A Roma puoi visitare il Museo Ebraico e il Tempio Maggiore, la grande sinagoga monumentale della città, per scoprire la storia e la cultura della comunità ebraica della capitale. Attraverso le sale del museo puoi ripercorrere la storia di una delle comunità ebraiche più antiche del mondo, presente ininterrottamente a Roma da oltre 2200 anni, ovvero da molto tempo prima che la città diventasse il centro del cristianesimo, e il suo rapporto con l’Italia politica e istituzionale.
Indice dei contenuti
Cosa vedere nel Museo Ebraico di Roma
Il Museo Ebraico di Roma si trova nel complesso monumentale del Tempio Maggiore, la sinagoga più grande della capitale. L’edificio, oltre alla sinagoga, ospita gli uffici della comunità ebraica e il museo occupa l’area del seminterrato, suddivisa in diverse sale, ognuna con un tema diverso. Io l’ho visitato durante il blogtour #RomaTBI2023 della mia community Travel Blogger Italiane.
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Il filo conduttore dell’esposizione è la vita della popolazione ebraica a Roma, dai primi insediamenti alle deportazioni naziste, con un approfondimento legato ai cambiamenti portati dall’Unità d’Italia.
In generale la vita degli ebrei italiani non fu mai facile perché la presenza delle comunità ebraiche era continuamente minacciata dalle prediche dei frati mendicanti Francescani e Domenicani. In questo contesto, gli ebrei romani si sono trovati a vivere, oltre in una delle comunità ebraiche più antiche al mondo, anche nel principale centro della cristianità, con fasi alterne di convivenza pacifica o tollerata.
Nel Museo Ebraico puoi scoprire sia il periodo di sovraffollamento del Ghetto sotto lo Stato Pontificio, che la positiva integrazione nel tessuto sociale ed economico della città dopo l’annessione all’Italia, che garantì agli ebrei gli stessi diritti degli altri cittadini.
Come si è sviluppata la comunità ebraica nel Ghetto di Roma
Così come la comunità ebraica di Roma è una delle più antiche del mondo fuori da Israele, anche il Ghetto ebraico della capitale è uno dei più antichi, istituito quarant’anni dopo quello di Venezia, il primo ghetto in assoluto. Nel Museo Ebraico puoi scoprire come il ghetto sia stato creato da papa Paolo IV nel 1555 per delimitare l’area in cui potevano risiedere gli ebrei romani, contemporaneamente alla revoca dei loro diritti civili.
La vita nel Ghetto di Roma
L’area del Ghetto fu scelta perché la maggior parte degli ebrei romani viveva già a Trastevere e nella zona dell’Aventino. A Trastevere in particolare si erano stabiliti soprattutto gli ebrei cacciati dalla Spagna dopo l’editto di Granada, emesso dai re cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona.
Oltre a dover risiedere all’interno del Ghetto, chiuso al tramonto e riaperto all’alba, gli ebrei romani non potevano esercitare alcuna forma di commercio, a parte quello degli stracci e dei vestiti usati. Proprio per via di questa imposizione, parte degli oggetti esposti nel museo sono tessuti riccamente ricamati, usati per proteggere i rotoli della Torah, la Bibbia ebraica.
Gli ebrei provenienti dalla Libia
Durante la visita al Museo Ebraico di Roma ho scoperto che la comunità ebraica della città comprende anche molte persone provenienti dalla Libia, grazie alla sala dedicata a questa migrazione. Probabilmente ricorderai che durante il periodo coloniale l’Italia occupò la Libia e questo creò il primo legame tra gli ebrei libici e il nostro Paese.
Il motivo per cui però ci fu una migrazione consistente verso l’Italia è dovuta alla guerra dei sei giorni del 1967 e alla persecuzione verso le comunità ebraiche in Libia. Gli ebrei in fuga si trasferirono principalmente in Israele e in Italia, in particolare a Roma.
Oggi la comunità ebraica libica è integrata con quella originaria romana, ma mantiene vive le proprie tradizioni. Per esempio la differenza dei riti religiosi ha portato alla nascita di sinagoghe sefardite, ma c’è stata anche una contaminazione positiva della cucina mediorientale in quella giudaico-romanesca.
