La Sacra di San Michele fuoriesce dritta dalle rocce della montagna ed è così imponente da farci chiedere come sia stata costruita nel Medioevo. Le leggende che la circondano raccontano di interventi angelici e a vederla sembra davvero un’opera sovrannaturale. Se passi dal Piemonte ti consiglio di non perdertela perché chiunque l’ha visitata nei secoli, pellegrini o semplici turisti, ne è rimasto affascinato.
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Cosa vedere alla Sacra di San Michele
La Sacra di San Michele, simbolo della Regione Piemonte, è un complesso autosufficiente. Nei secoli passati ha ospitato monaci e pellegrini, è stata struttura difensiva, scuola di teologia e luogo di culto. Umberto Eco si è ispirato proprio alla Sacra di San Michele per il suo romanzo storico Il nome della Rosa.
Per scoprirne tutti i suoi aspetti più affascinanti ti consiglio di visitare la Sacra di San Michele con una guida. Io ho partecipato alla visita guidata alla Sacra di S.Michele da Torino, del tour operator Somewhere. Accompagnata da un esperto di arte e storia puoi scoprire gli aspetti più curiosi dell’abbazia, come le decorazioni sottosopra o la prospettiva insolita nell’arte sacra locale.
Il Sepolcro dei Monaci
La prima costruzione che incontri per arrivare alla Sacra di San Michele è il piccolo rudere del Sepolcro dei Monaci. Porta questo nome perché si pensava fosse una cappella dove venivano sepolti i monaci residenti. Le ultime ricerche però fanno pensare più a una riproduzione del Santo Sepolcro. In pratica un’anticipazione di qualche secolo al trend dei Sacri Monti come destinazione di pellegrinaggio low cost.
Il San Michele guerriero di Paul dë Doss-Moroder
All’ingresso della Sacra c’è una statua di San Michele in versione angelo guerriero per ricordarti lo scopo di difesa, fisica e della fede, dell’abbazia. La statua, opera recente commissionata per concorso, fa impressione perché è fissata su uno spuntone di roccia. Pensa che per metterla nella posizione attuale è stata calata in elicottero!
La statua di Paul dë Doss-Moroder è un’interpretazione decisamente originale dell’arcangelo guerriero. Non assomiglia per nulla al comandante delle truppe divine a cui siamo abituati. Pur avendo appena sconfitto le truppe dell’inferno e mozzato le ali di Lucifero, questo San Michele ha un aspetto totalmente zen e rilassato.
A parte il disallineamento con l’immaginario collettivo, la posa dell’arcangelo guerriere ha un significato nascosto. Anche se la battaglia contro i demoni è vinta, San Michele ha ancora una mano aperta rivolta in basso, pronta a riprendere la spada per combattere le forze del male. L’altra mano invece è aperta con il palmo all’insù, a significare accoglienza.
Lo Scalone dei Morti
La parte più inquietante della Sacra di San Michele, per via del nome e della sua storia, è sicuramente lo Scalone dei Morti. Per entrare nella chiesa devi superare i 243 gradini di questo scalone ampio e ripido, appoggiato a una parete di roccia. Ho trovato molto curiosi i capitelli di ingresso decorati con dei leoni che guardano al passato e al futuro. Sono un chiaro riferimento all’arte dell’Antico Egitto e a differenza di quello che pensiamo il Medioevo era un’epoca di incontro di culture diverse.
Dalla sua costruzione lo Scalone dei Morti fu sfruttato come luogo di sepoltura e qualche sarcofago è ancora visibile. Tuttavia il nome dello Scalone dei Morti deriva dagli scheletri dei monaci, appesi lungo la scala come decorazione. Il sito ufficiale della Sacra di San Michele indica la presenza degli scheletri fino al 1936, tuttavia altre fonti locali li ricordano appesi fino agli anni Sessanta.
