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Cosa vedere al Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova

di Paola
6 commenti

Ogni appassionato di Giappone e samurai dovrebbe dedicare almeno una mezza giornata a visitare il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova. La collezione di arte e armature giapponesi è unica nel suo genere, e la sede del museo è un curioso edificio dagli interni asimmetrici che mischia razionalismo e architettura tradizionale giapponese. In questo articolo puoi scoprire cosa vedere e gli elementi più importanti dell’esposizione permanente.

Cosa vedere al Museo Chiossone: armature di samurai in un edificio razionalista

Il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone espone principalmente oggetti giapponesi e armature di samurai di varie epoche, raccolti dal genovese Edoardo Chiossone nel corso della sua permanenza in Giappone. Si tratta di un museo unico nel suo genere non solo per il numero e le epoche degli oggetti raccolti, ma anche per l’edificio in cui si trova.

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Il percorso di visita inizia appena varcata la soglia di ingresso, dopo l’atrio con la biglietteria. Il Museo Chiossone occupa un ambiente unico, con grandi balconate laterali che delimitano le gallerie con gli oggetti esposti.

Le balconate invece sono collegate tra loro da due rampe di scale su diversi livelli che non si incrociano mai per mantenere ben definito il percorso di visita. L’effetto è spiazzante e curioso allo stesso tempo. Nel momento in cui ti trovi sullo stesso livello di un’altra galleria, sai di non poterla raggiungere direttamente.

Le vetrine sulle balconate del Museo d’Arte Orientale E. Chiossone ospitano armi, armature, smalti, lacche, ceramiche, porcellane e maschere teatrali giapponesi, mentre il piano terra è dedicato alle imponenti sculture in bronzo provenienti da Giappone, Cina e Thailandia.

Le statue buddhiste

Il piano terra del Museo d’Arte Orientale di Genova è dedicato alle statue di dimensioni più importanti. Raccolte da Edoardo Chiossone durante la sua permanenza in Giappone, provengono anche da Cina e Thailandia e sono quasi tutte rappresentazioni di Buddha.

Le diverse pose del Buddha raccontano ognuna un momento diverso della vita dell’Illuminato, mentre gli stili con cui sono realizzate le sculture riflettono la provenienza geografica e il periodo. La raccolta è così imponente che sembra quasi di entrare in un tempio.

Le sculture in bronzo al piano terra del Museo d'Arte Orientale E. Chiossone di Genova
Le sculture in bronzo al piano terra del Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova

Le armature dei samurai

Uno dei motivi principali per visitare il museo Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova è sicuramente la galleria dei samurai, con una serie imponenti armature, compresa una da bambino che fa una tenerezza infinita. L’addestramento dei samurai partiva infatti dai tre anni.

Le armature sono esposte in ordine cronologico ed è interessante vedere come sono cambiate nel tempo, seguendo l’ascesa e il declino dei samurai. In alcuni casi le armature dei samurai sono anche molto diverse da quelle a cui ci hanno abituato film e anime.

Inizialmente le armature dei samurai erano infatti composte elaborate da piastre smaltate unite da lacci colorati. Tuttavia nei periodi di guerra, per realizzarle più velocemente, si trasformarono fino a diventare due larghe piastre di ferro rivettate.

L’armatura dall’aspetto incredibilmente ornamentale, quasi una divisa per le occasioni di gala, è invece quella del Periodo Edo, quando i samurai iniziarono il loro declino come classe guerriera. L’armatura non aveva più una funzione difensiva e perse quasi completamente la sua funzione pratica.

Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova ho scoperto che elmi e maschere venivano davvero indossate in guerra, a dispetto della loro decorazione elaborata. Anzi, il motivo per cui erano indossati non era solo per proteggere la testa dei samurai dalle armi dei nemici, ma anche per renderli immediatamente riconoscibili sui campi di battaglia.

Abbigliamento e oggetti dal Giappone antico

L’estro e l’originalità delle armature dei samurai trovava una corrispondenza anche negli accessori maschili del Periodo Edo. L’unico abito utilizzato era infatti uno yukata, un abito informale senza tasche simile al kimono. I propri oggetti personali erano riposti in un borsello da cintura chiamato inrô, su cui si sbizzarriva la fantasia di mercanti e samurai.

Oltre alle armature dei samurai e ai relativi accessori di abbigliamento, il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone espone oggetti di uso comune risalenti al Giappone medievale. Piatti smaltati, leoni guardiani e terrificanti maschere teatrali aiutano a contestualizzare il mondo in cui vivevano i samurai. Un mondo che all’epoca di Edoardo Chiossone stava lentamente scomparendo.

