Il Museo della Frutta di Torino ripercorre la storia della sperimentazione agronomica dell’Ottocento, ma è conosciuto principalmente per la sua immensa collezione di frutti di resina e cera di Francesco Garnier Valletti. Il primo impatto con questo museo è lo stupore per i dettagli di questi pomi, incredibilmente verosimili.
Cos’è il Museo della Frutta di Torino
Francesco Garnier Valletti nei suoi modelli di frutta riproduceva ogni singola macchia o peluria nei minimi dettagli. Sugli scaffali d’epoca in vetro e legno sono ordinatamente esposti centinaia di frutti: mele, pere, ciliegie e altri tipi ancora. A interrompere la serie di frutti troviamo anche delle verdure in gesso che risalgono agli anni Venti del XIX secolo e non sono opera di Garnier Valletti.
Superato lo stupore iniziale, o ci innamoriamo di questa ossessione catalogatoria, o finiamo per odiarne la sua monotonia. Io sono per il #teamfrutta e lo slancio scientifico del periodo positivista mi affascina tantissimo. Ho infatti visitato più volte questo museo, sia da sola che per accompagnare amici in visita a Torino.
ORGANIZZA IL TUO VIAGGIO A TORINO
Prima di partire acquista online la tessera Torino + Piemonte Card per visitare musei, castelli, fortezze e residenze reali di Torino e del Piemonte e viaggiare gratis sui mezzi pubblici cittadini. Se vuoi risparmiare e pensi di muoverti solo nel centro storico, scegli la Torino City Card senza trasporto pubblico, valida solo nel territorio cittadino.
Il percorso del museo: dalla scienza agraria alla raccolta delle mele
Prima di arrivare alle famose sale con le mele, il percorso del Museo della Frutta ci porta alla Regia Stazione di Chimica Agraria e nelle sue stanze dedicate a laboratori, biblioteca e ufficio del direttore.
Le riflessioni che il Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti ci offre sul rapporto tra scienza e agricoltura sono decisamente attuali. Temi come produzione, biodiversità e consumo dei prodotti agricoli non sono solo argomenti di fine Ottocento, ritornano infatti ancora oggi negli articoli di blog ecologisti e giornali nazionali.
Percorrendo le sale della frutta non possiamo rimanere indifferenti di fronte all’incredibile varietà di mele e pere – più di seicento – che erano disponibili a fine Ottocento e che oggi sono praticamente introvabili. Quando facciamo la spesa infatti è difficile trovare più di cinque o sei varietà diverse, mentre all’epoca si trovavano pomi per ogni gusto in ogni periodo dell’anno.

Il tempo delle mele (pere, patate, albicocche, prugne e altri frutti)
Durante l’Ottocento ogni branca della scienza aveva i suoi modelli cartapesta o cera, come abbiamo scoperto al Museo di Anatomia Umana di Torino. La pomologia non era da meno e i modelli di frutta erano fondamentali per la ricerca scientifica applicata all’agricoltura.
I modelli creati da Francesco Garnier Valletti sono considerati unici nel loro genere per l’elevato livello di dettaglio e per la loro produzione in serie, non possibile con le altre tecniche usate all’epoca.
Francesco Garnier Valletti era un perfezionista e ogni suo singolo frutto prevedeva un immenso lavoro artigianale. Innanzitutto realizzava lo stampo da un calco del frutto originale e poi procedeva a riempirlo con una miscela di sua invenzione, rimasta segreta fin dopo la sua morte. Quindi lisciava e verniciava il frutto, prima procedere alla verniciatura riproducendone esattamente la buccia.
L’ossessione per i dettagli di Francesco Garnier Valletti era tale che le sue pesche e albicocche avevano una lanugine uguale a quelle vere, ottenuta triturando della lana. Tutti i modelli esposti sembrano veri. Pensate che ho visitato il Museo della Frutta di Torino portandomi una mela da casa e riguardando le foto non riesco a distinguerla da quelle in vetrina.

La vita avventurosa di Francesco Garnier Valletti tra frutta e corti imperiali
Francesco Garnier Valletti si considerava un maestro nel suo campo e i suoi stessi schizzi sono delle vere opere d’arte. Prima di creare i suoi stampi disegnava infatti ogni frutto nel dettaglio, colorandolo ad acquerello per evidenziare ogni sfumatura della buccia.
Per le sue creazioni vinse numerosi premi, ma la sua stessa vita di scienziato-artista-artigiano merita di essere ricordata. Iniziò infatti la sua carriere dal noiosissimo paesino di Giaveno, in provincia di Torino, dove lavorava come confettiere per finire a esporre i suoi frutti in tutte le principali corti europee.
La sua avventura artistico-artigianale iniziò dopo il matrimonio, quando Francesco Garnier Valletti si spostò a Torino e abbandonò la produzione di confetti per produrre dei modelli di fiori in cera. Era così bravo e preciso che nel 1840 si spostò a Milano e da lì venne introdotto alla corte imperiale di Vienna, dove iniziò a produrre anche frutti. Fu quindi invitato anche alla corte dello zar di Russia a San Pietroburgo, come un vero divo della ceroplastica.
Ritornò però a Torino alla morte della moglie per occuparsi dei quattro figli, dedicandosi esclusivamente alla pomologia artificiale, che nel frattempo era diventata la sua attività principale. Pur vivendo a Torino in pianta stabile, Francesco Garnier Valletti partecipò di persona o inviandone dei saggi a innumerevoli esposizioni del periodo tanto in Italia, quanto all’estero, Stati Uniti e Australia compresi, vincendo numerosi premi e riconoscimenti. Purtroppo per lui, ai riconoscimenti ottenuti non corrispose mai un’adeguata remunerazione, ma non si fece mai abbattere e continuò per tutta la vita a perfezionare la sua tecnica incredibile.
📌 Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti
Via Pietro Giuria, 15
10125 Torino
Conoscevate già la storia di Francesco Garnier Valletti e della sua frutta? Scrivetemelo nei commenti e non perdetevi il Museo Lombroso e il Museo di Anatomia Umana nello stesso edificio.
Dove dormire a Torino
A Torino puoi dormire sia in hotel eleganti situati in palazzi storici che in moderni appartamenti dotati di tutti i comfort, la scelta dipende solo dai tuoi gusti. Da torinese posso solo consigliarti gli hotel più belli. Personalmente soggiornerei al Best Western Plus Executive Hotel and Suites o al lussuoso hotel Principi di Piemonte, entrambi in centro.
Se invece preferisci un’area comoda alla stazione ferroviaria di Porta Nuova e in una zona ricca di locali e ristoranti ti consiglio gli Apart Hotel Torino o l’economico ostello Tomato Backpackers nel quartiere di San Salvario, vicino a dove ho abitato per molti anni prima della nascita di mio figlio.
2 commenti
Aspettavo con ansia questo post e me lo sono proprio gustato, come un pomo! Condivido la tua attrazione per le ossessioni tassonomiche, se poi sono frutto di una sola mente di talento il risultato è fantastico. Grazie per questi tuoi racconti sui musei particolari, da quaggiù leggo con lo stupore dei bambini!
L’esposizione di questo museo sembra proprio uscita da una di quelle pagine Facebook di invasati di Marie Kondo 😀