Questo blog è nato dal mio anno di aspettativa, trascorso tra Inghilterra, Francia e Thailandia. Un anno avventuroso che mi ha fatto capire di non voler più lavorare in banca con un orario tradizionale, ma mi ha confermato la voglia e la capacità di seguire i miei sogni di un lavoro indipendente. Senza il mio anno di aspettativa non avrei mai trovato il coraggio di buttarmi nel vuoto e aprire la Partita IVA per diventare una travel blogger a tempo pieno.
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Perché ho chiesto aspettativa dal lavoro in banca
Prima di lasciare il mio lavoro dipendente per l’aspettativa, avevo passato gli ultimi dieci anni sognando di lasciare il lavoro per trascorrere dodici mesi in libertà su una spiaggia tropicale. Avevo letto ogni singolo blog italiano scritto da persone che avevano mollato tutto per seguire i loro sogni e ne avevo analizzato la sostenibilità sul lungo periodo.
Volevo fare un’esperienza memorabile, ma anche vedere com’era il mondo “fuori”. Quando si lavora per anni nello stesso posto si tende a credere che sia così ovunque, ma non è vero. Lasciare la mia azienda, anche solo per un anno, mi ha fatto vivere esperienze incredibili, aumentare le mie competenze e capire che la mia insoddisfazione era data dal fatto che non fosse quello il posto e lo stile di vita giusto per me.
Non fraintendermi, io amo lavorare al computer. Adoravo anche il mio lavoro in banca, ma lavorare in un ambiente fortemente maschilista con quasi nessun dirigente donna o possibilità di carriera era davvero frustrante. Non mi ci vedevo a continuare così per il resto della mia vita. Eppure non riuscivo a immaginare ancora un futuro diverso.
Quando ho lasciato l’ufficio per iniziare la mia avventura di un anno in aspettativa la mia e-mail di saluti ai colleghi riportava più o meno queste parole:
Oggi è il mio ultimo giorno di lavoro prima del periodo di aspettativa. Negli ultimi dieci anni ho cambiato case, città, marito & fidanzati, mentre questa azienda è sempre rimasta una costante. Dovrei scrivere che sono pronta per nuove sfide e bla bla bla, la verità è che adesso sono solo molto emozionata per questo cambiamento e non riesco ancora ad immaginare un’intera settimana senza ufficio. Vi saluto e ci diamo appuntamento al prossimo anno (forse)!
Con l’aspettativa mi immaginavo soprattutto di fare esperienze nuove e poterle sfruttare per crescere professionalmente al mio rientro. Quello che non avevo previsto è che sarebbe stato solo il punto di partenza per spiccare il salto verso il lavoro dipendente.
Alla fine il motivo con cui ho trovato il coraggio di chiedere davvero aspettativa è stato vivere con l’allora British boyfriend. I miei mesi di libertà sarebbero stati sulla costa del Mare del Nord invece che in qualche spiaggia tailandese. Con un inglese per cui mi ero presa una cotta adolescenziale, amore rinato grazie ai social network e finito dopo qualche anno, ma che mi ha lasciato mio figlio e la passione per il Regno Unito come ricordo indelebile.
La mia esperienza di lavoro in aspettativa
Come puoi leggere sul mio libro Piccolo manuale sull’aspettativa (dal lavoro dipendente) per lavorare durante un periodo di aspettativa non puoi avere un altro lavoro dipendente. Se per mantenerti devi lavorare puoi però svolgere delle collaborazioni non concorrenziali con il tuo lavoro a tempo indeterminato.
Il primo mese in Inghilterra, in cui facevo fatica a gestire il troppo tempo libero senza più alzarmi presto per andare al lavoro, mi ero iscritta ad alcuni siti per copywriter e freelance e avevo iniziato a venire pagata per scrivere recensioni e articoli per siti web discutibili. Questa esperienza, per quanto curiosa, si è rivelata in seguito un utile esercizio di scrittura per quando ho deciso di diventare una travel blogger professionista.
Oltre ai siti per freelance, avevo mandato anche il mio curriculum a diverse catene di ristorazione con l’obiettivo di utilizzare quell’esperienza per migliorare il mio inglese. Tuttavia non mi aveva risposto nessun pub, caffetteria o fast food, probabilmente per via della mia esperienza decennale nel credito al consumo, poco adatta alla frittura di patatine.
Infine sono stata contattata da un recruiter di un’agenzia di selezione del personale attraverso LinkedIn, per lavorare in Google attraverso Adecco. Cercavano infatti una persona con le mie stesse competenze, lingue straniere e informatica, per lavorare in Francia a un progetto di Google Maps.