Oggi l’idea di cadaveri appesi come decorazione è da brivido, ma dovresti immaginarli come una sorta di memento mori, un promemoria che la morte fa parte della vita. Lo stesso Scalone dei Morti infatti è una metafora della vita terrena e dell’ascesa verso il paradiso. Con questa chiave di lettura gli scheletri lungo la scala fanno sicuramente meno paura.
Il Portale dello Zodiaco
Il Portale dello Zodiaco si trova in cima allo Scalone dei Morti. Deve il suo nome ai dodici segni zodiacali e alle costellazioni australi e boreali scolpite sulla sua cornice. Curiosamente il Portale dello Zodiaco va visto dall’interno della Sacra di San Michele perché il lato dello Scalone dei Morti è il retro. Nel Medioevo comunque lo zodiaco era un soggetto leggermente borderline nel mondo cattolico e in questo caso rappresenta le ere cosmogoniche, qualsiasi cosa siano.
In realtà, alla Sacra di San Michele gli artisti locali avevano spesso fatto di necessità virtù riciclando temi e materiali. Per questo motivo ti consiglio di prendere ogni interpretazione con cautela. I capitelli del Portale dello Zodiaco per esempio potrebbero essere stati commissionati nella gara d’appalto per la costruzione del portale e poi riciclati senza troppe sottigliezze. Si tratta infatti di sette diversi capitelli di diversa fattura, realizzati con temi e materiali tutti diversi fra loro. L’unica cosa che ha senso è il loro numero perché il sette fa riferimento ai sette cieli.
Sappiamo però con certezza che l’autore del Portale dello Zodiaco è lo scultore Nicolao perché si firma ovunque, caratteristica insolita per l’epoca. Nel Medioevo infatti l’arte non era considerata espressione personale. Gli autori delle opere semplici esecutori, non c’era alcuna motivazione per cui un artista dovesse venire riconosciuto come tale. Nicolao invece, in tutte le sue opere, inseriva poesie e scritte da guardare e riguardare per coglierne i diversi significati. Per esempio, sul Portale dello Zodiaco puoi notare belve che si intrecciano con i fiori e diversi grifoni, un incrocio tra aquila e leone molto apprezzato nel Medioevo.
La chiesa nella Sacra di San Michele
La parte più sacra e suggestiva dell’abbazia è la chiesa vera e propria. La pianta è disassata rispetto all’asse est/ovest dei monumenti sacri in modo che prenda tutta la luce dell’alba. Io non ho mai assistito a una messa cantata alla Sacra di San Michele, ma mi hanno riferito che è davvero emozionante. L’edificio infatti pare avere degli accorgimenti acustici per valorizzare musica e canti.
All’interno della chiesa puoi notare diversi sarcofagi che contengono i resti dei principi del casato di Savoia. Quando l’edificio fu assegnato ai Padri Rosminiani da Carlo Alberto arrivò con i corpi dei suoi parenti defunti come segno di stima e fiducia. A me non pare una cosa molto carina da fare, ma all’epoca i cadaveri nelle abbazie in comodato d’uso erano apprezzatissimi, vedi anche lo Scalone dei Morti.
Comunque un altro aspetto molto interessante della chiesa della Sacra di San Michele è che ci sono più porte di ingresso per monaci, fedeli, ecc. Infine, all’ingresso potrai notare una lapide posta in orizzontale in modo da non far leggere la scritta dritta. Questa era un’altra modalità di riciclo medievale del materiale di recupero: se non metti le pietre scritte nel lato giusto le scritte non valgono come tali. Probabilmente però è solo una scusa geniale utilizzata per non portare a mano un’altra roccia su per la montagna!
La Torre della Bell’Alda
Uscita dalla chiesa, puoi ammirare una serie di rovine, tra cui un’antica ghiacciaia, che risalgono al periodo di massima espansione della comunità monastica. La rovina più scenografica è la Torre della Bell’Alda, una torre a strapiombo sul precipizio del monte Pirchiriano. La torre è famosa per il panorama che puoi ammirare, con un affaccio nel vuoto davvero incredibile e per la leggenda della fanciulla a cui il nome è legato.