Cultura ebraica e oggetti famigliari di uso comune
Nel Museo Ebraico di Roma puoi vedere molti oggetti di uso comune e persino un tavolo apparecchiato per lo Shabbat (שַׁבָּת), il pranzo del sabato, secondo la tradizione. Questo perché il museo raccoglie ed espone anche oggetti di uso comune, donati dalle famiglie ebree romane. Questi oggetti raccontano l’ebraismo nella vita quotidiana meglio di qualsiasi didascalia.
Per esempio, nella porta di ingresso delle case in cui vivono ebrei osservanti non può mancare una mezuzà, in ebraico מזוזה, all’ingresso, un piccolo astuccio che contiene un testo sacro. Oppure la Chanukkah, scritta anche come Hanukkah, Ḥanukka, Chanukah (dall’ebraico חֲנֻכָּה – molti suoni dell’ebraico non esistono nelle lingue europee quindi puoi vedere diversi tipi di traduzione) e talvolta chiamata Menorah, il candelabro ebraico a sette bracci da utilizzare nel culto domestico.
Molti di questi oggetti li avevo visti nelle case in Israele e mi hanno riportato alla mente quel bellissimo viaggio. Gli oggetti esposti nel Museo Ebraico sono particolarmente simbolici perché ognuno di essi rappresenta un aspetto della cultura ebraica che si vive prima di tutto in famiglia.
Oggetti di culto della comunità ebraica romana
Durante la visita al Museo Ebraico di Roma puoi scoprire tantissime curiosità e informazioni sulla religione ebraica, per esempio sul valore sacro che hanno i libri religiosi o sul fatto che non si può raffigurare o scrivere il nome di Dio. La Bibbia ebraica, chiamata Sefer Torà (o Torah, dipende dalla traduzione, in ebraico si scrive תּוֹרָה), è un rotolo con la parte dell’Antico Testamento chiamata Pentateuco scritto a mano ed l’oggetto più importante della sinagoga.
Per questo motivo non può venire esposto in un museo e puoi vedere sono una riproduzione in scala minore. In compenso puoi vedere tantissimi meil (o me’il, in ebraico מְעִיל), tessuti riccamente decorati utilizzati per custodire i rotoli della Torah e diversi yad, generalmente tradotto come indice, ma che significa “mano” (יָד), degli strumenti utilizzati per tenere il segno della lettura senza toccare la pergamena.
Le sinagoghe delle Cinque Scole
All’interno del Museo Ebraico si trova una piccola sinagoga di culto spagnolo, costruita negli anni Trenta del secolo scorso e arredata con oggetti provenienti dalle Cinque Scole, le antiche sinagoghe romane del Ghetto, ora abbattute. Le sinagoghe di Roma erano cinque perché officiavano secondo riti diversi, ma si trovavano tutte nello stesso edificio perché sotto il papato agli ebrei era concesso un unico luogo di culto in tutta la città.
Il rapporto tra la comunità ebraica di Roma e l’Italia
La parte del Museo Ebraico che ho trovato più interessante, perché non ne avevo mai sentito parlare altrove, è quella che riguarda i rapporti tra la comunità ebraica italiana, in particolare quella romana, e l’Italia. Dall’edificazione del Ghetto, voluto da papa Paolo IV, gli ebrei non avevano più goduto dei diritti civili e politici, fino all’annessione di Roma nel Regno d’Italia, quando entrò automaticamente in vigore lo Statuto Albertino.
Con l’annessione di Roma al Regno d’Italia terminò il potere temporale dei papi, il Ghetto fu definitivamente abolito e gli ebrei equiparati ai cittadini italiani. Probabilmente questo è anche il motivo per cui la comunità ebraica romana era fortemente legata al proprio Paese e non, come ho sempre pensato alle altre comunità ebraiche sparse per il mondo.
Nel periodo in cui il nazionalismo aveva acceso l’Europa, gli ebrei romani avevano partecipato con entusiasmo alla prima guerra mondiale, guadagnandosi medaglie al valore. Il legame con Roma era molto forte e quando entrarono in vigore le leggi razziali e avvenne il noto ricatto dell’oro di Roma, contribuirono alla raccolta dell’oro per salvare gli ebrei anche molti cristiani.
Al Museo Ebraico puoi approfondire questo aspetto, ma anche scoprire come la storia del Ghetto di Roma sia strettamente legata agli eventi politici della capitale. Da quartiere malsano e sovraffollato sotto il papato alla forma attuale data dal nuovo piano regolatore dopo l’Unità d’Italia che aveva concesso nuovi diritti, tra cui la possibilità di erigere una sinagoga monumentale, l’attuale Tempio Maggiore.
