Il problema dell’accessibilità mi sta molto a cuore e per me oltre che un diritto è una questione di civiltà. Spesso pensiamo erroneamente che il termine accessibilità sia legato solo alle persone con disabilità, quando invece significa la possibilità per tutti di accedere a un luogo o una risorsa. In questo articolo ti parlo di accessibilità fisica dei luoghi, ma puoi usare questo termine anche per parlare di siti internet, libri e altri oggetti o luoghi virtuali.
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Perché ogni luogo dovrebbe essere accessibile
Riguardo all’accessibilità in un luogo qualsiasi, puoi avere necessità di una rampa o di un ascensore anche se sei in perfetta salute. Magari stai trasportando una valigia pesante, oppure sei con un bambino nel passeggino. L’accessibilità inoltre non è una caratteristica importante solo per chi utilizza una sedia a rotelle, è utile a tutti. Per questo ti parlo di civiltà, perché un paese civile dovrebbe permettere a tutti di spostarsi in autonomia.
Come sanno già molti genitori, con un passeggino al seguito la mancanza di accessibilità può diventare davvero un problema insormontabile, proprio come lo è per una persona impossibilitata a salire le scale. A me è successo più di una volta di avere difficoltà a prendere i mezzi pubblici da sola con il passeggino perché treni, tram e bus non erano a livello strada.
Me la sono cavata comunque, a volte aiutata da gentili sconosciuti, ma io avevo solo un bambino con un passeggino, peso totale circa dieci chilogrammi (per ora). Una persona che utilizza una sedia a rotelle nella mia stessa situazione sarebbe rimasta ad aspettare per ore il mitico tram accessibile (pare esistano davvero, anche se su alcune linee non li ho mai visti).
Una passeggiata in una città (in)accessibile
Oltre ai mezzi pubblici, andrebbe ripensata proprio tutta la mobilità urbana. Io vivo a Torino, sulla carta una grande e civilissima città del nord Italia con qualche pretesa turistica. In pratica però è uno schifo per la mobilità e ti spiego il motivo portandoti a fare una passeggiata virtuale con me e mio figlio nel suo passeggino.
Innanzitutto a Torino molti palazzi, sia storici che moderni, hanno cinque/sei gradini prima del piano terra, il cosiddetto piano ammezzato. Di conseguenza quando sono presenti gli ascensori partono dal piano terra rialzato e non dal piano terra reale. Non son ancora riuscita a spiegarmi il motivo di questi gradini all’ingresso però ho notato che sono davvero quasi ovunque, mancano forse solo nei palazzi di nuova costruzione.
Superato il problema dei gradini, smontando o sollevando il passeggino a seconda del modello, devi ancora fare i conti con le buche. Quelle di Roma sono famose, ma anche Torino non scherza in quanto a manto stradale sconnesso. Anche se le buche conciliano il sonno del Britalian baby, non voglio immaginare come si senta il sedere di una persona che utilizza una sedia a rotelle dopo una giornata in giro (sempre se riesce a uscire di casa per la questione gradini).
Rampe sui marciapiedi e auto parcheggiate malamente
Arriviamo poi ai problemi più grandi: la mancanza di rampe sui marciapiedi e gli individui che parcheggiano sulle strisce pedonali. Io mi sto facendo dei bicipiti da paura a sollevare il passeggino a ogni marciapiede. Non per fare la snob, ma abito in una zona semi centrale, non in una remota periferia abbandonata dalle amministrazioni comunali, quindi questa mancanza delle rampe sui marciapiedi proprio non me la spiego.
Se sono riuscita a salire e scendere dal marciapiede con bimbo e passeggino devo comunque rischiare di nuovo la vita per attraversare la strada. A Torino, e credo pure in altre città, ci sono sempre dei simpatici personaggi che “tanto mi fermo solo cinque minuti” parcheggiano sulle strisce pedonali. In centro non ci sono tantissimi parcheggi, ma non è una giustificazione. Sono gli stessi individui che parcheggiano sulle piste ciclabili tanto i vigili non passano mai.