Prima della Brexit trovare lavoro nel Regno Unito era abbastanza semplice se si avevano le competenze giuste, purtroppo ora è molto più difficile perché devi trovare un’azienda che ti faccia da sponsor e pagarti l’assicurazione sanitaria fino a quando non ti viene concesso di rimanere in UK a tempo indeterminato.
Purtroppo avevo dovuto licenziarmi anticipatamente dal lavoro in Google per un grave problema di salute che non mi permetteva di continuare a viaggiare in modo così intensivo. Anziché piangermi addosso avevo utilizzato gli ultimi mesi di aspettativa per godermi l’Inghilterra, prepararmi al rientro in Italia e trascorrere un periodo da nomade digitale in Thailandia con il lavoro da copywriter che continuavo a svolgere.
La mia love story inglese
Quello che invece ha iniziato a dare problemi durante il mio anno di aspettativa è stata la mia love story con il British boyfriend, a partire dalle litigate per il creepy flat, l’orribile appartamento da lui scelto come nostro nido d’amore. Vivere insieme aveva portato alla luce molte differenze e problemi non superabili che purtroppo ho ignorato per lungo tempo perché ero innamorata.
A distanza di anni, dopo aver interrotto i rapporti nonostante un figlio insieme, ricordo questa storia in modo conflittuale. Da un lato ero molto innamorata e ho cambiato moltissime cose della mia vita per adattarmi, dall’altro mi rendo conto che l’amore mi ha fatto sottostimare problemi e comportamenti che non avrei dovuto tollerare.
Sono comunque molto felice di ciò che mi ha lasciato: mio figlio con i capelli biondi e gli occhi azzurri come lui e l’amore per il Regno Unito e per l’Inghilterra in particolare. Riuscire a trovare il lato positivo di una storia finita non nel migliore dei modi è difficile, ma non impossibile.
Le case inglesi: un’esperienza traumatica
Quando mi sono trasferita in Inghilterra, il British boyfriend viveva in un monolocale, motivo per cui avevamo deciso di trasferirci in un appartamento più grande. Dall’Italia era difficile visitare appartamenti mentre ero ancora al lavoro perciò avevo dovuto fidarmi della sua scelta.
Purtroppo l’idea di “appartamento abitabile” per il British boyfriend era molto diversa dalla mia. Pur essendo in una tipica casa vittoriana vista mare, potenzialmente molto bella dopo una ristrutturazione, il creepy flat era allestito con pessimo linoleum in cucina e moquette in tutte le altre stanze, bordo vasca compreso.
Le finestre a ghigliottina erano così malconce da perdere i pezzi quando le aprivo mentre la pianta della casa era quantomeno discutibile, con un lavandino in camera e il bagno ricavato nella rampa di scale interne. Ecco il motivo per cui ricordo ancora questo orrendo appartamento come creepy flat, l’unica cosa che assolutamente non mi manca dell’Inghilterra.
Il mio libro: Piccolo manuale sull’aspettativa (dal lavoro dipendente)
Dalla mia esperienza di aspettativa è nato il mio libro Piccolo manuale sull’aspettativa (dal lavoro dipendente) con informazioni utili e riferimenti per chi vuole intraprendere questo percorso. Per seguire i propri sogni non è necessario lasciare subito un lavoro a tempo indeterminato, ma si può provare a respirare un po’ di libertà (e capire se fa per te) con un periodo di astensione dal lavoro.
Piccolo manuale sull'aspettativa (dal lavoro dipendente)
Per me l’aspettativa è stata un’esperienza fantastica che mi ha insegnato quanto valgo e che con il giusto impegno posso davvero raggiungere ogni obiettivo. Se non stai bene nel tuo posto a tempo indeterminato, per quanto possa essere un’ambizione socialmente accettabile, non esitare a sospendere il lavoro per seguire i tuoi sogni e provare a fare altro.
2 commenti
Che bello leggere queste parole, io che sto per cominciare il mio “viaggio” verso l’ignoto, con la speranza di trovare un posto nel mondo che mi renda felice e orgogliosa, lavorando a qualcosa a cui tengo veramente. Io non potrò tornare in dietro perchè l’azienda (finanziaria) non esisterà più, per cui salto senza paracadute!
se hai qualche suggerimento sai che lo accetto con grande entusiasmo!
Complimenti Paola!! tanta stima!
Grazie Sandra! Il mio consiglio è di restare sempre sintonizzata su quali sono i tuoi desideri e utilizzare questo periodo di vuoto sul lavoro per capire cosa vuoi fare veramente. Io lotto ancora tutti i giorni con chi mi dice di tornare indietro al lavoro in banca, ma cerco di esplorare strade alternative 😉