutta questa perfezione però non c’è molta libertà di stampa e il dissenso viene abitualmente represso.

Porto di Singapore
Il porto di Singapore oggi

Sulla carta Singapore è una democrazia, con un governo eletto, un suffragio universale e una delle più alte percentuali di votanti. Esistono partiti politici di opposizione e alcuni loro rappresentanti siedono anche in parlamento. Tuttavia dall’inizio della sua indipendenza il dissenso dei sindacati e la libertà di stampa sono stati stroncati con leggi risalenti al periodo coloniale.

Multe, reati e libertà personali a Singapore

I turisti ridono sul divieto di importare chewing gum e apprezzano il fatto di non trovarseli spiaccicati sotto le scarpe. Anche il divieto di fumare o sputare in strada rende la città molto più vivibile, ma allo stesso tempo i libri e le ricerche critiche su Singapore vengono regolarmente messi al bando, l’omosessualità è illegale e la pena di morte è ancora in vigore per i reati di omicidio o traffico di droga.

Singapore è un’isola di benessere economico e stabilità nel caos del Sud Est Asiatico, ma pare basata sulla repressione e sulle restrizioni delle libertà personali. Pur essendoci stata diverse volte, ho sempre vissuto Singapore come turista, mai come cittadina, e sono solidale con chi vorrebbe esprimersi.

Tuttavia a volte penso che anche nella cara vecchia Europa sarebbe meglio ricevere qualche multa in più rispetto al trovare macchine parcheggiate in doppia fila o cacche di cane ad ogni angolo. D’altra parte è la stessa domanda esistenziale che ci poniamo quando visitiamo gli Emirati Arabi che sono un’altro governo assoluto illuminato.

In Italia ci sentiamo in una democrazia del Primo Mondo, eppure al momento in cui scrivo siamo solo al 52 posto sulla libertà di stampa 😢 e non viviamo certo meglio che a Singapore. Scrivimi nei commenti cosa ne pensi!

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16 commenti

Elisa 11/05/2019 - 12:31

Molto interessante. Non conoscevo nulla della storia di Singapore, ma mi ha sempre affascinato come metropoli. Leggere i risvolti così poco democratici della libertà, soprattutto delle persone, però, è una cosa che mi lascia non poco perplessa. Ci immaginiamo spesso che città così moderne e grandi siano al passo con i tempi anche per temi come l’omosessualità o la libertà di stampa… ma a volte ci si dimentica che non è così scontato.
Spero comunque di poterla visitare prima o poi!

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Paola 20/05/2019 - 21:43

Singapore è una delle mie città preferite al mondo. Certo, ha il suo lato oscuro, però quando a Torino mi devo lanciare in mezzo alla strada con il passeggino per evitare macchine parcheggiate sulle strisce o gente che fa il campanello sul marciapiede per fumare non mi dispiacerebbe qualche regola più rigida anche qui…

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Maria 25/02/2018 - 23:54

Un post scorrevolissimo e interessante. Leggendo non davo cosi torto a Lee, vista la catastrofica condizione italiana. Una città come Singappre non è semplice da amministrare per cui ha saputo equilibrare togliendo da una parte e concedendo dall’altra.
Lee vive ancora?

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Paola 26/02/2018 - 19:19

Lee Kuan Yew è morto nel 2015. In Asia, parlando con i locali, ho scoperto che c’è anche una sorta di venerazione per i governanti che noi non abbiamo quindi l’idea di dittatura o governo totalitario è vista in modo molto meno drammatico. Il risultato in questo caso è ottimo, ma secondo me dipende anche molto dall’eredità inglese perché altre grandi città asiatiche hanno una struttura molto più caotica e disorganizzata

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Gianluca Atzei 19/02/2018 - 11:48

Ciao Paola, grazie per tutto quello che pubblichi, e’ bello e ben fatto. Sono stato a Singapore lo scorso anno, e’ stato un colpo di fulmine, l’ho amata fin dal primo istante, l’adoro in tutte le sue parti ed adoro il rigore e la legalita’ di questo stato. Il mio primo pensiero e’ stato: come faccio a raccontare di Singapore ad un italiano!!! Io penso che uno stato debba dare la liberta’ ai propri cittadini, ma se la liberta’ vuol dire non uscire di casa per paura della delinquenza o stare attenti alle truffe allora ben venga uno stato ferreo, meglio essere schiavi di uno stato severo che di mille delinquenti. Io penserei di mettere nel governo italiano qualche governante di Singapore…Singapore n#1 al mondo. Grazie per il Tuo impegno e buona giornata.