Chi era Edoardo Chiossone a cui è intitolato il Museo d’Arte Orientale di Genova

Edoardo Chiossone era un professore di disegno e incisione di Genova. A fine Ottocento si trasferì in Giappone, insieme ad altri tecnici e professori occidentali, per contribuire alla modernizzazione del Paese, nota come Rinnovamento Meiji.

Grazie al suo lavoro di istruttore e responsabile del reparto incisioni dell’Officina Carte e Valori del Ministero delle Finanze divenne una figura di spicco e fu insignito degli Ordini Imperiali al Merito del Sol Levante e del Sacro Tesoro. Durante gli anni trascorsi in Giappone, Edoardo Chiossone incise infatti più di cinquecento lastre per banconote, francobolli, bolli e titoli di Stato, e ritrasse in stile occidentale la famiglia imperiale con la sua corte.

Durante la sua vita in Giappone, Edoardo Chiossone raccolse e collezionò oggetti di ogni genere, dai piatti decorati alle armature di samurai, oggi esposte nel museo a lui intitolato. Per comprendere appieno la sua figura e il suo ruolo nel Giappone Meiji è necessario dare un po’ di contesto.

Il Rinnovamento Meiji in cui visse Edoardo Chiossone

Il Giappone rimase chiuso agli stranieri per secoli, da quando nel 1638 lo shōgunato avviò una politica di isolamento che ridusse le attività commerciali straniere in Giappone alla sola colonia commerciale olandese di Deshima, l’odierna Nagasaki. La riapertura avvenne solo dopo l’attacco degli Stati Uniti del 1853 con le “navi nere” al comando del commodoro Matthew Perry.

Nel 1854 lo shogunato firmò la convenzione di Kanagawa per l’apertura di diversi porti al commercio e per la protezione dei marinai americani, seguiti dai “trattati ineguali” altri Paesi europei che posero fine alla politica di isolamento. Fu in quel periodo che l’ultimo shogun, Tokugawa Yoshinobu, cercò di ammodernare il Giappone creando un esercito moderno e chiamando consiglieri militari europei che però causò un periodo di instabilità politica e rifiuto da parte della classe dei samurai.

In seguito al colpo di Stato del 1868 lo shogun fu deposto e restituito il potere dell’imperatore, avviando il periodo noto come Rinnovamento Meiji, durante il quale iniziò la Rivoluzione Industriale Giapponese, con l’assunzione di oltre 3.000 occidentali per insegnare ogni genere di scienza e tecnologia in Giappone, tra cui Edoardo Chiossone.

La nascita della collezione Chiossone

In Giappone Edoardo Chiossone si appassionò anche all’arte giapponese e iniziò a collezionare oggetti di ogni tipo, proprio come il suo concittadino Enrico D’Albertis a cui è dedicato il Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo. Nel periodo del Rinnovamento Meiji in Giappone era facilissimo trovare di tutto sul mercato antiquario, dalle stoviglie in ceramica alle armature dei samurai.

La collezione del Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova è unica nel suo genere perché raccolta da una sola persona. Alla sua morte, avvenuta a Tokyo nel 1898 a sessantacinque anni, la sua intera collezione fu lasciata in eredità all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova per esporla al pubblico in un museo a lui intitolato.

Pareti mobili in legno del Museo d'Arte Orientale E. Chiossone di Genova
L’esterno del Museo d’Arte Orientale E. Chiossone è realizzato con delle pareti mobili in legno ispirate all’architettura tradizionale del Giappone

Com’è nato il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova

La collezione di oggetti giapponesi di Edoardo Chiossone arrivò a Genova nel 1905, qualche anno dopo la sua morte. Inizialmente il museo a lui intitolato fu realizzato in un’ala del palazzo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti dove aveva studiato.

Durante la seconda guerra mondiale però tutte gli oggetti furono imballati e sfollati dal Comune di Genova, così come le esposizioni degli altri musei. Al termine della guerra venne quindi costruito un museo dedicato nell’area del Villino Di Negro, raso al suolo dai bombardamenti navali americani.

Per la costruzione del Museo d’Arte Orientale E. Chiossone venne incaricato l’architetto Mario Labò che unì elementi dell’architettura tradizionale giapponese con quella razionalista italiana, creando un edificio arioso e suggestivo.

