Le tradizioni natalizie in Italia sono molto radicate e variano da regione a regione. In diverse città italiane si svolgono processioni religiose per celebrare la nascita di Gesù. Anche la tradizione del presepe è molto diffusa tra le famiglie, così come la preparazione del pranzo o della cena di Natale con la presentazione di piatti tradizionali. In questo articolo, realizzato in collaborazione con le Travel Blogger Italiane, puoi scoprire come si differenziano le tradizioni natalizie sul territorio italiano.
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Tradizioni natalizie in Valle d’Aosta
Natale in Valle d’Aosta raccontato da Francesca del blog Guida turistica Valle d’Aosta
La Valle d’Aosta, pur essendo oggi una zona turistica, conserva ancora alcune tradizioni antiche. Tra queste il tradizionale mercatino natalizio di Aosta con prodotti artigianali e tipici del territorio. Per prepararsi alle feste, nel passato ci si concedeva un pane dolce chiamato micòòula che nel dialetto franco-provenzale parlato nella regione significa “pane un po’ più piccolo e un po’ speciale”.
Preparato con farina di segale, si differenzia dal comune pane nero per la presenza di castagne, noci, fichi secchi, uva passa e, talvolta, anche scaglie di cioccolato. L’8 dicembre il borgo di Hône dedica una festa a questo pane particolare. Lo stesso giorno in cui a Saint-Denis si celebra il vischio, pianta benaugurante raccolta e appesa alle porte per augurare buon anno.
I regali di Natale dei bambini a Gressoney, ai piedi del Monte Rosa, vengono portati da San Nicola, mentre la festa di Sankt Kloas, ispirata alla tradizione germanica, è un’usanza Walser ancora molto sentita che prevede la distribuzione di caramelle, cioccolatini e dolcetti il 6 dicembre.
Infine, il presepe è un momento di raccoglimento ed unione della famiglia, ma un tempo, prima di diffondersi nelle case, veniva allestito solamente in parrocchia. Questa tradizione rimane nell’usanza di allestire un presepe vivente durante la Messa della vigilia di Natale. I bambini del paese impersonano i pastorelli e una giovane famiglia con bebè la Sacra Famiglia.
Tradizioni natalizie in Piemonte
Natale in Piemonte raccontato da Maria Grazia del blog Compagnia dei Viaggiatori
In Piemonte, una delle storiche tradizioni natalizie è quella dei pastour, i pastori, termine con cui in dialetto piemontese si chiamano le rappresentazioni popolari dell’adorazione di Gesù Bambino. Un rito che negli ultimi anni sembrava quasi scomparso, ma che invece ultimamente è tornato in auge con i numerosi presepi viventi diffusi un po’ in tutta la regione.
Una tradizione particolarmente viva tra le colline del Monferrato e dell’Alessandrino è il teatro sacro natalizio. Recitato rigorosamente in dialetto, ha tra i suoi personaggi principali il buon Gelindo, l’incarnazione della statuina del presepe del pastore con l’agnello sulle spalle e la cavagna, il cesto, al braccio.
È il buon Gelindo che nella notte di Natale offre riparo alla sacra famiglia e poi guida gli altri pastori verso il luogo dell’adorazione della Natività. Il bonario pastore monferrino è una figura talmente legata al Natale nell’immaginario collettivo, che ancora oggi, nelle campagne piemontesi, si dice “a ven Gelindo” per indicare l’arrivo delle festività.
Tradizioni natalizie in Liguria
Natale in Liguria raccontato da Cinzia del blog Più mondo possibile
In Liguria non è molto usuale festeggiare la vigilia di Natale, i festeggiamenti vengono concentrati il 25 dicembre. La sera prima le famiglie si ritrovano e dopo una cena veloce aspettano mezzanotte per assistere alla Messa di Natale. Dopo la celebrazione religiosa si può passare dai locali della vecchia darsena di Savona prima di tornare a casa, per gustare il grog natalizio, una bevanda calda composta da acqua e rum.
La mattina di Natale ci si sveglia prestissimo per aprire i regali sotto l’albero. Poi, dopo una passeggiata con la famiglia, ci si dedica al pranzo natalizio, in un susseguirsi di portate che dura fino all’ora di cena.
Tradizioni natalizie in Lombardia
Natale in Lombardia raccontato da Ilona del blog Joy Follower
In Lombardia, a differenza di altre regioni, il protagonista della festa di Natale è il 25 dicembre. Babbo Natale o Gesù Bambino consegna i doni durante la notte del 24 per farli trovare al mattino del 25 sotto l’albero, addobbato rigorosamente dopo Sant’Ambrogio, seguendo le tradizioni del calendario Ambrosiano.
Aperti tutti i regali, inizia il lungo pranzo di Natale. I piatti serviti cambiano da zona a zona. Il più delle volte la pasta ripiena è la protagonista dei primi, tra tortelli di zucca, casoncelli bergamaschi e tortellini in brodo, seguita da un volatile ripieno, magari di castagne. Non mancano dolci come il torrone o la sbrisolona. Tuttavia il protagonista della festa rimane sempre il tradizionale panetùn, l’antico dolce milanese celebre ormai in tutta Europa.
Le leggende sul panettone lombardo
Sulla nascita del panettone esistono diverse leggende. La prima ha come protagonista un falconiere del duca Ludovico Maria Sforza di nome Ughetto, perdutamente innamorato di Aldagisa, la figlia di un pasticciere di nome Toni. In un momento di difficoltà della pasticceria, Ughetto diete il suo contributo aggiungendo a del pane dolce lievitato burro e canditi. Inutile dire che il dolce ebbe un enorme successo nel milanese, dando cosi vita al Pan de Ton.
