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Vita da expat: Federica tra Arabia Saudita, Cina e molte altre destinazioni

di Paola
36 commenti

Il termine expat definisce gli stranieri che vivono all’estero e hanno posizioni di lavoro manageriali, a differenza dei nomadi digitali che sono liberi professionisti del web. Mi ha sempre affascinato conoscere lo stile di vita di chi si dedica ad una carriera internazionale così ho intervistato Federica di Feddy’s World, una donna davvero dinamica e indipendente che ha vissuto e lavorato anche in Paesi considerati difficili come Arabia Saudita e Perù.

Federica Petrilli

Federica Petrilli di Feddy’s World

Federica è cresciuta in Toscana e si è trasferita a Roma per l’Università. Dopo aver rifiutato due Erasmus a Madrid e a Parigi per questioni amorose, definiti da lei un grande errore, Federica è andata a San Francisco per un master e al suo rientro in Italia è stata accettata per l’Aiesec Program della sua università di Roma così è andata a lavorare a Yu Yao in Cina, con l’idea di starci solo quattro mesi. In Cina invece Federica è rimasta poi quasi tre anni perché è stata assunta da una multinazionale cinese.

Dopo la Cina, Federica ha cambiato lavoro passando ad un’azienda inglese del settore Economia e Business Intelligence reports che le ha permesso di lavorare e vivere in Paesi come Mauritius, Arabia Saudita, Sharjah negli Emirati Arabi, Sri Lanka e Indonesia, solo per citarne alcuni.

L’elenco completo dei Paesi in cui Federica ha vissuto è questo:

  • USA, San Francisco
  • Cina
  • Perù
  • Brasile
  • Sri Lanka
  • Mauritius
  • Arabia Saudita
  • Emirati Arabi, Sharjah
  • Indonesia

Visto che alcune sono mete meno turistiche ho quindi posto a Federica tantissime domande sulla sua vita da expat e le risposte sono state davvero super interessanti.

La mia intervista a Federica di Feddy’s World

📌 Hai vissuto in tanti paesi diversi come expat lavorando per grandi società occidentali a livelli manageriali. Il tuo lavoro ti lascia tempo di visitare i posti in cui vivi come turista?

Devo dire che lavoro molto sia di giorno che di notte, soprattutto per fare analisi di mercato accurate. Ma, allo stesso tempo, sono libera di lavorare da dove voglio nei weekend, quando non ho meetings con i vari clienti/partners che facciamo appunto solo nei giorni lavorativi. Ecco perché ogni weekend per me è una scoperta di una città/luogo diverso. Mi porto sempre il computer con me, così da poter lavorare anche fronte mare volendo. Con il mio lavoro basta organizzarsi bene e si può fare tutto: sia scoprire nuovi luoghi, che lavorare.

📌 Solitamente gli expat come te vivono nei compound negli alloggi forniti dal datore di lavoro, ci racconti la tua esperienza (ghetto di lusso/sistemazione piacevole)? Sei riuscita ad entrare in contatto con la popolazione locale?

Avendo vissuto in posti molto diversi tra loro, ho esperienze altrettanto differenti. I compounds esistono solo in Arabia Saudita (per una questione di restrizione su alcune leggi) e devo dire che mi sono trovata molto bene. Lusso e comfort in primis, per non parlare dell’aspetto familiare che si crea con i vicini di casa. Nelle altre città ho sempre avuto sistemazioni di buona qualità, e sempre e comunque, in quartieri molto frequentati e sicuri.  Riesco sempre ad entrare in contatto con i locali perché, a parer mio, l’esperienza di ogni viaggio/lavoro inizia proprio da lì, grazie ad un adattamento sociale, con conseguente rispetto di una cultura, che può essere addirittura opposta alla tua.

📌 In base alla tua esperienza, quali sono i tipi di lavoro per i quali è possibile avere una vita nomade come la tua e che qualifiche bisogna avere?

Vita da expat

Vita da expat

Non mi considero una digital nomad perché svolgo mansioni di contatto con il cliente come in ogni lavoro che abbia del commerciale e della comunicazione diretta. Il computer prende solo una parte del mio lavoro. Per questo tipo di lavoro, o simile, credo che la miglior qualifica che si possa richiedere sia il “non avere pregiudizi” sui luoghi in cui andrai a lavorare o sui popoli e culture con cui ti metterai a confronto soprattutto perché, alcuni, non sono paesi “comuni”, altrimenti parti già con il piede sbagliato. Altri lavori che permettono una vita nomade sono appunto legati al “digital nomad”, che può essere un digital marketing specialist, un blogger, un qualsiasi freelancer ecc. Sono comunque lavori dove tu stesso scegli dove voler abitare. Ed in un certo senso sei consapevole della tua scelta.