Come è stata costruita la Sacra di San Michele sulla punta del Monte Pirchiriano
La Sacra di San Michele appare come un’abbazia uscita direttamente dalla roccia, ma in realtà è composta da una serie di costruzioni quasi sovrapposte. Le prime chiese nel punto in cui oggi sorge la Sacra sono delle cappelle castrensi, luoghi di preghiera per i soldati cristiani del castrum romano.
L’abbazia come la vediamo oggi fu commissionata dal nobile francese Hugon de Montboissier per i monaci benedettini come penitenza per ricevere un’indulgenza. Di ritorno in Alvernia dopo il pellegrinaggio a Roma, Hugon de Montboissier scelse il monte Pirchiriano perché c’erano già delle chiesette dedicate a San Michele.
Vista la sua posizione, costruire qualsiasi cosa non era facile, meno che mai erigere un’abbazia così imponente. Per questo motivo il cantiere che ha portato alla costruzione della Sacra di San Michele quasi come la conosciamo oggi durò circa trecento anni. Nel frattempo era pure cambiato lo stile architettonico usato, ma nessuno si azzardò a proporre modifiche a 960 metri di altezza. I valligiani si tennero quindi l’abbazia con struttura romanica e decorazioni gotiche.
L’unica ristrutturazione con modifiche importanti subita dalla Sacra di San Michele è stata l’aggiunta degli archi rampanti. Nel 1937 l’architetto Alfredo D’Andrade li aveva fatti costruire come contrafforti per evitare il dissesto statico della parte sud della chiesa. Gli archi sono così ben integrati con la struttura che non li avrei mai considerati un’aggiunta recente se non me l’avesse detto la guida. Prima di questo intervento si entrava in chiesa dal Portale dello Zodiaco attraverso degli ambienti chiusi invece che dallo scenografico terrazzo aperto.
La Sacra di San Michele, dopo una grande popolarità nel Medioevo, iniziò un periodo di decadenza verso il Trecento. In quel periodo venne infatti assegnata ad abati commendatari, amministratori invece di religiosi, e piano piano si spopolò di monaci. Oggi restano solo tre monaci anziani a gestire l’abbazia con l’aiuto di volontari locali.
Curiosità e leggende sulla Sacra di San Michele
Le leggende sulla Sacra di San Michele sono davvero incredibili quanto la sua vera storia. Questa abbazia è circondata da miti, leggende e curiosità. Di seguito puoi trovarne alcuni come la distanza tra i santuari dedicati a San Michele, il geomagnetismo del monte Pirchiriano, la storia della Bell’Alda e vari interventi divini.
San Giovanni Vincenzo e gli angeli burloni
La leggenda della fondazione vede la partecipazione di schiere di angeli e San Giovanni Vincenzo. L’arcivescovo di Ravenna infatti intorno all’anno 1000 si era ritirato in eremitaggio sul monte Caprasio, di fronte al Pirchiriano su cui sorge la Sacra. Il santo viveva tranquillamente sotto una roccia quando a un certo punto sognò degli angeli che gli dissero di costruire un’abbazia così dal nulla.
San Giovanni Vincenzo si mise subito al lavoro per costruire la chiesa richiesta, ma ogni mattina non trovava più il materiale preparato il giorno prima. A dirla tutta, la leggenda descrive un San Giovanni Vincenzo abbastanza tardo. Ci mise infatti un po’ a capire che non poteva andarsene a dormire tranquillo se durante la notte sparivano assi, mattoni e ponteggi. Quando finalmente decise di identificare il buontempone che gli portava via tutto, vide gli angeli trasportare il materiale sulla cima del monte di fronte. Se lo stai pensando, San Giovanni Vincenzo non si drogava, la leggenda è proprio così.