Una seconda leggenda si svolge invece nella corte di Ludovico Sforza. Durante la Vigilia di Natale il cuoco di corte lasciò lievitare troppo un dolce a cupola e l’aiutante di nome Toni suggerì di servirlo ugualmente facendolo diventare un successo. L’ultima leggenda invece parla di un convento in difficoltà economiche, dove suor Ughetta preparò il dolce con i pochi ingredienti a disposizione. Per benedire il dolce disegnò una croce col coltello, creando la famosa forma a cupola.
“San Bias benediss la gola e el nas” e secondo la tradizione Meneghina, per scongiurare raffreddori, bisogna far benedire e mangiare un pezzetto di panettone il giorno di San Biagio, il 3 febbraio. Il Santo protettore contro raffreddore e mal di gola proteggerà così i fedeli contro i malanni di stagione.
Tradizioni natalizie in Trentino
Il Natale in Trentino è un periodo di grande importanza per la cultura e la tradizione della regione. Le festività iniziano ufficialmente il 8 dicembre con l’arrivo di San Nicolò, seguito da una serie di eventi culturali e religiosi che durano fino all’Epifania. Una delle tradizioni più antiche e radicate è il presepe vivente, un’interpretazione teatrale della Natività che coinvolge centinaia di attori e spettatori.
In molte case, le famiglie preparano il törggelen, una cena tradizionale che consiste di piatti a base di carne di maiale e vino rosso. Il giorno di Natale, la famiglia si riunisce per un pranzo a base di piatti tipici della cucina trentina, come canederli, knödel e risotto ai funghi.
La sera, le famiglie si radunano attorno al camino per cantare canti natalizi e scambiarsi i doni. La tradizione delle Sigane di Natale, cantate dai cori locali, è ancora viva e molto sentita. Infine, il 6 gennaio l’Epifania segna la fine delle festività natalizie con la benedizione delle case e la distribuzione di dolci e regali ai bambini.
Tradizioni natalizie in Alto Adige
Natale in Alto Adige raccontato da Katia del blog Il Miraggio
I mercatini e il vin brulè sono molto famosi nella regione del Trentino-Alto Adige, ma l’area di lingua e cultura tedesca dell’Alto Adige, chiamato anche Südtirol, hanno delle specifiche tradizioni natalizie. L’avvento segna l’inizio dell’attesa del Natale e nella tradizione locale è facile notare le corone d’avvento all’interno delle case.
La tradizionale corona dell’avvento è creata con rami di abete bianco o di vite che si incrociano, decorati con fiocchi, nastri, spezie, pigne e quant’altro per renderle molto profumate. Sulle corone vengono disposte poi quattro candele, da accendere ogni domenica di dicembre, per arrivare a Natale con tutte e quattro le candele accese.
La sera del 24 e del 31 dicembre e quella del 6 gennaio, è usanza benedire la casa e la famiglia. La famiglia in fila, con il padre in testa, gira per l’abitazione con dell’acqua santa, un ramoscello e dell’incenso fatto con il fumo della brace calda della stufa. Questa abitudine serve per scacciare gli spiriti maligni e benedire la casa.
San Nicolò e i Krampus
In Alto Adige, così come in tutto il mondo tedesco, si festeggia San Nicolò: un vecchietto con la mitra in testa, il bastone pastorale e la barba bianca che porta i doni ai bimbi tra la notte del 5 e del 6 dicembre.
Se San Nicolò arriva di notte, bisogna lasciargli sul davanzale un bicchierino di grappa per scaldarsi e della farina bianca per cancellare le impronte. Di giorno invece San Nicolò è accompagnato da un angelo e dai rumorosi Krampus, dei diavoli spaventosi con corna e sembianze di capra che possono essere davvero cattivi con le loro fruste e le loro grida.
In Val Sarentino e in Val Venosta i Klöckeln girano per i paesi ogni giovedì d’Avvento, seguendo i Zussler. Si tratta di persone in costume e mascherate, che suonano campanacci e strumenti tipici musicali tradizionali seguendo una coppia di sposi. Se bussano alla tua porta, non spaventarti, ma fai un offerta perché è di buon auspicio. Maggiori sono le offerte, migliore sarà il raccolto del grano e il loro baccano non farà altro che scacciare gli spiriti cattivi.
Per concludere le festività natalizie, i Cantori della Stella animano le vie dei vari paesi durante i primi giorni dell’anno. Sono bambini o adulti vestiti da Re Magi che passano di casa in casa intonano canti di Natale.
Tradizioni natalizie in Veneto
Natale in Veneto raccontato da Martina del blog Travel and Marvel
Il Veneto come le altre regioni italiane sente molto la festività del Natale. Dal mese di novembre le piazze e le vie di molte città vengono addobbate con luci e decorazioni natalizie. Da Padova a Cortina, da Asiago a Venezia molte sono le piazze della regione che vengono affollate dalle bancarelle di tipici mercatini natalizi.
