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Cesare Lombroso e il Museo di Antropologia Criminale di Torino

di Paola
8 commenti

Il Museo di Antropologia Criminale dell’Università di Torino racconta la curiosa storia di Cesare Lombroso, lo scienziato ottocentesco famoso per aver abbinato la tendenza a compiere reati a un determinato aspetto fisico, nonostante il suo aspetto non proprio bellino. Le sue ricerche non risparmiarono nessuno, iniziò a studiare detenuti e internati nei manicomi, sia uomini che donne, quest’ultime considerate dallo scienziato inferiori.

Perché un museo su Cesare Lombroso

Partendo dai grossolani errori scientifici di Lombroso, il Museo di Antropologia Criminale solleva l’attenzione su temi sempre attuali come pregiudizi, (ri)educazione e ambiente sociale. Anche se oggi le sue teorie sono superate, Cesare Lombroso rispecchiava le convinzioni del suo tempo e con le sue ricerche credeva davvero di poter migliorare la società.

Lombroso fu infatti iscritto al partito socialista e si schierò sempre dalla parte delle classi sociali più deboli. Prima di dedicarsi allo studio dell’antropologia criminale, il suo impegno come medico lo spinse a cercare una cura alla pellagra, anche se giunse a una conclusione sbagliata sulla causa di questa malattia.

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Piccola introduzione sulla scienza nell’Ottocento

Per capire come una persona così interessata nel migliorare la società finì per tirare fuori teorie che oggi suonerebbero decisamente razziste e discriminatorie dobbiamo ripassare un po’ di storia. Le scienze umane come l’antropologia, la psicologia e la sociologia nacquero proprio nell’Ottocento, un periodo pieno di fermento, con gli scienziati che si incitavano a vicenda, immersi nella corrente di pensiero del positivismo.

Da un lato è grazie alla totale fiducia nel progresso tecnologico e scientifico di questi scienziati ottocenteschi che oggi studiamo l’evoluzionismo e prendiamo in giro i creazionisti. Dall’altro le loro ricerche, come quelle di Lombroso stesso, erano però talvolta acritiche e superficiali.

La controversa figura di Cesare Lombroso

Cesare Lombroso ai suoi tempi era considerato uno studioso di tutto rispetto, un innovatore e un cittadino modello. Partecipò come medico militare alla campagna contro il brigantaggio per il nuovissimo Regno d’Italia, si dedicò alla ricerca scientifica per curare la pellagra e altre malattie molto frequenti a quell’epoca, e proseguì la sua carriera con posizioni dirigenziali nei manicomi e nelle carceri.

Per quanto armato di buone intenzioni, Cesare Lombroso fece errori grossolani in molte sue ricerche. Ad esempio secondo lo scienziato la pellagra era causata dalla farina di mais avariata perché si ammalavano solo le persone che ne facevano largo uso, mangiando quasi esclusivamente polenta. In realtà le persone con una dieta del genere erano carenti di vitamine PP, ma ai tempi di Lombroso questa vitamina non era ancora stata scoperta!

Lombroso fece poi un altro errore molto grossolano con le sue teorie dell’atavismo e del delinquente nato, perché partì da misurazioni super metodiche per arrivare a conclusioni sbagliatissime, considerate oggi del tutto superate.

Museo Lombroso di Torino, foto Virginia Barinaga Ʌir Fotografía
Qui siamo nella sala dove è esposta la specchiera intarsiata del recluso Eugenio Lenzi, un esempio perfetto di arte spontanea (art brut). Foto Virginia Barinaga Ʌir Fotografía in stage presso Plastikwombat

La “scienza” fisiognomica di Cesare Lombroso

Al giorno d’oggi la fisiognomica è considerata una pseudoscienza e nessuno sosterrebbe che a un determinato aspetto possano corrispondere delle caratteristiche psicologiche. Nell’Ottocento invece rientrava a pieno titolo nelle ricerche scientifiche che avevano lo scopo di indagare la relazione tra i comportamenti deviati, la responsabilità individuale e l’ambiente culturale e sociale.

Ricordiamoci che, per quanto strampalate ci possano sembrare queste ricerche, nel periodo storico del positivismo si pensava che la scienza potesse risolvere tutti i problemi. In più è proprio partendo dalle misurazioni minuziose dei delinquenti abituali che gli scienziati iniziarono a interrogarsi sulla validità delle pene assegnate ai detenuti.