Tempio Maggiore: la sinagoga monumentale della capitale
La sinagoga principale di Roma è il Tempio Maggiore che occupa la maggior parte dell’edificio monumentale che ospita anche il Museo Ebraico. Il Tempio Maggiore è una delle più grandi sinagoghe in Europa e la sua costruzione ha sostituito le precedenti Cinque Scuole.
Inaugurato nel 1904, il Tempio Maggiore è caratterizzato da una cupola a base quadrata, unica a Roma con questa caratteristica. Lo stile della sinagoga è eclettico e vuole richiamare il gusto orientale del periodo, con la fusione di elementi greci ed egizi, adattati al contesto architettonico di Roma.
Sebbene a prima vista per chi non ha mai visitato una sinagoga possa sembrare una grande chiesa, sulle pareti del Tempio Maggiore non ci sono quadri o immagini perché secondo la religione ebraica sarebbero un atto di idolatria. Le grandi balconate in alto servono per ospitare le donne durante le funzioni religiose perché uomini e donne pregano separati.
L’interno della sinagoga ha una disposizione particolare perché l’Aron, l’armadio rivolto verso Gerusalemme in cui sono conservati i rotoli della Torah, si trova dietro il pulpito anziché nella posizione prevista dalla tradizione del rito romano. Puoi scoprire questi dettagli durante la visita guidata al Tempio Maggiore che rientra nella visita al Museo Ebraico di Roma.
Informazioni utili per visitare il Tempio Maggiore e il Museo Ebraico di Roma
Il Museo Ebraico di Roma è adatto anche ai bambini più piccoli, se interessati all’argomento, perché i contenuti sulle deportazioni naziste sono limitati. Il museo ha alcune postazioni interattive e QR code da inquadrare per avere informazioni più approfondite, grazie alla connessione Wi-Fi ad accesso libero presente in tutta l’area del museo.
Per approfondire la vita della comunità ebraica puoi prenotare una visita guidata al Ghetto di Roma, oltre che al Museo Ebraico. La visita guidata al Tempio Maggiore invece è sempre compresa nel biglietto di ingresso.
Quanto costano i biglietti per visitare la Sinagoga e al Museo Ebraico di Roma
I biglietti di ingresso del museo costano € 11 e comprendono l’audioguida scaricabile sul tuo smartphone (ricordati di portare le cuffie per non disturbare gli altri visitatori). Sono previste riduzioni per studenti, possessori del Roma Pass e abbonati ad alcuni musei della capitale. I bambini fino a 10 anni entrano gratis.
Puoi acquistare i biglietti direttamente in sede oppure sul sito del Museo Ebraico di Roma.
Dove si trovano il Tempio Maggiore e il Museo Ebraico di Roma
Il Museo Ebraico si trova sotto il Tempio Maggiore, la principale sinagoga di Roma, all’interno del Ghetto. Per orientarti considera che è vicino all’isola Tiberina e al quartiere di Trastevere, con fermata della metropolitana più vicina Circo Massimo, a circa un chilometro di distanza.
La zona è molto centrale quindi puoi raggiungerla facilmente a piedi. Se devi utilizzare i mezzi pubblici ti consiglio la metropolitana perché il traffico di Roma può essere caotico e di conseguenza puoi impiegare in bus più o meno lo stesso tempo che impiegheresti a spostarti a piedi.
Museo Ebraico di Roma
Via Catalana
00186 Roma
Dove dormire a Roma
A Roma ho provato diversi hotel nel corso dei miei viaggi e ti consiglio di soggiornare nel centro città per evitare il traffico caotico della capitale. Tra le strutture che ti suggerisco, l’elegante Roma Suites Navona dispone di camere famigliari e si trova in una splendida posizione a pochi passi da Piazza Navona.
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Scrivimi nei commenti se conoscevi già il Museo Ebraico di Roma e il Tempio Maggiore o se hai deciso di visitarli dopo aver letto il mio articolo. Io te li consiglio sicuramente perché puoi scoprire moltissime curiosità e tradizioni sulla comunità ebraica romana, una parte importante della città di Roma.
2 commenti
La Sinagoga, oltre ad essere luogo di culto, è anche un importante centro culturale con il museo e molte iniziative rivolte ai cittadini. Ogni tanto bisogna tornarci
Mi è proprio piaciuto molto quell’aspetto di apertura verso l’esterno, non è sempre così comune nelle comunità ebraiche in Italia