I mercatini di Natale
Tra tutte, la città di Verona è celebre per i Bancheti de Santa Lussia ovvero il mercatino di Santa Lucia allestito a Piazza Bra. Santa Lucia è una santa di origine siciliana che secondo la tradizione è nata tra il 12 e 13 dicembre. Proprio in quella notte porta dolci e giocattoli ai bambini buoni, accompagnata dal suo asinello. Nelle stesse giornate Piazza Bra si riempie di bancarelle che offrono dai prodotti tipici agli articoli regalo. A coronare l’evento viene installata una bianca stella cometa che esce dall’Arena e che è considerata simbolo del Natale a Verona.
A Venezia il periodo natalizio è caratterizzato da bellissimi mercatini di Natale sulla Laguna dove trovare prodotti enogastronomici da tutta Italia. I mercatini di Cortina D’Ampezzo, che attirano numerosi turisti anche stranieri, sono famosi per gli articoli artigianali in legno, le decorazioni fatte a mano e gli addobbi per l’albero di Natale e la casa. In tutti i mercatini di Natale di ogni città veneta ci sono banchi in cui viene servito il tipico vin brulé, insieme a cioccolata calda e biscotti secchi.
La cucina tradizionale natalizia
Il Natale in Veneto è anche un momento di riunione per le famiglie che si siedono a tavola mangiando ricette tipiche della tradizione. Sulle tavole venete si possono trovare pasta e fagioli, ravioli in brodo, bigoli con l’anatra, polenta e baccalà, carne lessa con il cren (la salsa di rafano), radicchio e soppressa, e molto altro.
L’aperitivo, come il pasto principale, sono generalmente accompagnati dal celebre Prosecco veneto, un ottimo vino bianco spumante. I dolci serviti durante il periodo natalizio sono invece il famoso pandoro di Verona, torrone e mandorlato, e biscotti secchi accompagnati a fine pasto da un vino dolce come il Recioto.
Tradizioni natalizie in Friuli-Venezia Giulia
Natale in Friuli-Venezia Giulia raccontato da Sheila del blog A trendy experience
Il Friuli Venezia Giulia si trova nell’estremo nord est d’Italia e le influenze culturali austroungariche e friulane hanno dato vita a tradizioni natalizie alternative. Il periodo natalizio apre ufficialmente il 5 dicembre con i festeggiamenti di San Nicolò e i mercatini natalizi a lui dedicati.
I bambini della regione attendono San Nicolò che, come Babbo Natale, è un signore anziano dalla barba bianca folta e lunga che distribuisce dolci e frutta secca accompagnato da angeli. Nella zona della Pedemontana e della Carnia a San Nicolò si affiancano i Krampus. Al calar della sera, con la partenza di San Nicolò, arrivano i terribili Krampus, mandati dai diavoli a cercare i bambini cattivi. Questa tradizione è ripresa da moltissime feste nei villaggi locali.
Dall’8 dicembre iniziano i mercatini di Natale in tutte le più grandi città del Friuli Venezia Giulia. Nella zona di Aquileia, nei nove giorni che precedono il Natale, i cittadini si radunano nella chiesa aquileiese per cantare insieme il Missus, un brano evangelico che racconta l’annunciazione dell’angelo a Maria.
La notte della vigilia di Natale è molto sentita in tutta la regione. In alcune località dell’alto Friuli gruppi di ragazzini guidati da una stella fissata su un bastone cantano canti natalizi girando di casa in casa per ricevere doni. Una delle usanze più diffuse è l’accensione del nadalin, un grosso ceppo di faggio, gelso o quercia, con l’intento di farlo ardere fino a Capodanno. Se rimane acceso fino all’Epifania vale come buon auspicio per tutte le famiglie.
Le tradizioni dell’Epifania
Anche l’Epifania è molto sentita e chiude il periodo natalizio in Friuli Venezia Giulia. Oltre alla benedizione dell’acqua alla vigilia dell’Epifania c’è il pignarûl. Al calar del sole del 5 gennaio il Friuli si riempie di falò in omaggio di Beleno e di Belisma, due dèi pagani.
A Cividale del Friuli invece il 6 gennaio si conclude il periodo natalizio con la messa dello Spadone. Si tratta di un corteo storico di oltre duecentocinquanta persone in costume diretto alla chiesa per la celebrazione della spada del patriarca Marquardo di Randeck, usata dal diacono per salutare e benedire la popolazione.
Tradizioni natalizie in Emilia-Romagna
Natale in Emilia Romagna (Bologna) raccontate da Margherita del blog Viaggi Possibili
L’atmosfera natalizia di Bologna passa per gli incontri sotto il gigantesco albero di Piazza Maggiore e le passeggiate alla ricerca delle luminarie più belle, senza dimenticare Fiera di Santa Lucia, un mercatino che si svolge da metà dicembre fino a Santo Stefano sotto il portico di Strada Maggiore. Aperto tutto il giorno, i banchi vendono soprattutto decorazioni, dolci e statuine del presepe.
Due figure del presepe sono nate proprio a Bologna: la Meraviglia, incantata dalla Natività, e il Dormiglione, che al contrario non si accorge di nulla. Il più antico presepe a tutto tondo esistente è realizzato in terracotta e si trova nella Basilica di Santo Stefano a Bologna.
Piatto tipico del Natale bolognese sono i tortellini in brodo, acquistati rigorosamente dalle sfogline, le cuoche che lavorano a mano la sfoglia della pasta. Solitamente ai tortellini seguono il bollito e il panone, dolce tradizionale a base di farina, latte, zucchero, uva sultanina, cioccolato, mostarda, miele vino, scorza d’arancia e frutta secca.