Cesare Lombroso sosteneva che i criminali avessero delle caratteristiche fisiche differenti rispetto alle persone “normali” e applicava la stessa teoria anche alle persone con disturbi mentali. L’osservazione del cranio del brigante Villella – potete immaginarvi un Lombroso in versione amletica a parlare al cranio – gli fece identificare una piccola fossa come un carattere degenerativo presente negli alienati e nei delinquenti. Altre misurazioni lo portarono poi alla conclusione errata che il “delinquente nato” aveva in genere gli zigomi pronunciati, la testa piccola e la fronte sfuggente.

Il brigante Gasparone, purtroppo per lui, fu etichettato come “il vero tipo del delinquente nato” per il suo aspetto fisico e per l’interpretazione che Lombroso diede al brigantaggio di “una specie di selvaggia giustizia”.

Piante dai comportamenti criminali e altre teorie discutibili

Le caratteristiche fisiche riscontrate nei detenuti fecero produrre a Cesare Lombroso la sua discutibile teoria sull’atavismo, ovvero il ritorno dei caratteri primitivi nei delinquenti. Liberamente ispirato dalle teorie sull’evoluzionismo di Darwin, Lombroso finì per accusare di comportamenti delinquenti pure le piante carnivore che secondo lui avevano mantenuto un comportamento brutale e primitivo.

Così come le piante carnivore non potevano trattenersi dal trucidare insetti, gli stessi criminali del tipo “delinquente nato” compivano reati perché la loro natura non gli permetteva di adattarsi alla società moderna. Secondo Lombroso, erano proprio le loro caratteristiche ataviche, simili a quelle degli animali inferiori e dell’uomo (o pianta) primitivo, che rendevano ingiusta una pena nei confronti di chi non poteva comportarsi in modo diverso.

Criminali tatuati e signorine di facili costumi

Non erano però solo le piante e le persone brutte a essere vittime di atavismo, persino le persone con i tatuaggi potevano avere qualche regressione. Quando era ancora un medico militare Cesare Lombroso scoprì che i tatuaggi erano più frequenti nei soldati che provenivano da classi sociali disagiate mentre in seguito rilevò invece un aumento dei tatuaggi tra i criminali.

Lombroso finì quindi per inglobare pure i tatuaggi, un “usanza tanto diffusa tra i selvaggi e i popoli preistorici”, nella sua teoria sull’atavismo, etichettandoli come una regressione verso forme primitive. Se avete tatuaggi, può interessarvi sapere che al Museo di Antropologia Criminale dell’Università di Torino c’è un’intera parete dedicata a questa spiegazione.

Cesare Lombroso, come tutti i suoi contemporanei, considerava poi le donne inferiori dal punto di vista fisico, morale e intellettuale. Le donne intelligenti, così come le donne prostitute o criminali, erano un’eccezione da studiare e finirono pure loro nelle sue ricerche.

Museo Lombroso di Torino, foto Virginia Barinaga Ʌir Fotografía
La raccolta del Museo Lombroso dei vasi per bere dei detenuti del carcere Le Nuove è davvero impressionante: sono tantissimi, e tutti decorati. Foto Virginia Barinaga Ʌir Fotografía in stage presso Plastikwombat

L’arte spontanea dei reclusi

Una parte molto interessante del Museo di Antropologia Criminale dell’Università di Torino riguarda l’esposizione dei manufatti di carcerati e internati nei manicomi, vere e proprie espressioni artistiche. Alcuni di questi oggetti sono quasi surreali, come il pesantissimo abito di stracci creato dall’internato Versino nel manicomio di Collegno. Altri sono invece delle vere e proprie opere di arte spontanea, come la specchiera finemente dipinta e intarsiata da Eugenio Lenzi.

Un’intera parete del museo è poi dedicata alle incisioni dei detenuti del carcere di Torino ‘Le Nuove’ sui vasi di terracotta usati per bere. Noi oggi li consideriamo espressione artistiche, mentre per Lombroso potevano essere visti come “oggetti criminali” che indicano la natura delinquente del suo autore, così come le scritte sulle pareti delle celle.