📌 Come ti organizzi per ogni trasloco internazionale?

Ho sempre e solo una valigia ed un trolley. La mia vita si divide in 30kg e 10kg. Sembrerà una cosa al quanto ridicola (ci rido anche io tutt’ora), ma ho dato nomi alle mie due valigie, nonché compagne di viaggio e di vita: Assunta e Ugo. Ringrazio anche la Roncato, se si può dire, per la qualità delle valigie: indistruttibili!

📌 Quante lingue parli e a che livello?

Parlo fluentemente inglese, forse meglio dell’Italiano ormai, francese livello C2. Lo spagnolo è ad un livello intermedio ed il cinese e portoghese sono ad un livello colloquiale. Il cinese non l’ho mai studiato, quindi non so scriverlo, o molto poco, ma lo parlo.

📌 Qual è il posto in cui hai vissuto che ti è piaciuto di più e perché?

Nessun paese può battere la mia Cina, per quanto lo Sri Lanka mi abbia insegnato ancora di più a superare grosse sfide interculturali e ad accrescere il livello di negoziazione.

Yuyao in Cina

Yuyao in Cina, il posto in cui ha vissuto Federica per tre anni

Ho odiato la Cina per 9 lunghi mesi, praticamente un parto. Era tutto così difficile, per fortuna ero giovane (22 anni), e avevo ancora tutta l’energia necessaria per capire che ce la potevo fare. Il problema essenziale non era la barriera linguistica come tutti potrebbero pensare (non avevo mai studiato cinese, sapevo solo dire “nihao” appena arrivata in Cina), ma lo shock culturale che mi ha letteralmente destabilizzata nei primi mesi. Non riuscivo a capire come fosse possibile sputare il mangiare sul tavolo, oppure soffiarsi il naso senza bisogno del fazzoletto, oppure perché ogni volta che mi sentivo male, il dottore mi diceva solo di bere acqua calda. Non mi ha mai dato una singola medicina! Volevo le medicine per il mal di testa perché ero sicura che non mi sarebbe passato con l’acqua calda e lui non voleva darmele. Mi arrabbiavo anche, pensando che non avesse cura di me. Ovviamente la comunicazione era tramite Google translate, quindi abbastanza difficile il tutto. Ma, alla fine dei conti, il mal di testa mi passava, come anche la febbre e il raffreddore. Ho iniziato a bere acqua calda e tè verde tutti i giorni. A litri. Non mi sono più ammalata. Lo so che può sembrare strano, ma, avendolo vissuto, confermo che è tutto vero: l’acqua calda è la miglior soluzione per non avere i soliti malanni non gravi, ma fastidiosi.

Mi sono dilungata troppo, ne avrei da dire sulla Cina. Questo, per dire che l’apparenza inganna. Come vedevo i cinesi come muri glaciali all’inizio, così vedevo il dottore. Mi sbagliavo: bastava entrare solo nella loro ottica e mentalità. I cinesi sono uno dei popoli più calorosi che conosca. Ho vissuto nove mesi di solitudine o quasi, non avendo internet a casa, non potendo usare Facebook o altri social perché erano bloccati ecc. La mia testa stava scoppiando perché ripeto, loro, per me, erano diversi ed io facevo fatica a vivere come loro. Quando capii che mi stavo sbagliando nettamente, allora iniziai ad amarli e finalmente a vivere serenamente. Un’esperienza di vita con annessa apertura mentale che se mai dovessi avere un figlio, la farò fare anche  a lui/lei.

📌 Qual è invece il posto in cui hai vissuto che ti è di meno e perché?

Il posto che mi è piaciuto di meno, invece, è il Perù. Purtroppo. Non perché sia brutto, anzi, dico purtroppo per il semplice motivo che Lima, la capitale dove abitavo, è molto pericolosa. Ero ignara di questa cosa, anche perché avendo viaggiato al Nord del Brasile, non pensavo ci potessero essere posti più pericolosi di quella zona. Invece si. Ci sono stata tre mesi con il mio lavoro cinese; nel mentre facevo anche volontariato per un’associazione di bambini gravemente ustionati. I Peruviani sono persone gentilissime e molto calorosi, ma, purtroppo, c’è veramente molta criminalità in giro: dai taxi falsi che ti rapiscono, agli uomini che ti importunano per strada (e non solo a parole), a sparatorie varie. Non vorrei mai parlare male di un posto o una città, ma credo che sia bene essere aggiornati su tutto e sapere a cosa si va in contro.