Tradizioni natalizie in Toscana
Dolci natalizi senesi raccontati da Francesca del blog Chicks and trips
I dolci senesi natalizi sono quattro, dal sapore squisitamente medioevale, fatti con ingredienti poveri: albumi d’uovo, zucchero, mandorle, contaminati dalle spezie che le carovane dei mercanti portavano di ritorno da Oriente. Sono i cavallucci, i ricciarelli e il panforte.
Cavallucci
I cavallucci venivano fatti all’inizio di dicembre perché si conservano a lungo e hanno una naturale consistenza medio-dura. Sono fatti con farina, miele, zucchero, noci e anice. Al posto di quest’ultimo ci sono varianti con la cannella e altre spezie. Non c’è un cavalluccio uguale all’altro perché sono preparati inderogabilmente a mano. Hanno origini antichissime, venivano infornati già quando a Firenze regnava Lorenzo il Magnifico. Inizialmente avevano un nome diverso, ma iniziarono a chiamarsi cavallucci perché serviti nelle osterie dove si fermavano le diligenze trainate da cavalli.
Ricciarelli
Anche questi biscotti dalla forma di un chicco di riso sono antichissimi e, a dispetto degli ingredienti poveri, hanno nobili origini. Pare che i ricciarelli siano stati importati da uno dei principi Della Gherardesca (un antenato di Costantino, noto personaggio televisivo) al ritorno dalle crociate. Sono preparati con albume d’uovo, zucchero e mandorle tritate. Nella tradizione hanno sopra una sottilissima ostia, ma in tempi moderni sono serviti anche ricoperti di cioccolato.
Panforte
Il panforte è un meraviglioso impasto appiccicoso e molto lavorato con zucchero, canditi e mandorle, poi ricoperto di zucchero a velo. Le prime testimonianze del panforte, allora chiamato panpepato e preparato con una ricetta diversa, risalgono all’anno Mille. La sua preparazione era esclusivo appannaggio della Corporazione dei Medici e Speziali di Siena e solo i nobili potevano permettersi di acquistarlo perché era molto costoso essendo ricco di spezie pregiate.
Il panpepato è stato preparato nella versione speziata fino al 1879, anno della visita a Siena della regina Margherita. In quell’occasione venne creata una variante più delicata e adatta alle labbra della sovrana d’Italia. La variante con meno spezie e più canditi, ricoperta di zucchero a velo, è la versione che oggi ha preso il sopravvento rispetto al più antico panpepato. Nei forni senesi si possono però ancora trovare entrambi.
Tradizioni natalizie in Umbria
Natale in Umbria raccontato da Marica del blog Bambini Giramondo
Durante il periodo natalizio, in Umbria di svolgono tantissime iniziative, come il suggestivo mercatino di Rocca Paolina che si svolge dall’Immacolata all’Epifania. Oppure l’albero di Natale più grande del mondo a Gubbio, realizzato con centinaia di luci sulla montagna che disegnano il profilo di un abete alto 650 metri entrato nel Guinness dei Primati.
I vicoli di Orvieto, Todi, Narni e Spoleto sono invasi dall’odore di caldarroste e cannella, ma tra i simboli natalizi più ricorrenti in Umbria c’è sicuramente il presepe. Quello più famoso si trova a Assisi, la città di San Francesco, ed è realizzato con personaggi in terracotta a grandezza naturale.
A Cascata delle Marmore viene realizzato un presepe vivente. A Massa Martana si svolge invece la manifestazione Presepi d’Italia, una rassegna sulle rappresentazioni della Natività che ospita artisti da tutta Italia.
I piatti tipici natalizi dell’Umbria sono agnolotti al sugo e salsicce in umido con lenticchie, ma i veri protagonisti del Natale sono i dolci. Tra questi i panpepati, a base di cioccolato, frutta secca e pepe, i maccheroni dolci conditi con cacao e cannella, la rocciata, molto famosa nel perugino e nel folignate, che è una sfoglia simile allo strudel ripiena di mele, cioccolato, uvetta e frutta secca.
Tradizioni natalizie delle Marche
Natale nelle Marche raccontato da Maria Alessandra del blog Mondo Low Cost
Le Marche, l’unica regione italiana con il nome al plurale, hanno anche tante tradizioni natalizie da scoprire e raccontare. Dalla provincia di Pesaro a quella di Ascoli Piceno, ogni territorio marchigiano ha le sue peculiarità. Molte famiglie hanno la tradizione di fare i cappelletti a casa per il giorno di Natale, da gustare con il brodo fatto con il cappone o la gallina. Tutta la famiglia viene coinvolta, anche i più piccoli, che possono dare il loro contributo chiudendo ogni cappelletto.
La vigilia di Natale, invece, il re della tavola è il pesce, tra i quali spicca il capitone. Cotto al forno, deve essere presente in ogni menu. La tradizione dolciaria si lega anche a prodotti locali. Oltre al pandoro e al panettone, il pranzo di Natale marchigiano si conclude con il frustingo, un dolce realizzato con fichi e frutta secca, e con il torrone di Camerino, a base di mandorle e zucchero.
Nelle Marche molte famiglie seguono la tradizione di visitare mostre e musei dedicati ai presepi. Molte chiese della costa allestiscono, fino all’Epifania, presepi marinari molto suggestivi. Altri paesi, come Potenza Picena, organizzano dei presepi viventi che coinvolgono tutto il borgo. Candelara, in provincia di Pesaro, invece ogni fine settimana di dicembre si trasforma e diventa il borgo delle candele, affascinando grandi e piccini.