A me la leggenda fa super ridere perché conosco la zona. Immaginati San Giovanni Vincenzo su una montagna bella alta, un fondovalle che oggi ospita nella sua larghezza due paesi, un fiume, un’autostrada e una ferrovia, e poi il monte Pirchiriano dal lato opposto. Nel mezzo gli angeli che volavano con assi e ponteggi, ricordatelo perché li ritroverai nell’arte sacra dell’abbazia. A quel punto il santo lo interpretò come un segno divino (e non di vino) e si trasferì sul monte opposto dove non vi furono più furti e spostamenti del materiale. San Giovanni Vincenzo è diventato quindi il patrono di Sant’Ambrogio di Torino, il comune su cui sorge la Sacra di Michele.
Il salto della Bell’Alda
La leggenda della Torre della Bell’Alda racconta di una ragazza locale di nome Alda che per fuggire dai soldati nemici corse verso l’omonima torre che si affaccia su un precipizio. Non avendo altra via di scampo per salvare la sua virtù, si gettò nel vuoto pregando San Michele. Incredibilmente, la bella Alda si salvò dal suo salto, presa al volo dall’arcangelo che la depose illesa in fondo al precipizio. I compaesani però non le credettero e la ragazza per vanità decide di rifare lo stesso salto, questa volta finendo spiaccicata sul fondovalle.
La strada tracciata dalla spada di San Michele
Un’altra leggenda è quella della Via Angelica. Indicata anche come Via Michelita o Linea di San Michele, era il pellegrinaggio attraverso i santuari dedicati a San Michele dall’Irlanda a Israele. Su una mappa puoi unire tutte le località in una linea retta ed è incredibile perché in epoca medievale la cartografia era abbastanza approssimativa. I luoghi sacri incrociati dalla linea di San Michele sono da nord-ovest a sud-est:
- l’isola di Skelling Michael in Irlanda
- St Michael’s Mount nel Regno Unito
- Mont Saint Michael in Francia
- la Sacra di San Michele in Piemonte
- il Santuario di San Michele Arcangelo in Puglia
- il Monastero di San Michele Arcangelo di Panormitis in Grecia
- il Monastero Stella Maris sul Monte Carmelo in Israele
Secondo la leggenda questa linea retta è stata tracciata da San Michele in persona e si tratta di una fenditura invisibile tracciata dalla sua spada durante la battaglia contro Lucifero e le forze del male.
Se la storia della Via Angelica ti ha affascinato, puoi seguire il Pellegrinaggio di San Michele a piedi. Non sono riuscita a capire se corrisponde in tutto e per tutto al percorso della Linea di San Michele o presenta deviazioni, ma ti riporto i luoghi sulla mappa.
Durante la visita alla Sacra ho scoperto che sono presenti una serie di monasteri, luoghi di preghiera e luoghi sacri dedicati al santo. Distano tutti circa trenta chilometri l’uno dall’altro, l’equivalente di un giorno di cammino. Inoltre i santuari di San Michele, dall’Irlanda a Israele, si trovano tutti sulla roccia, nelle caverne o sulle montagne, offrendo una serie di incredibili luoghi panoramici.
La consacrazione degli angeli
Una leggenda molto interessante, nata con uno scopo ben preciso, vede la Sacra di San Michele consacrata direttamente dagli angeli scesi dal cielo. Il vescovo infatti, in arrivo da Susa con tutto il suo seguito per benedire l’abbazia, si trovò di fronte al fatto compiuto. Il racconto degli angeli poteva tranquillamente funzionare, visto dove si trova la Sacra di San Michele e le altre leggende che coinvolgono creature divine. In realtà questa storia fu probabilmente inventata di sana pianta dai monaci per mantenersi indipendenti rispetto al vescovo. Se l’abbazia è stata consacrata direttamente dal divino non deve rispondere dalla diocesi, ma solo al papato!