L’imponente raccolta di oggetti criminali

La mania di collezionismo di Cesare Lombroso degli “oggetti criminali” diede l’impulso per la creazione della polizia scientifica, fondata dal suo allievo Salvatore Ottolenghi che ne intuì un’utilità pratica. Lombroso invece, purtroppo per lui, vedeva nelle armi usate nei delitti solo un modo per studiare l’“uomo delinquente” e si limitava a catalogare coltelli, crocifissi-pugnali usati da falsi monaci e altre amenità criminali.

Perché visitare il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso

Molte persone visitano il Museo di Antropologia Criminale dell’Università di Torino incuriosite dai reperti collezionati da Cesare Lombroso per le sue ricerche. Preparati anatomici, fotografie, maschere mortuarie, corpi di reato e produzioni artistiche sono allineati ordinatamente in una sorta di follia catalogatoria.

Nel museo non si percepisce alcuna morbosità, solo un’ossessione per le misurazioni. Qualsiasi comportamento deviato veniva ricondotto da Lombroso a una questione di forma e grandezza, l’unico modo conosciuto nell’Ottocento per fare ricerca, come possiamo vedere anche nell’adiacente Museo di Anatomia Umana.

Il Museo di Antropologia Criminale dell’Università di Torino ci offre però una riflessione sul metodo scientifico e con la sua esposizione pone l’attenzione sui concetti sempre attuali di normalità e devianza. Per quanto buona parte della storia di Lombroso si possa riassumere in un grossolano errore scientifico, dobbiamo comunque a lui l’idea del concetto di responsabilità del delitto e giustizia della pena, e per questo merita di venire ricordato.

📌 Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso
Via Pietro Giuria, 15
10126 Torino

Conoscevate già questo curioso museo torinese? Fatemi sapere nei commenti le vostre impressioni. E una volta finita la visita andate a curiosare anche negli adiacenti Museo di Anatomia Umana e Museo della Frutta, per una panoramica completa sulla scienza ottocentesca!

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8 commenti

Lucy the Wombat 14/07/2019 - 13:50

Adoro, una prospettiva diversa da quello che si conosce comunemente su Lombroso! Quando prima o poi capito a Torino, per prima cosa mi sparo tutta la triade di musei di cui hai parlato!
Il dettaglio delle piante carnivore è fantastico. Per noi così strano, ma all’epoca così logico!

Rispondi
Paola 15/07/2019 - 09:33

Sono dei musei davvero eccezionali, sia per l’allestimento che per la loro originalità. Ti aspetto super volentieri a Torino!

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Elizabeth Sunday 30/06/2019 - 15:27

Grazie per questo articolo, Paola: prima tramite il tuo blog ho scoperto curiosità britanniche interessanti, oggi musei e altre meraviglie torinesi. In questi giorni di vacanza in patria devo proprio mettermi al passo. Certo che però sto Lombroso che tipo ombroso!

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Paola 01/07/2019 - 09:37

Grazie a te! In genere preferisco raccontare storie e luoghi meno conosciuti rispetto alle attrazioni che trovi su ogni guida 😉

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Silvia - The Food Traveler 29/06/2019 - 16:31

Conosco questo museo di nome ma non ho ancora avuto occasione di visitarlo. Mi incuriosisce parecchio perché sono un’avida lettrice di polizieschi e Lombroso a modo suo è un personaggio che trovo affascinante, se non altro per l’impegno dedicato a capire quale fosse la differenza tra un criminale e una persona “normale”. Ora me lo immagino un po’ come Igor in Frankenstein Junior mentre ruba il contenitore con un “ab-normal brain”…

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Paola 29/06/2019 - 19:41

Ahahahah i cervelli (affettati) li puoi trovare nell’adiacente Museo di Anatomia, Lombroso preferiva collezionare crani e manufatti. Secondo me è un museo da non perdere, sia per la storia affascinante del suo protagonista e del suo tempo, sia per l’esposizione organizzata davvero bene per essere un piccolo museo 😉

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Katja 28/06/2019 - 18:58

Questo museo lo devo vedere! Mi sembra un pò strano (soprattutto la figura di Cesare Lombroso) ma m’attira parecchio, insieme al Museo di Anatomia Umana. Mi sa che ho troppe cose da vedere a Torino … mi devo organizzare per un mese! 🙂

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Paola 28/06/2019 - 19:54

La scienza ottocentesca è davvero affascinante: da un lato c’era uno slancio pazzesco per la ricerca, dall’altro partorivano teorie strampalate… Questi musei sono una vera chicca per chi vuole scoprire questi aspetti 😉

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