Con un passeggino, una valigia pesante, una sedia a rotelle o semplicemente un problema di mobilità (magari hai preso una brutta storta sul marciapiede sconnesso e fai fatica a camminare, ti è mai capitato?) non avere le strisce pedonali libere significa fare lo slalom in mezzo alla strada. E buttarti in mezzo alla strada è rischioso soprattutto nelle ore più trafficate dove gli altri automobilisti non vanno tanto per il sottile nel mandarti a quel paese o passarti troppo vicino vicino con arroganza.
Ho voluto condividere con te questa passeggiata per le strade della mia città – una città qualsiasi – tra mezzi pubblici, rampe e parcheggi selvaggi per riflettere sul valore dell’accessibilità come diritto di tutti. Fammi sapere cosa ne pensi nei commenti, se fatto anche tu riflessioni simili, ma soprattutto se ci sono esempi virtuosi da promuovere sui nostri blog perché preferirei davvero raccontare storie positive!
10 commenti
L’Europa ha due velocità in termini di accessibilità: il Nord è avanti anni luce e il Sud arranca. E l’Italia fatica a mettersi in pari, purtroppo.
Verissimo. Eppure basterebbe davvero poco per rendere fruibili da tutti le nostre risorse culturali.
Credo che il nostro paese sia davvero molto indietro in quanto ad accessibilità. Questo per me è un segno di poca civiltà.
Spero che parlarne e sollevare il problema aiuti a stimolare delle riflessioni
Io ho avuto difficoltà una volta al Conad della mia città. Sono rimasta incastrata tra gli scaffali claustrofobici. Dico io ci passa il carrello perché il passeggino no? Dopo aver buttato a terra una fila di pacchi di pasta ho fatto marcia indietro e sono corsa dalle scale che avevo faticosamente salito per raggiungere l’entrata. A prescindere dalle buche, dalle macchine parcheggiate male, dagli autobus imprendibili, anche il privato non scherza eh!!
Ahahah vero! Io avevo rinunciato a comprare delle scarpe perché non riuscivo ad arrivare al reparto donna in un negozio di una nota catena!
L’accessibilità, non solo motoria, è un diritto anche se a volte riconosco che per quella motoria ci siano problemi strutturali a renderla effettiva. Ciò non toglie che manchi proprio una consapevolezza e sensibilità verso l’argomento.
Un tempo le persone si adattavano e subivano certe limitazioni; oggi si ha più il coraggio di denunciare certi comportamenti o disagi e si incentiva a porre rimedio, anche perché sono di gran lunga cambiati gli stili di vita.
Tuttavia non siamo proprio la pecora nera dell’Europa: ho visto anche in Francia o altri Paesi non essere del tutto attrezzati per l’accessibilità o vedere comportamenti scorretti.
Spero che prevalga in generale il buon senso, perché ho visto – di contro – il voler rendere accessibile a tutti i costi certi siti che per loro natura o storicità non lo erano e non sarebbe possibile se non rovinandone l’autenticità.
Sicuramente ci sono molte opportunità ancora da cogliere e la strada verso la civiltà è lunga.
Sui siti non accessibili ti cito l’esempio – virtuoso questa volta – del museo Pietro Micca che ha creato una visita virtuale.
Io credo che parlare di accessibilità sia il modo migliore per creare consapevolezza 🙂
Guarda, non ho figli, ma il fatto che nel nostro paese l’accessibilità sia l’eccezione è una cosa che mi fa parecchio arrabbiare. E non prendiamocela con le amministrazioni pubbliche (che hanno sì, le loro colpe), perché le auto sui marciapiedi o sulle strisce, le parcheggiano i cittadini. Sono stata 5 giorni a Barcellona con degli amici che hanno due bambini e in TUTTE, dico TUTTE le fermate della metro abbiamo trovato un ascensore. Prova a farlo a Roma…
Nel resto d’Europa l’accessibilità è una cosa normale 😀 In realtà la colpa secondo me è comunque dell’amministrazione pubblica perché se mettesse delle rampe utilizzabili su tutti i marciapiedi (ho visto rampe lontane dalle strisce pedonali!) e sanzionasse davvero pesantemente i parcheggi selvaggi forse ci sarebbero meno furbetti in giro