📌 Come hai vissuto essere donna in Arabia Saudita? Sei riuscita a conoscere altre donne locali? Ti è mancato non poter guidare?

Quando ho accettato questa destinazione ero molto contenta, sinceramente. È sempre stata uno dei miei sogni. Essendo molto appassionata della cultura araba, avevo letto libri sull’Arabia Saudita e sulle dure leggi in vigore. Volevo vedere, per credere. Devo dire che l’Arabia Saudita in cui ho vissuto io non è affatto paragonabile all’Arabia Saudita di cui leggi sui libri (spesso antichi o di vecchia data), o per quello che si sente dire sul web. Da donna straniera ho avuto zero problemi. Ho dovuto mettermi il cosiddetto abaya, che tra l’altro considero un pezzo d’arte visto che non è più solamente nero, ma può anche essere colorato e con rifiniture. Ci sono alcuni pezzi così belli, quanto costosi. Non avevo però l’obbligo di coprirmi la testa in quanto straniera. In strada, al contrario di quanto si dice, la donna può benissimo andare in giro da sola: sia la donna straniera, sia quella saudita. Ovviamente c’è sempre l’autista che ci aspetta in macchina, perché, come tutti sanno, le donne non possono guidare (anche se la nuova legge è stata messa in atto e, finalmente, anche le donne potranno sbizzarrirsi alla guida). A me piace molto guidare, ma non nel traffico di Riyadh. Avere un’autista che ti scarrozza in qua e là direi che è molto conveniente, e stress-free.

Federica Petrilli con un'abaya nera

Federica Petrilli con un’abaya nera

Ho conosciuto donne saudite sia per lavoro che per vita sociale privata. Donne molto colte e dirette, come anche la maggior parte degli uomini sauditi. Gentili è dire poco. Ho sempre frequentato la classe medio-alta/alta, e devo dire che la loro umiltà mi ha preso il cuore. Non si trovano facilmente persone così a quei livelli. La donna ha il potere in casa e fuori. Non ci sono file, c’è sempre una corsia preferenziale per la donna e l’uomo saudita di oggi è colui che ha viaggiato e studiato all’estero. Credetemi, le donne saudite sono trattate come principesse grazie all’apertura mentale dell’uomo che hanno accanto (la macchina della donna è sempre quella più grande in famiglia). Mettersi l’abaya non è un problema, anzi, ci scherzavamo anche sul fatto che potevamo praticamente uscire in pigiama che nessuno se ne sarebbe accorto! In realtà, lo facevamo spesso.

Chi può ricorrere ad imposizioni più rigide sono i cosiddetti Mutawa, ovvero la polizia religiosa saudita, che, per fortuna, ha perso di potere negli ultimi anni e se ne vedono molto pochi a giro. Per non dilungarmi anche qui, dico solo che l’Arabia Saudita sta cambiando in meglio. Bisogna solo dare tempo al tempo e non puntare il dito contro, solo perché si è letto così, o si è sentito dire colà. Nel 2018 le saudite e tutte le donne che si recano in Arabia Saudita stanno bene, nessuno soffre, nessuno viene maltrattato. Se dovesse succedere una qualunque disgrazia, il criminale paga il conto con la pena di morte immediata. Immaginatevi, avendo regole così rigide, la sicurezza è quasi ai massimi livelli.

📌 In diverse foto indossi l’abaya e hai anche scritto che la trovi molto comoda, ti è piaciuta da subito o all’inizio l’hai vissuta come un’imposizione?

L’ho scritto anche sopra, lo trovo veramente un pezzo d’arte: delicato, confortevole e bello da vedere allo stesso tempo, in quanto non deve essere per forza monocolore nero. Chi lo indossa solo nero, è per scelta.

📌 Vivi/viaggi da sola o con la tua famiglia/amici?

Vivo da sola, o con colleghi. Viaggio maggiormente da sola perché è l’unico momento dove riesco a connettere mente e corpo e ad ascoltarmi. Però, ovviamente, non rifiuto viaggi con amici se c’è la possibilità. Ho un’amica giapponese che vedo una volta l’anno, e sempre in un posto diverso. Il bello del mio stile di vita è trovare pezzi di famiglia in altre persone. E lei è mia sorella.