Tradizioni natalizie in Lazio
Natale in Lazio raccontato da Annalisa del blog Tre valigie
La musica delle ciaramelle, antichi strumenti musicali suonati dagli zampognari, sono uno degli inconfondibili suoni delle feste natalizie in Lazio. In passato questi musicisti venivano dalla Ciociaria e spesso suonavano per pochi spicci o si accontentavano di riempire le bisacce di salumi, fichi secchi, legumi e dolci di Natale, il necessario per superare l’inverno tra le montagne. Oggi sono diventati una tradizione e nel periodo natalizio i suoni delle zampogne si diffondono nell’aria, animando le piazze di tutta la regione.
Un’altra tradizione sono i presepi viventi, rappresentazioni della Natività messe in scena dalla passione della gente del luogo. I piccoli borghi laziali si trasformano in palcoscenici a cielo aperto, tra costumi d’epoca sapientemente cuciti a mano, delizie gastronomiche cucinate dalle massaie locali e l’inconfondibile odore delle castagne arrostite accompagnate dal vino contadino.
I piatti tipici di Natale
I sapori caratteristici delle ricette natalizie laziali sono conosciuti e apprezzati in tutta la penisola. Secondo la tradizione la vigilia si prepara una cena “magra”, esclusivamente a base di pesce, soprattutto anguilla e polpo, accompagnati da verdure in pastella, carciofi alla romana e baccalà fritto.
Nel pranzo del 25 invece primeggiano i piatti a base di carne, come la minestra di broccoli e cotenna, i cappelletti in brodo di cappone e i pomodori ripieni di riso. Tra i secondi piatti si annoverano l’abbacchio al forno con patate, il bollito misto e il tacchino ripieno.
Immancabili i dolci della tradizione, come il pan pepato e il pan giallo, un pane speziato farcito con uvetta, frutta secca e cioccolato. In Ciociaria si producono i torroncini di Alvito, fatti con mandorle, nocciole, miele e zucchero caramellato, mentre nel territorio pontino è tipica la ciambella scotolata di Priverno, con anice e limone grattugiato.
Nel basso Lazio invece si consumano dolci ispirati alla tradizione dolciaria partenopea, come i susamiegli, dolci al miele a forma di S di origini molto antiche e le sciuscelle, biscotti ricoperti di cioccolato che richiamano la forma delle carrube, l’unico sostentamento della zona in tempi di carestia.
Tradizioni natalizie in Abruzzo
Natale in Abruzzo raccontato da Valentina del blog Travelling with Valentina
L’Abruzzo vanta una serie di tradizioni natalizie che si tramandano di generazione in generazione. Dalle usanze legate alle leggende popolari ai piatti tipici preparati durante le festività. Un’usanza regionale è il rito del ceppo, chiamato tecchia in dialetto, che consiste nel bruciare un ceppo la notte della vigilia di Natale e lasciarlo ardere nel camino fino a Capodanno.
Il ceppo, che arde lentamente durante gli ultimi sette giorni dell’anno, simboleggia proprio l’anno che sta per terminare. La mattina del primo gennaio la cenere, considerata sacra, viene raccolta e sparsa per le terre coltivate per renderle più fertili.
Un’altra usanza tutt’ora molto diffusa in Abruzzo è la sfilata degli zampognari, i suonatori della zampogna, uno strumento simile a una cornamusa, tipico delle regioni italiane centro-meridionali. Questi musicisti, solitamente pastori o contadini, durante le festività natalizie,percorrono le vie principali delle città indossando i costumi tradizionali abruzzesi e suonano musiche natalizie.
La cucina natalizia abruzzese
I piatti tipici natalizi dell’Abruzzo spaziano tra le pietanze di pesce e di carne, grazie alla sua posizione tra la costa e le montagne, tra cui l’imponente Gran Sasso. Solitamente il pranzo di Natale inizia con il cardo in brodo, un antipasto molto diffuso in tutto l’Abruzzo che ha per protagonista questo ortaggio appartenente alla famiglia del carciofo. La minestra viene spesso servita con le famose pallottine di carne, simili a delle polpette, preparate con maiale macinato, uova e del pecorino grattugiato.
Si prosegue quindi con il timballo, un primo piatto tipico del territorio abruzzese, in qualche modo simile alla lasagna emiliana. Viene preparato infatti con crespelle, sugo di pomodoro e piccole polpette di carne per ottenere un pasticcio molto gustoso che negli anni è stato rielaborato in vari modi. Nel timballo vegetariano la carne viene sostituita dalle verdure, mentre nel timballo in bianco la besciamella prende il posto del sugo.
Un secondo tradizionale a base di pesce è il baccalà fritto in pastella, che difficilmente manca in una tavola abruzzese il giorno di Natale. Tra i dolci abruzzesi i più famosi sono il parrozzo e i caggionetti, chiamati anche calcionetti. Il parrozzo è il dolce tipico della città di Pescara e fu chiamato così da Gabriele D’Annunzio che lo assaggiò dall’amico pasticcere che lo aveva creato. Si tratta di un dolce dalla forma sferica a base di mandorle e ricoperto da una glassa di cioccolato fondente. I caggionetti, invece, sono dei dolci a forma di raviolo ripieni di marmellata d’uva, ceci o castagne e ricoperti di zucchero a velo. Si è soliti prepararli qualche giorno prima di Natale e regalarli come pensierino natalizio ad amici e vicini.