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Paola 20/02/2018 - 00:47

Grazie mille per i complimenti! Il tuo commento ha sintetizzato bene quello che penso… se non c’è rispetto per lo Stato la libertà diventa distruttiva. Lo vedo già dalle piccole “libertà” che si prendono quelli che pensano di parcheggiare come vogliono perché non ci sono controlli e poi magari impediscono a un disabile o a un genitore con passeggino di attraversare la strada in modo sicuro sulle strisce pedonali… Molto diverso il discorso invece per i Paesi anglosassoni e nordici in generale dove c’è un rispetto incredibile per tutto ciò che è pubblico e la libertà dei cittadini di fare quello che vogliono non metterebbe mai a repentaglio i beni comuni e i diritti degli altri cittadini

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Anna 06/02/2018 - 13:43

Grazie Paola, sono stata a Singapore tre volte e sempre di corsa, nn conoscevo la sua storia ed ora tutto mi è molto piu chiaro. A volte presi dall organizzazione del viaggio, da hotel, aerei e bus ci scordiamo una delle cose principali, ovvero le origini del posto.

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Paola 06/02/2018 - 22:42

Io ogni volta che faccio scalo cerco di aggiungere sempre un pezzettino in più di questa città, mi affascina troppo e la adoro, storia compresa!

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Giovy 28/01/2018 - 20:58

Singapore: altro luogo nella mia lista dei viaggi da fare. Spero quest’anno.

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Paola 29/01/2018 - 07:59

Sono sicura che Singapore ti piacerà tantissimo, soprattutto quando nel bel mezzo di un’Asia ordinata e pulita troverai le tracce della tua amata Inghilterra

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Lara C 27/01/2018 - 12:57

Non conoscevo la storia di Singapore e hai ragione nell’affermare che senza il passato non è possibile comprenderne il presente. Il tema della libertà di espressione e pensiero è sempre molto complesso e attuale. Spesso in Italia ci scordiamo di quanto ancora siamo indietro al riguardo e ci consideriamo magari superiori ad altri paesi. Credo che dalla storia e dalle politiche repressive degli altri stati si debba invece ‘imparare’ per allontanare sempre più quegli atteggiamenti di repressione delle diversità (culturali, di pensiero, ecc) a cui purtroppo non siamo immuni. Grazie per l’interessante spunto di riflessione!

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Paola 27/01/2018 - 15:19

Sono d’accordissimo con la tua opinione, non a caso i Paesi con maggior libertà di stampa sono quelli che non hanno paura di accogliere pensieri e culture diverse

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Silvia Rossi 24/01/2018 - 23:47

Bellissimo articolo ed analisi. Come tutte le cose penso che vadano vissute in prima persona… ma libertà non ha prezzo!

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Paola 24/01/2018 - 23:53

Eh già! Conta però che Singapore è davvero un paradiso ora, anche se come in ogni cosa ci sono i pro e i contro…

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Feddysworld 23/01/2018 - 22:53

IL grande Lee Kuan Yew ha creato un piccolo grande stato con uno sviluppo economico alle stelle. Ha portato ricchezza e benessere ai cittadini, e c’è sempre stato per loro. Il giorno in cui è morto mi trovavo a Singapore, e tutti, ma proprio tutti, piangevano la sua scomparsa.

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Paola 23/01/2018 - 23:06

Che esperienza! Non pensavo fosse davvero così amato, però è anche vero che in Asia ho notato una specie di adorazione per i leader politici che non ho mai visto altrove…

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