Il curioso fenomeno delle bussole impazzite sul monte Pirchiriano
Durante la visita guidata alla Sacra di San Michele con le Travel Blogger Italiane (leggi anche l’articolo sulla Sacra di Domani andiamo a) abbiamo assistito a un fenomeno incredibilmente suggestivo sulla terrazza più alta all’uscita dalla chiesa. Stava per scoppiare un temporale e i nostri capelli erano diventati tutti incredibilmente elettrici salendo in verticale incuranti della forza di gravità. Per rendere ancora più emozionante il fenomeno, la guida ci ha spiegato che in quel punto anche le bussole magnetiche non funzionano.
Immaginati cosa dovevano provare gli uomini e le donne dei secoli scorsi di fronte a un edificio così immenso e a un fenomeno per loro inspiegabile! In quel momento, mentre l’elettricità statica scompigliava i nostri capelli e il freddo iniziava a farsi sentire, ho percepito tutta la magia e la suggestione della Sacra di San Michele. Nonostante sia una persona super razionale l’ho davvero sentita come un luogo per entrare in contatto con il divino e con le forze della natura.
Naturalmente esiste una valida spiegazione scientifica: le rocce su cui si erge la Sacra di San Michele sono ricche di ferro e falsano il rilevamento est-ovest creando un campo elettromagnetico. Tuttavia online puoi trovare diverse teorie suggestive sulle linee di energia e il geomagnetismo magico sulla cima del monte Pirchiriano.
La curiosa arte sacra della Sacra di San Michele
L’aspetto che più ho amato della mia visita guidata alla Sacra di San Michele con Somewhere è stato scoprire le curiosità dietro ai dipinti presenti nell’abbazia. Sulle pareti della chiesa puoi vedere unicorni, ghepardi e altri animali usciti dai libri di favole di mio figlio più che dalla tradizione cattolica. Nelle aree periferiche rispetto ai centri culturali medievali si trovano spesso opere con ambientazioni strane. La Sacra di San Michele, in cima a una montagna piemontese, non era proprio dietro l’angolo rispetto a Roma per riportare le versioni ufficiali.
I dipinti sono esempi creativi di pittura bidimensionale gotica in cui tutto avviene nello stesso momento. Nell’Affresco della Leggenda sulla fondazione della Sacra, San Giovanni Vincenzo è accompagnato da un leopardo e da un unicorno, tirati fuori per l’occasione dai bestiari del medioevo. Anche le donne vestite con abiti religiosi sono considerate elaborazioni personali degli autori più che temi classici.
I dipinti sono più recenti rispetto alla Sacra di San Michele stessa. La maggior parte sono opera di Secondo del Bosco da Poirino, un maestro locale non particolarmente apprezzato oggi. Molti suoi quadri riflettono scene popolari e i personaggi hanno i volti dei valligiani locali. Per esempio nel quadro della Madonna della Pera c’è una madonna che cerca di far mangiare la frutta a Gesù come qualsiasi madre. In un altro quadro invece cerca di accontentare tutti mischiando due stili prospettici differenti.
Curiosamente in molti quadri puoi notare i volti cancellati dei committenti, condannati per sempre al damnatio memoriae in seguito a un rovesciamento di potere. Anche nell’Affresco dell’Assunzione il committente è cancellato, tuttavia questo dipinto è considerato molto importante perché raffigura la Madonna morta, una figura rara nella storia dell’arte.
Un’altra opera importante conservata alla Sacra di San Michele è il Polittico di Defendente Ferrari nello stile del manierismo piemontese. Se sei appassionata di arte, o visiti la Sacra con una guida esperta, potrai scoprire che il pittore ha confuso i temi classici della Madonna con Bambino e dell’Assunzione e ne ha fatto un mix con tanto di San Michele in assetto da guerra.
Come visitare la Sacra di San Michele
Siccome ho abitato per parecchi anni in Val di Susa sono tornata spesso alla Sacra di San Michele, anche per accompagnare amici di altre città in visita. Per questo motivo posso darti validi suggerimenti per organizzare la tua visita.