Tradizioni natalizie in Molise
In Molise, le tradizioni natalizie rispecchiano il forte attaccamento alle radici culturali e alla tradizione della regione. Durante il periodo delle festività, molte famiglie si riuniscono per condividere momenti di gioia e di convivialità. La notte di Natale è un momento particolarmente sentito, con la partecipazione alla Messa di mezzanotte, seguita da una cena a base di piatti tipici della tradizione molisana, come la minestra di fagioli o il pasticciotto.
In molte città e paesi, durante il periodo natalizio viene organizzata la Pastorizia, una rappresentazione teatrale che ricostruisce la natività di Gesù con personaggi in costume e canti tradizionali. Questa tradizione è molto sentita dalla popolazione e viene seguita con grande partecipazione. Come nelle altre regioni italiane, Natale in Molise è anche un momento per scambiarsi doni e regali con i propri cari, come espressione di affetto e di gratitudine.
Tradizioni natalizie in Basilicata
In Basilicata, le tradizioni natalizie sono molto sentite e vengono celebrate con grande devozione. Durante il periodo delle festività, molte famiglie si riuniscono per condividere momenti di gioia e di convivialità, come la cena a base di piatti tipici della tradizione lucana seguita dalla partecipazione alla Messa di mezzanotte. In molte famiglie, viene preparato un capretto arrosto, servito come piatto principale.
Durante le festività, le strade delle città e dei paesi vengono addobbate con luminarie e decorazioni natalizie, creando un’atmosfera festosa e accogliente. Un’altra tradizione molto sentita è il presepe vivente, in cui gli abitanti del paese interpretano personaggi biblici e ricreano la scena della Natività di Gesù. Questo evento viene celebrato con grande partecipazione da parte della comunità e rappresenta un momento di riflessione e di spiritualità.
Tradizioni natalizie in Campania
Natale in Campania raccontato da Simona del blog Oltre le parole
Il Natale è una festa fortemente sentita in Campania e in questo periodo per le strade e nelle case abbondano luci, decorazioni e musiche tradizionali. Tra i dolci campani, in questo periodo puoi trovare i roccocò, una sorta di biscotto duro con mandorle, nocciole, aromi di arancia e limone.
La tradizione vuole che le donne del cortile si riuniscano tutte insieme e preparino chili e chili di biscotti rigorosamente cotti in fono a legna. Un’intera giornata a impastare, stendere, infornare e impacchettare. Una fatica immane ripagata da tantissimo gusto.
Il presepe in Campania
La tradizione natalizia campana più nota fuori dalla regione è senza dubbio il presepe che fa venire subito in mente la strada di San Gregorio Armeno a Napoli. La tradizione presepiale è una vera e propria arte e affonda le sue radici intorno all’anno Mille.
I presepi napoletani non ricreano di ricreare solo la nascita di Gesù, bensì ogni minimo dettaglio in un racconto più completo. Puoi trovare piccole statuine di terracotta realizzate a mano, ruscelli d’acqua che scorrono, canti degli angeli e fiammelle che creano calore. Nel presepe napoletano trovi anche la ricerca del muschio fresco o del ceppo che riesce a ricreare al meglio la capanna.
Per questo motivo la preparazione del presepe inizia anche quattro o sei mesi prima e ogni anno è immancabilmente unico. Non c’è mai un presepe uguale a quello dell’anno precedente e la tradizione vuole che sia pronto l’8 dicembre e che venga smontato il 7 gennaio.
Tradizioni natalizie in Puglia
Natale in Puglia raccontato da Serena del blog Trip ‘n’ Love
Sebbene non in tutta la Puglia siano presenti freddo e neve, due elementi caratteristici del Natale nell’immaginario collettivo, questa è una festa che i pugliesi sentono e portano nel cuore. Da Foggia a Bari, da Brindisi a Lecce, passando per Taranto, tante sono le tradizioni natalizie che meritano di essere conosciute. Il Natale in Puglia si vede e si sente a tavola e nelle strade, con i tanti presepi viventi che si organizzano in molti borghi, da quelli dauni al sud del Salento, con luminarie e mercatini natalizi.
La cucina natalizia pugliese
Partendo dal Salento, nelle tradizioni culinarie natalizie si incontrano le pittule, pasta lievitata fritta nell’olio e spesso ripiena con cipolle, capperi e pomodoro. Non possono mancare sulle tavole natalizie dei salentini neanche i purceddhruzzi, pezzi di pasta fritti e ricoperti di miele.
Nella zona del barese sono invece tipici l’anguilla arrostita e il baccalà, ma anche le rape stufate. Riguardo ai dolci, capeggiano su tutti le cartellate, condite con vino cotto o con miele, e le pettole dolci, ricoperte di zucchero. Nel foggiano sono diffuse le ricette a base di pesce, soprattutto al forno, e i buonissimi mustaccioli ricoperti di cioccolato. Nel tarantino, invece, sono immancabili le cozze e il capitone, ma puoi trovare anche pettole e cartellate.
Tradizioni natalizie in Calabria
Natale in Calabria raccontato da Silvia del blog Mamma Naturale
La Calabria come tutte le regioni d’Italia porta con sé le tradizioni di Natale, tramandate dagli anziani. È una delle regioni con un grande passato di usi e tradizioni, oltre che di ricette tipiche. Il 7 dicembre, la vigilia dell’Immacolata, in Calabria prendono già il via i primi festeggiamenti natalizi con un cenone in famiglia.