📌 Fino ad oggi hai visitato 57 Stati, quale ti è piaciuto di più e perché?

Dopo la Cina, che reputo molto interessante su ogni punto di vista, considero la Cambogia il regalo più bello da regalarsi per chi viaggia da solo/a. La semplicità e umiltà delle persone così povere ma così felici, dai bambini agli anziani, ti riscalda il cuore. Ti fa riflettere, e non poco!

📌 Ogni tanto torni in Italia in visita? Vorresti tornare a viverci?

Torno o una o due volte all’anno. Ero convinta di non volerci mai più tornare a viverci fino all’anno scorso, poi qualcosa in me è scattato. Torno e tra non molto. E, come me, invito tutti gli expat, o cervelli in fuga, che hanno visto il mondo con i propri occhi a farlo prima o poi, perché l’Italia di oggi ha bisogno di giovani con coraggio e forza di volontà da vendere. Non è facile ritornare con la situazione che abbiamo al momento, ma sono convinta che, nel nostro piccolo, ognuno di noi possa contribuire ad un futuro migliore per la propria patria.

📌 Quando hai aperto il tuo blog e perché?

Ho aperto Feddy’s World nel 2014, quando ero di rientro dalla Cina. Inizialmente volevo parlare della mia esperienza cinese, poi ho continuato a scrivere sempre di più dopo aver visto e vissuto sempre più esperienze e far sapere a tutti che i pregiudizi non serve averli. Anzi!

📌 Nel tuo blog scrivi in inglese, come mai hai fatto questa scelta? Hai anche un blog in italiano?

Scrivo in inglese perché ho sempre voluto condividere il mio pensiero con tutto il mondo, partendo ovviamente dagli amici internazionali che ho sui vari social o che seguono  il mio blog. Non scrivo in Italiano al momento, ma chissà!

Grazie Federica di questa lunghissima e bellissima intervista che ha distrutto molti pregiudizi sui Paesi “difficili”! Ditemi cosa ne pensate dello stile di vita expat e delle esperienze di Federica nei commenti ⬇︎ senza dimenticare di andare a curiosare le prossime destinazioni di viaggio in Feddy’s World.

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36 commenti

Dani 06/03/2018 - 06:16

Intervista fantastica… in quanti luoghi diversi ha vissuto! E’ un po’ il mio rimpianto non aver fatto un’esperienza simile 🙁

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Paola 06/03/2018 - 21:18

Mai dire mai 🙂

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Alessia 03/03/2018 - 12:09

Che bella intervista ragazze! Fede io faccio la business travel agent e leggere la storia di qualcuno che viaggia per lavoro é estremamente interessante. É bello sapere chi ho dall’altra parte ti stimo per il tuo coraggio perché per fare quello che hai fatto finora ce ne vuole molto. Anche io vivo all’estero e lavoro per una multinazionale ma non mi posso definire expat ahimè… Vorrei avere la metà dello stipendio di un’expat, e anche la metà dei benifits eheheh però ecco, so cosa vuol dire imparare a vivere in un paese con cultura e lingua differenti dalla tua, anche se in confronto a te sono una formichina, mentre tu davvero sei stra ganza!!!

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Feddysworld 05/03/2018 - 18:48

Ciao ALessia! Dove abiti tu?

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Alessia 05/03/2018 - 18:51

Sono a Barcellona. Prima in Olanda. Cosucce insomma… Paragonata a te 🙂

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Feddysworld 05/03/2018 - 18:56

No, ci mancherebbe! Ogni esperienza è importante 🙂

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Silvia 03/03/2018 - 12:08

Incredibile intervista e in qualche modo mi sono rivista, certo non ho viaggiato in cosi tanti paesi ma sono una expat. Vivo da 9 anni a Barcellona e ho vissuto due anni a Dublino. Lavorato per grandi multinazionali, e tutt’ora in una. Entrambe le citta’ mi hanno dato tanto e Barcellona continua a darmi tanto. Nonostante questo mi piacerebbe tornare in Italia per dare il mio contributo,le mie idee, e la apertura mentale che ho acquisito.. vedremo se l’universo me lo consentira’..

