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Chateau d’If: l’Alcatraz francese di fronte a Marsiglia

di Paola
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Davanti a Marsiglia si trova una piccola isola nell’arcipelago del Frioul, occupata quasi interamente dallo Chateau d’If, una specie di Alcatraz francese da cui nessun prigioniero è mai riuscito a fuggire. Se il nome non ti suona nuovo è perché proprio lì è ambientata la fuga letteraria di Edmond Dantès, il conte di Montecristo.

Perché visitare il Castello d’If

L’isola d’If, dove si trova l’omonimo castello, e le altre isole dell’arcipelago del Frioul hanno un’atmosfera totalmente differente da Marsiglia. Se in città puoi respirare aromi, colori e rumori portuali, nelle isolette regna un silenzio incredibile, smorzato solo dallo stridìo dei gabbiani.

La città di Marsiglia dista dall’isola d’If solo venti minuti di traghetto, eppure sembra davvero un altro mondo. Persino i turisti dello Chateau d’If sono silenziosi (e ne ho trovato conferma anche leggendo altri blog!) come se il luogo avesse il potere di incutere timore, di farci immedesimare nei carcerati già dallo sbarco dal traghetto.

Chateau d’If: una temibile prigione francese

Il castello d’If venne costruito intorno alla metà del Cinquecento con lo scopo di difendere la costa, eppure nonostante le torri di artiglieria pronte a sparare non è mai avvenuto nessun attacco. Proprio per questo tutto quello che puoi vedere allo Chateau d’If è originale, non c’è nulla di ricostruito.

Anche se aveva ospitato alcuni prigionieri sin da subito, il castello d’If venne riconvertito da fortezza a prigione solo nell’Ottocento. La sua collocazione su un’isola rendeva il forte una prigione perfetta per ogni genere di criminale francese, dagli assassini ai prigionieri politici, principalmente protestanti e repubblicani.

Le celle erano di due tipologie: celle buie e sovraffollate al piano terra per i detenuti poveri, e celle vista mare al primo piano con tanto di caminetto per i prigionieri più ricchi in grado di pagarne l’affitto. Non sappiamo come Edmond Dantès, pur nella sua finzione letteraria, sia riuscito a sopravvivere così tanto tempo nelle celle dei poveri. Pare infatti fossero così malsane che l’aspettativa di vita era inferiore a un anno. Durante la visita puoi percepire anche tu la crudeltà delle celle dei poveri.

La prigione venne chiusa e aperta al pubblico come museo agli inizi del Novecento. Oggi puoi vedere ancora i graffiti che i detenuti lasciavano sui muri, come traccia della loro presenza. Nell’allestimento museale, una delle celle è stata assegnata al detenuto fittizio Edmond Dantès, in un brillante richiamo al libro Il conte di Montecristo che ha reso famosa l’isola.

Paola Bertoni all'ingresso dello Chateau d'If a Marsiglia
Davanti all’ingresso dello Chateau d’If di Marsiglia

I prigionieri celebri dello Chateau d’If

Anche se il Castello d’If fu trasformato in prigione solo nell’Ottocento, il forte venne utilizzato a questo scopo già dalla metà del Cinquecento, accogliendo ospiti più o meno illustri per più di tre secoli. I primi detenuti del castello d’If furono due pescatori marsigliesi nel 1540 e gli ultimi alcuni prigionieri della guerra civile del 1914 in Alsazia e Lorena.

Molti detenuti erano prigionieri politici. In particolare nello Chateau d’If vennero ospitati numerosi ugonotti arrestati e imprigionati in seguito alla revoca dell’editto di Nantes nel 1685 da parte di Luigi XIV. L’editto di Nantes aveva garantito la libertà religiosa in Francia, ma la sua revoca aveva trasformato di fatto tutti i protestanti in criminali.

Prigionieri famosi

I prigionieri dello Chateau d’If più noti furono:

  • Jean-Baptiste Chataud, comandante della nave Grand-Saint-Antoine, rinchiuso per tre anni perché ritenuto responsabile di aver portato la peste a Marsiglia nel 1720. Invece di fermarsi in quarantena sull’isola di Jarre, Jean-Baptiste attraccò in città dichiarando all’ufficio sanitario che i morti a bordo erano dovuti a “de mauvais aliments”, cibo cattivo. Nel frattempo i suoi marinai avevano iniziato a scaricare le merci, diffondendo così la peste in città.
  • Honoré Gabriel Riqueti conte di Mirabeau, rinchiuso nel 1774 per quasi un anno per volere di suo padre che non apprezzava il suo comportamento dissoluto. Grazie alla sua disponibilità economica ebbe comunque una cella vista mare e nutrimento adeguato.
  • Françoise Elisabeth ‘Fanny’ Dillon, moglie del generale Henri Gatien Bertrand, fedelissimo di Napoleone. Rinchiusa al Castello d’If nel marzo 1815, su di lei si hanno scarse informazioni, ma pare fosse una donna brillante e affascinante.
  • Louise Auguste Blanqui, rivoluzionario socialista repubblicano che propugnava idee sovversive come l’uguaglianza tra uomini e donne, l’eliminazione del lavoro minorile e il suffragio universale con un voto per persona.
  • Le spoglie del generale Jean-Baptiste Kléber, popolare generale di Napoleone durante la campagna d’Egitto. Il suo corpo venne traslato sull’isola d’If per volere di Napoleone per evitare che diventasse un luogo di pellegrinaggio per i repubblicani.