Nei giorni successivi le donne, soprattutto dei piccoli paesi, iniziano a preparare dolci fatti in casa e a confezionarli come regalo per amici e parenti che passeranno per gli auguri. Alcuni di questi dolci tipici sono la pitta nchiusa o pitta mpigliata, realizzata con farina, vino, olio d’oliva, zucchero, miele, spezie, uva passa e noci, le crucette ovvero fichi secchi incrociati riempiti di noci, mandorle, scorza d’arancia, e i turdilli o tardilli preparati con farina e miele.
La vigilia di Natale c’è la tradizione delle tredici portate a tavola. Averne meno non è di buon auspicio, motivo per cui se non si riesce ci si organizza coi vicini per preparare ognuno un tipo di piatto. Si presume che il numero tredici derivi dagli apostoli. Finito la cena si lascia tutto in tavola, compresi i piatti, in attesa che Gesù Bambino passi per mangiare.
In provincia di Cosenza vi è la tradizione natalizia della strina, ovvero gruppi di parenti, amici e conoscenti passano nelle strade facendo musica con tamburelli e fisarmonica, cantando in diversi dialetti per augurare ricchezza, felicità e salute. I padroni di casa in cambio offrono salumi, vino e spaghetti aglio, olio e peperoncino.
Leggende e tradizioni di Natale in Calabria
Tra le tradizioni calabresi c’è il fuoco di Natale che si tiene a Bisignano e in altri paesi della Calabria la notte del 24 dicembre. Il falò viene alimentato tutta la notte dai giovani che hanno messo da parte la legna nei giorni precedenti. Il fuoco simboleggia la purificazione dal peccato originale e viene acceso allo scopo di purificare dalle cose negative del passato. Dopo la Messa di mezzanotte, ci si riunisce intorno al fuoco per scambiarsi gli auguri accompagnati da musica popolare e per mangiare i classici cillurielli, ovvero ciambelle fritte.
Le tradizioni di natale in Calabria terminano poi con l’Epifania fra il 5 e 6 gennaio. Una leggenda narra che questa notte è magica e gli animali parlano maledicendo i loro proprietari. Per evitarlo viene dato loro cibo in abbondanza. Un altro evento magico sarebbe quello che dalle fontane esce olio e nei fiumi scorre vino, anche se nessuno se ne può accorgere.
Tipici della Calabria sono anche i presepi viventi. Uno dei più conosciuti è quello che viene realizzato a Panettieri, in provincia di Cosenza. Ogni anno viene cambiata l’ambientazione e all’interno del borgo vengono costruiti scenari dell’epoca. I figuranti accompagnano i visitatori sino alla capanna di Gesù Bambino quando suonano le zampogne.
Tradizioni natalizie in Sicilia
In Sicilia, le tradizioni natalizie rappresentano una fusione di elementi culturali e religiosi. Durante il periodo delle festività, molte famiglie si riuniscono per mangiare insieme e partecipare alla Messa di mezzanotte. Una tradizione molto sentita in Sicilia è la Pastorale, una rappresentazione teatrale che ricostruisce la Natività di Gesù con personaggi in costume e canti tradizionali.
Tradizioni natalizie in Sardegna
Natale in Sardegna raccontato da Francesca del blog Viaggiare lontano
Il Natale in Sardegna, chiamato Pasca de Nadale, ovvero Pasqua del Natale, nel centro-nord e Paschixedda, Piccola Pasqua, nel sud, è da sempre l’evento d’eccellenza per riunire le famiglie sotto lo stesso tetto, rafforzare i legami e rinsaldare quelli che si sono andati a perdere. In passato ci si riuniva tutti in casa del parente più anziano, si imbiancavano le parti del camino annerite durante l’anno e si bruciava un ceppo di legno tagliato per l’occasione, che doveva durare fino all’Epifania in segno di fortuna e per tenere caldo Gesù Bambino.
Oggi le tradizioni sarde variano da zona a zona, ma rimane sempre molto sentita la Messa della vigilia, celebrata molto spesso in sardo o in catalano. Così avviene nel borgo costiero di Alghero dove si rinnova ogni anno il canto medievale Signum Judicii, risalente al Duecento e cantato nel totale buio della chiesa. Attualmente questa tradizione, in passato diffusa in tutta la Catalogna, è presente solo a Palma di Maiorca e a Alghero.
Natale e pane in Sardegna
In passato il Natale in Sardegna era legato al pane, dato in dono soprattutto ai più giovani, che cambiava forma a seconda del paese di origine. A forma di cuore, stella, pesce o uccello in Ogliastra, a forma di bastone del pastorello nella regione del Meilogu mentre in altre parti dell’isola si confezionava un presepe fatto solo di pane.
Queste tradizioni si possono ritrovare anche ai giorni nostri. Nell’entroterra nel piccolo paesino di Orgosolo c’è la festa di Sa Candelaria del 31 dicembre. I bambini di prima mattina si recano di casa in casa con un sacco di tela a chiedere dolci, frutta e il pane cocòne, preparato appositamente per l’occasione, domandando “A nolla dazes sa candelaria?” (Ci date la candelaria?). Questo rito non si conclude con il calar del tramonto, ma continua anche la notte, quando gruppi di adulti fanno il giro delle case dei novelli sposi ballando e cantando.