Visite guidate
La Sacra di San Michele è impressionante anche solo per il suo aspetto imponente, ma ti consiglio di visitarla con una guida per scoprire i significati nascosti di architettura, scultura e dipinti. Se sei in vacanza a Torino o ti sposti in treno, la soluzione migliore è partecipare al tour in giornata con visita guidata. Controlla il calendario delle visite guidate perché nei mesi invernali potrebbe non essere sempre disponibile.
In auto e bus
Puoi visitare la Sacra di San Michele anche in autonomia. Se decidi di andare in auto c’è una strada asfaltata che parte da Avigliana. Considera però che non c’è moltissimo parcheggio nelle vicinanze ed è a pagamento piuttosto caro. Inoltre in alcuni periodi la strada per salire alla Sacra diventa a senso unico quindi devi fare attenzione a cartelli e indicazioni.
Per arrivare in bus, a parte le visite guidate che lo comprendono, puoi prendere la navetta che parte dalla stazione ferroviaria di Avigliana o il bus da Torino. Non sono attivi tutti i giorni quindi ti consiglio di verificare compagnie e orari prima di partire (possono variare entrambi). A parte gli orari ristretti, secondo me sono un’ottima soluzione perché ti evitano il problema del parcheggio.
Escursioni a piedi e cammini
Se sei appassionata di trekking e natura, dalla Sacra di San Michele parte il Sentiero dei Franchi, un percorso escursionistico che arriva fino in Alta Valle di Susa. Il cammino più celebre legato alla Sacra è però la Via Francigena, pellegrinaggio medievale che comprendeva questo tratto nella sua variante alpina attraverso la val di Susa. Se ti interessa la Via Francigena devi cercarla proprio come “variante” altrimenti ti compare un altro percorso che non comprende la Sacra di San Michele.
D’estate il modo più scenografico per raggiungere la Sacra di San Michele è sicuramente salire per i sentieri come i pellegrini medievali. Dalla chiesa di Sant’Ambrogio di Torino parte una suggestiva mulattiera con le stazioni della Via Crucis, altrimenti esiste un’altra mulattiera che parte dalla chiesa di Chiusa San Michele, il paese vicino. In entrambi i casi il dislivello è di circa 600 metri.
Un percorso più facile e panoramico è invece il cammino che parte dalla borgata Mortera di Avigliana. Puoi anche arrivare alla Sacra di San Michele arrampicandoti sul monte Pirchiriano dalla via ferrata Carlo Giorda che parte da Sant’Ambrogio di Torino.
Sacra di San Michele
Via alla Sacra, 14
10057 S. Ambrogio di Torino (TO)
Spero che queste informazioni per visitare la Sacra di San Michele ti siano utili. Scrivimi nei commenti se l’hai già visitata o se ti ho incuriosito. Quando vivevo in zona non avevo mai considerato questa abbazia con l’occhio del turista e ho iniziato ad apprezzarla molto di più dopo aver iniziato a lavorare come travel blogger e averne letto sui blog altrui.
3 commenti
Non ci sono mai stata ma l’ho vista di passaggio. Ovviamente mi ha affascinata per la sua imponenza e la particolare posizione in cui si trova. La sto prendendo in considerazione per un eventuale itinerario se le limitazioni agli spostamenti non mi permetteranno di uscire dal Piemonte. Mi piacerebbe arrivarci a piedi dalla frazione Mortera di Avigliana.
Te la consiglio assolutamente, la Sacra di San Michele è davvero maestosa e ti lascerà senza parole. Io ho sempre fatto il percorso a piedi da Sant’Ambrogio, quello con la via crucis, ma mi hanno parlato benissimo del cammino dalla frazione Mortera, è molto più panoramico. Se ti interessa l’arte vale sicuramente prenotare una visita guidata, mi ha cambiato totalmente lo sguardo con cui mi approcciavo a questo monumento!
Grazie per i consigli!