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Paola 03/03/2018 - 16:47

Io sono tornata in Italia dopo un anno di Inghilterra pensando che un buon lavoro e un appartamento di proprietà potessero bastarmi, non sai quanto me ne sto pentendo! All’estero ci sono molte più opportunità, soprattutto per noi donne. Certo l’Italia è bellissima e non c’è paragone con il cibo, ma non so se ne valga davvero la pena…

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Raf 02/03/2018 - 22:29

Più che un’intervista questo articolo è un giro del mondo fatto tutto d’un fiato con una mente aperta e ricettiva. Mentre leggevo venivo colpita da continui stimoli e spunti di riflessione. Federica è una persona libera e davvero in gamba. Ho condiviso molte sue impressioni sulle città visitate (la pericolosità di Lima in primis) e anche questa voglia di riavvicinamento con l’Italia. Brava Federica e brava Paola per aver dato vita a questo interessantissimo intervento!

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Paola 03/03/2018 - 03:31

Grazie, appena ho conosciuto Federica ho avuto la stessa impressione! Solo sono meno ottimista sul rientro in Italia che per me è stato poco positivo

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Daniela - The DAZ box 02/03/2018 - 17:30

Io ammiro molto le personalità come Federica. Donne forti e realizzate capaci di avere tutto il mondo in tasca (e il loro mondo in 2 valige). Un po’ le invidio anche perché, lavorativamente parlando, io non mi sono mai mossa da casa. Tanta personale ammirazione per una carriera cosi!

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Paola 02/03/2018 - 21:22

Dal punto di vista lavorativo in Italia purtroppo ci sono molte meno possibilità, nel mio anno in Inghilterra ho avuto opportunità che mi sarei solo sognata a casa… eppure una volta tornata era tutto uguale. Federica ha fatto benissimo a partire subito al suo primo lavoro!

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Cassandra - Viaggiando A Testa Alta 02/03/2018 - 16:12

Che esperienza straordinaria! Io adorerei un lavoro del genere! Ti faccio i miei più grandi complimenti! Mi hai tolto molte curiosità riguardo l’Arabia Saudita!

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Feddysworld 05/03/2018 - 18:51

Bene! Per l’Arabia Saudita verranno emessi visti turistici tra non molto, anche singoli volendo. Spero che la prendiate in considerazione come meta da scoprire, letteralmente! 🙂

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Anna 02/03/2018 - 14:48

Bellissima intervista, immagino non sia facile riuscire attraverso delle domande creare un racconto. E tu, e le risposte di Federica, siete state in grado di fare. Ho letto tutto d’un fiato. Leggere la storia di Federica è stato molto interessante, in parte mi rivedo in lei e quindi comprendo le difficolta’ dei primi tempi. Complimenti anche per la sincerita’, non è cosi scontato in questo mondo.

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Paola 02/03/2018 - 16:00

Grazie! Quando intervisto qualcuno voglio davvero comunicare delle esperienze degne di nota e allo stesso tempo far sentire tutte virtualmente a chiacchierare con una tazza di tè. Sono contenta che l’obiettivo sia stato raggiunto 😉

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Serena Proietti Colonna 02/03/2018 - 12:37

Sono una expat anche io, ma non con le numerose esperienze di Federica, e soprattutto non in paesi “difficili” come quelli in cui ha vissuto lei! Molto interessante questa intervista, soprattutto per chi, come me, ha “fame” del mondo. Seguiró il suo Blog molto volentieri!

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Paola 02/03/2018 - 15:55

Quello che ho pensato anche io quando ho scoperto il suo blog; non si trova tutti i giorni qualcuno che ha vissuto in Arabia Saudita & c.!

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Giulia 02/03/2018 - 11:13

Wow, conosco il suo blog (anzi, più che altro il profilo Instagram!) ma non sapevo la sua storia, davvero interessante e complimenti per tutto! Mi è piaciuto soprattutto il racconto della Cina e dello spaesamento iniziale, devo dire che una fase del genere l’abbiamo provata tutti noi che viviamo/abbiamo vissuto all’estero, capisco perfettamente cosa possa aver provato in quel momento!