Un’altra tradizione, ormai poco praticata, riguarda i padroni dei cani da pastore e da caccia. Nel giorno di Santo Stefano, protettore di tali animali, bruciano il pelo del cane creando una piccola X, simbolo di barriera contro la rabbia per il resto dell’anno. La Sardegna non è molto conosciuta in Italia per i suoi riti natalizi, ma resta comunque una bellissima meta per trascorrere le festività natalizie.
Le tradizioni natalizie regionali italiane sono una testimonianza della ricchezza culturale del Paese. Dai Krampus del nord Italia ai presepi napoletani, ogni regione ha una sua propria tradizione da celebrare e preservare, raccontandola e trasmettendola di generazione in generazione. Scrivimi nei commenti se conoscevi qualcuna di queste usanze e il modo con cui festeggi il Natale.
20 commenti
Alcune di queste tradizioni sono proprio una sorpresa per me. Altre invece si ritrovano un po’ ovunque, ma con nomi diversi. E’ questo il bello dell’Italia. 😉
C’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire 🙂
Venendo dal Sud, mi affascina sempre leggere e scoprire quelle che sono le tradizioni natalizie del resto dell’Italia. Del resto, siamo un paese ricco di tradizioni e molto variegato. Interfacciarsi con quelle degli altri è sempre interessante.
Io mi sono innamorata delle tradizioni del sud in fatto di cibo. Più seguo blogger del sud più penso di dover fare un on the road sulle tracce del gusto 😉
Bellissimo articolo! Interessante leggere delle varie tradizioni nelle regioni italiane, specialmente quelle più vicino a dove vivo. Regioni così vicine ma con culture e storie diverse che portano a tradizioni spesso simili ma “personalizzate” da ogni regione .. vedo che per te tutte durante il Natale la famiglia riverste un ruolo davvero importante, questo è bellissimo!
In realtà io non sono mai stata troppo amante del Natale, sono più il genere di persona che fa regali di ritorno da un viaggio, ma sto cercando di ritrovare quella magia di quando eravamo piccoli per trasmetterla al mio bimbo ♥
Qui in Sardegna i classici mercatini, cenone la sera della vigilia e pranzone il 25, il tutto sempre in famiglia ovviamente…a livello gastronomico non possono mancare l’agnello, la frutta secca, panettone pandoro e i classici dolci sardi che sono davvero tanti, infatti sto pensando si scriverci un post!
Che bontà! Isole e sud Italia secondo me danno il meglio in fatto di cibo, quando ho impaginato l’ultimo post sulle tradizioni natalizie mi è venuta una fame incredibile!
Certo che l’Italia è un paese davvero sorprendente! Non immaginavo proprio che da una regione all’altra, a distanza di poche centinaia di chilometri, ci fossero tradizioni completamente differenti! Grazie per avermele fatte scoprire!
È stata una sorpresa anche per me! Poi ci sono alcune tradizioni che si rincorrono tra le regioni limitrofe e altre invece assolutamente originali per chi non è della zona
Mi ritrovo tanto con le tradizioni del Friuli Venezia Giulia raccontate da Sheila perché sono molto simili alle tradizioni dell’Alto Adige: si vede che c’è stata una forte influenza tedesca in entrambe le zone!
In Trentino festeggiamo soprattutto S. Lucia e proprio ieri sono andata a Verona a vedere i mercatini e la fiera di S. Lucia (come se non ne avessi avuto abbastanza della relativa fiera che c’è stata pure a Trento!).
Sei una super appassionata di mercatini 🙂 Ero andata taaanti anni fa a Merano da ragazzina e ricordo che i locals di lingua tedesca non dimostravano assolutamente interesse per noi turiste italiane!
Guarda Paola, a distanza di tempo, ora ci vado ben poco (quest’anno a quelli di Trento ci sono stata solo 2 volte ed entrambe le volte è stata una toccata e fuga). Se ci vado è perché accompagno amici che vengono da fuori e ne vanno matti!
Sorvoliamo la questione Alto Adige: se non devo fare grandi discorsi, dove mi becchi subito che non sono tedesca, cerco sempre di parlare in tedesco proprio per evitare situazioni spiacevoli!
Perché alcuni tedeschi sono così poco socievoli? Eppure in Baviera ho trovato persone cordialissime, al livello del centro Italia come espansività! Misteri europei…
Bellissimo post Paola!!! ogni anni vado alla ricerca di qualche articolo sulle tradizioni natalizie italiane: è sempre molto interessante leggere delle differenti tradizioni di ogni regione italiana 🙂
Pensa che alcune di queste tradizioni non le conoscevo proprio e le ho scoperte solo grazie alle blogger che hanno partecipato a questa iniziativa! Sono cresciuta in Piemonte poco distante dalle zone del buon Gelindo e non lo avevo mai sentito nominare… ho rimediato ora con questo post 🙂
Bello leggere delle diverse tradizioni nelle Regioni Italiane. Se le confronto con quelle all’estero, alla fine due sono le cose in comune: il cibo e la famiglia… come si dice, tutto il mondo è paese, anche a Natale
Sicuro! Il cibo poi è proprio la base di ogni festa, come non sentirsi vicino alle altre persone con una fetta di dolce e un bicchiere di vino?
Insomma via… si mangia, si beve e si spende! Noi italiani sappiamo come goderci il Natale! Altro che pastorelli poveri XDDD
E non hai ancora letto le tradizioni di centro, sud e isole… qui al nord in confronto siamo a dieta stretta ahahah