Prigionieri letterari

I prigionieri più famosi dello Chateau d’If nella finzione letteraria invece provengono invece entrambi dal libro Il conte di Montecristo e sono Edmond Dantès, il protagonista del romanzo imprigionato ingiustamente, e l’abate Faria, suo mentore e vicino di cella.

Animali in cella

Lo Chateau d’If ospitò anche un rinoceronte, regalo di un re indiano al re del Portogallo, che a sua volta lo mandò in dono a Papa Leone X. Il rinoceronte venne caricato su una nave per Roma ed esposto in una cella del castello d’If durante uno scalo a Marsiglia.

Durante la sua permanenza sull’isola il rinoceronte venne visto da molti curiosi, compreso il re di Francia, ma arrivò a Roma impagliato. Non si sa con certezza cosa successe, potrebbe essere morto di freddo in cella oppure sulla nave.

Cosa vedere allo Chateau d’If

La visita al Castello d’If parte dal cortile e trasmette tutta la sensazione di impotenza che dovevano vivere i detenuti. Durante i tre secoli in cui lo Chateau d’If fu adibito a prigione nessun prigioniero riuscì mai a fuggire, motivo gli valse il soprannome di Alcatraz francese.

La prigione si erge su un isolotto arido, e tutto intorno c’è solo silenzio e mare, mare e silenzio, in grado di togliere ogni speranza di tornare liberi sulla terraferma. Fa davvero uno strano effetto passeggiare nel cortile e guardarti intorno.

La parte della prigione vera e propria è ancora più toccante, con le celle del piano terra senza finestra, simili a dei loculi. In queste celle i prigionieri vivevano in condizioni igieniche discutibili con un’aspettativa di vita di meno di un anno.

Guardando questi spazi piccoli e scuri non puoi fare a meno di riflettere sul trattamento terribile riservato ai prigionieri nei secoli scorsi. La maggior parte di loro erano oltretutto detenuti politici, quindi prigionieri per motivi che oggi non sarebbero neanche più dei reati.

Per soggiornare nelle celle del primo piano invece veniva richiesta una quota mensile, una sorta di affitto, che comprendeva anche un trattamento differente. La sola idea della cella spaziosa con vista mare e caminetto è un po’ surreale. Tuttavia fu proprio così che molti personaggi illustri che soggiornarono nello Chateau d’If sopravvissero per poi ritornare alle loro consuete occupazioni.

I graffiti dello Chateau d’If

I graffiti dei prigionieri raccontano una storia parallela a quella ufficiale. Allo Chateau d’If, ai semplici graffiti con cognome del detenuto e data, si affiancano quelli più elaborati dei prigionieri politici che raccontano i momenti chiave della storia francese.

Dopo le rivolte del 1848 la prigione ospitò più duecento persone che realizzarono dei graffiti collettivi nel cortile, un’opera corale che racconta la fede incrollabile dei prigionieri politici nella lotta politica e sociale. Questo messaggio di speranza alle generazioni future ispirò anche il successivo graffito corale del 1871, realizzato dai Comunardi in attesa di giudizio.

Altri graffiti che puoi vedere allo Chateau d’If sono quelli dei visitatori sulle tracce del conte di Montecristo. Curiosamente il turista graffitaro non è un fenomeno recente e risale alle prime aperture al pubblico di fine Ottocento. Oggi questi graffiti sono considerati parte della visita, così come quelli dei militari che qui avevano prestato servizio.

Il faro allo Chateau d'If di Marsiglia
Sull’isola d’If oltre alla prigione-fortezza possiamo anche vedere un faro ancora in funzione, purtroppo non visitabile al suo interno

Informazioni utili per visitare lo Chateau d’If

Puoi organizzare una visita allo Chateau d’If da Marsiglia prendendo una delle navette marittime che offrono il servizio passeggeri regolare dal Vieux Port per l’arcipelago del Frioul più volte al giorno. Ti consiglio di verificare gli orari del castello e le condizioni meteo prima di partire, in modo da poter dedicare almeno un paio d’ore alla visita. La partenza dei traghetti infatti può essere modificata in caso di maltempo.

Navette marittime Frioul If Express
Quai des Belges
13001 Marseille

Oltre al Frioul If Express dovrebbero effettuare servizio di linea regolare anche le compagnie Croisières Marseille Calanques e Icard Maritime.

Navetta Frioul If ormeggiata al Vieux Port di Marsiglia
Foto ricordo della mia navetta Frioul If Express ormeggiata al Vieux Port di Marsiglia

Per saltare la fila in biglietteria ti consiglio di acquistare in anticipo i biglietti per il Castello d’If invece che direttamente sull’isola. Io avevo fatto il biglietto sul posto senza troppa coda, ma era un giorno feriale e probabilmente ero stata particolarmente fortunata. Altri viaggiatori mi hanno confermato che nel weekend potresti aspettare parecchio quindi meglio non rischiare.

Chateau d’If (indirizzo postale)
8, rue Glandeves
13001 Marseille

Prima di tornare a Marsiglia ti consiglio di fare una sosta su qualche altra isoletta dell’arcipelago del Frioul. Se il tempo lo consente, concediti anche una nuotata nelle loro acque trasparenti, un’esperienza davvero memorabile. Come sempre, scrivimi nei commenti se conoscevi già la vera prigione del conte di Montecristo e la sua storia, o se questo articolo ti ha fatto venire voglia di visitarla.

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1 commento

maria 26/05/2020 - 13:45

Mi è crollato un mito. Dopo aver visto il film non so quante volte, pensavo che Edmond fosse fuggito realmente dalla prigione.

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