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Paola 02/03/2018 - 12:21

Infatti dev’essere stata un bella sfida la Cina, se già espatriare è difficile almeno in Europa c’è ancora una base culturale comune che evita i fraintendimenti più grossi

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robisceri 02/03/2018 - 11:08

Intervista stupenda. Questo sì che è viaggiare! Mi si sono illuminati gli occhi nel leggere soprattutto di Cina e Arabia Saudita, perché sono due paesi ad altissimo rischio di pregiudizio (soprattutto il secondo). Non sopporto chi parla male dei paesi arabi, “perché lì le donne sono velate”. Non c’è nulla di meno colto che si possa dire! Grazie Federica e grazie Paola per le tue interviste MAI scontate

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Paola 02/03/2018 - 12:19

Grazie Roberta, detto da te che sei una blogger super conta moltissimo! Nelle interviste cerco sempre di portare più punti di vista possibili, per me viaggiare è soprattutto aprire la mente e lasciare andare via i nostri pregiudizi quindi cerco di far viaggiare allo stesso modo le mie lettrici dal divano di casa

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robisceri 02/03/2018 - 12:54

Grazie per il super Comunque brava. Non è facile fare interviste

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Federica 02/03/2018 - 10:25

Bellissima intervista!
Mi sono persa a leggerla..
Adoro conoscere curiosità su posti diversi dalla nostra cultura..
Non conoscevo Federica e seguirò volentieri i suoi prossimi viaggi 😉

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Paola 02/03/2018 - 12:17

Sono contenta che ti sia piaciuta, sto cercando di intervistare solo viaggiatrici straordinarie 🙂

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Grazia 28/02/2018 - 07:34

Veramente una bellissima intervista.molto coinvolgente.

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Feddysworld 27/02/2018 - 21:22

Breve commento: Grazie Paola per l’intervista! 🙂

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Paola 28/02/2018 - 01:20

Grazie a te! Pensa che sto provando con il “tuo” metodo cinese di acqua calda per tutto e funziona per un sacco di malanni leggeri

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Feddysworld 28/02/2018 - 12:48

Ahahah benissimo! Litri di acqua calda al giorno e ciao dottore! Altro che mela 😉

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panannablogdiviaggi 02/03/2018 - 11:14

Anche a me ha incuriosito! Non mi piace prendere medicine per piccoli fastidi passeggeri come il mal di testa, dovrò provare questo rimedio super naturale! Col té verde poi sfondi una porta aperta!
Oltre a questo davvero interessante la tua vita Federica, ti ammiro in quanto donna in carriera e completamente indipendente! E ho apprezzato la tua analisi dettagliata su paesi come la Cina e l’Arabia saudita: per me sono paesi molto lontani e mi è possibile immaginare come siano senza averli vissuti.

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Martina 27/02/2018 - 18:47

La mia massima ammirazione (e anche un po’ invidia) per Federica. Ha Fatto un sacco di bellissime esperienze, che l’hanno aiutata a crescere, maturare e vedere il mondo con occhi diversi e la mente aperta. Mi riconosco nelle difficoltà avute in Cina, ho vissuto anch’io le stesse cose, ammiro il suo approccio verso le esperienze vissute nei paesi in Medio oriente. Penso che quest’intervista possa essere utile a molti ragazzi giovani.

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Paola 27/02/2018 - 18:51

Federica ha anche sfatato tanti miti e pregiudizi sulla vita nei Paesi che consideriamo più difficili. Mi sa che la invidiamo un po’ tutte per i suoi viaggi da sogno e le innumerevoli vite che ha già vissuto!

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Stefania C. (Girovagando con Stefania) 27/02/2018 - 16:34

Invidio Federica per i tanti posti che ha visitato o meglio nei quali ha vissuto potendo entrare molto a contatto con la cultura locale. Mi è dispiaciuto leggere della pericolosità di Lima, io da turista in poche ore non ho avvertito pericolo ma sono stata solo al centro dove mi è sembrava di essere in una città europea.

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Paola 27/02/2018 - 18:01

Federica ha davvero vissuto un’esperienza incredibile, la invidio anche io 🙂

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Simona 27/02/2018 - 11:23

Complimenti ad entrambe per un’intervista che mi ha rapita dalla prima all’ultima parola. Mi ritrovo con Federica quando parla dello Sri Lanka con il cuore in mano, un viaggio che mi ha segnata particolarmente. Segni che ho capito solo molto tempo dopo.Ed io sono stata in Sri Lanka solo per un periodo limitato di tempo. Vivere in un altro paese come ha fatto lei è tutt’altra cosa. Non è stato per nulla facile ma il suo aprirsi poi in modo totale le ha permesso non solo di capire e apprezzare il popolo cinese, ma di vivere al meglio la sua esperienza. Se solo tutte le persone, tutti coloro che si definiscono viaggiatori, leggessero le parole di Federica prima di partire, forse vivrebbero esperienze ancora più magiche! <3

Rispondi
Paola 27/02/2018 - 12:43

Federica ha vissuto delle esperienze incredibili, mi è sembrato di viaggiare con lei a ogni domanda!

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