L’esterno della costruzione è decorato con grandi pareti scorrevoli in legno che riprendono quello delle case giapponesi, mentre il pavimento interno del salone è realizzato in cemento armato e parquet a incastro. I piani superiori del museo sono delle balconate in cemento chiuse da balaustre in legno e ferro e collegate tra loro da scale alternate che formano un percorso continuo.

Questo nuovo Museo d’Arte Orientale E. Chiossone fu inaugurato nel 1971 e da allora subì modifiche minime rispetto all’esposizione originaria. Lo stesso edificio del museo è un’opera d’arte, dallo stile unico come la collezione che ospita.

Le gallerie del Museo d'Arte Orientale E. Chiossone di Genova
Le gallerie del Museo Chiossone sono delle curiose balconate a sbalzo asimmetriche

Informazioni utili per visitare il Museo Chiossone di Genova

Il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova ha un’esposizione incredibile e il suo punto forte sono sicuramente le armature dei samurai esposte in base ai periodi storici. Lo stesso edificio che ospita il museo vale una visita perché mescola con eleganza due stili architettonici apparentemente contrapposti.

Purtroppo però, proprio per la sua disposizione interna, con scale e balconate, il Museo Chiossone non è pienamente accessibile. L’unico modo per vedere l’intera collezione, al momento in cui scrivo, è salire e scendere le scale delle gallerie che delineano il percorso di visita perché non ci sono ascensori interni.

Quanto costa il biglietto del Museo d’Arte Orientale di Genova

Puoi acquistare il biglietto del Museo d’Arte Orientale E. Chiossone direttamente nella biglietteria che si trova all’ingresso del museo. Essendo un piccolo museo meno conosciuto rispetto alle attrazioni più note non trovi il singolo biglietto in vendita online, ma è compreso nella card turistica di Genova.

Non ricordo esattamente il costo del biglietto di ingresso perché durante la mia ultima visita avevo utilizzato il Genova City Pass, un biglietto unico valido 24, 48 o 72 ore con accesso a musei e mezzi pubblici. Te lo consiglio perché è l’opzione più conveniente per visitare due o più musei di Genova e puoi acquistarlo online prima di partire.

Dove si trova il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova

Il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova si trova nel centro città, dentro il parco Villetta Di Negro. Puoi raggiungerlo sia con i mezzi pubblici che a piedi attraversando il parco alberato, con piccole cascate nascoste tra le piante.

Museo d’Arte Orientale E. Chiossone
Piazzale Giuseppe Mazzini, 4
16122 Genova

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Scrivimi nei commenti se conoscevi già il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova o se questo articolo ti ha incuriosito al punto da spingerti a visitarlo. La sua incredibile collezione di arte e oggetti giapponesi vale davvero la visita.

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6 commenti

Raffaella Martini 26/01/2020 - 18:55

Non conoscevo questo museo, sembra molto interessante! Peccato per la non accessibilità e la lingua: la cultura deve essere accessibile a tutti!

Rispondi
Paola 26/01/2020 - 20:21

Questo museo è spettacolare! Spero che prendano atto di queste osservazioni perché davvero può dare lustro alla città

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topodibiblioteca 26/01/2020 - 11:35

Non sapevo dell’esistenza di questo museo, che sembra molto interessante, ma rimango parecchio perplessa dal fatto che non sia accessibile quando basterebbe poco per renderlo tale.

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Paola 26/01/2020 - 15:53

Purtroppo il problema dell’accessibilità non riguarda solo i singoli musei, ma una sensibilità generale che in Italia ancora manca. Per esempio quante volte vediamo macchine parcheggiate davanti alle strisce pedonali o alle rampe? I musei dovrebbero dare il buon esempio – e spero che in futuro questo museo venga reso accessibile perché è davvero stupendo – sta però anche a noi farci portavoce di questo diritto 😉

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Stefania 26/01/2020 - 09:40

Pensa che non l’ho mai visitato eppure amo l’arte orientale così diversa dalla nostra. Nei miei viaggi ho visto un interessante museo a Roma e a Cracovia altri pregevoli reperti portati anche lì da uno studioso.

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Paola 26/01/2020 - 15:51

Io invece amo proprio i musei d’arte orientale 🙂 Dopo il viaggio in Cambogia però i nostri musei mi sembrano tutti piccoli! In compenso in Italia abbiamo dei musei di straordinario valore per le loro raccolte e per come riescono a fare divulgazione, come nel caso del Chiossone appunto, ma anche del MAO di Torino per citarne due al volo

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