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I miei peggiori viaggi da incubo in Europa, Asia e Africa

di Paola
20 commenti

Tutte noi abbiamo sicuramente una o più storie di viaggi da incubo. Sono perfette da tirare fuori nelle conversazioni di viaggio e fanno tanto globetrotter. Naturalmente più viaggiamo e più disavventure abbiamo da raccontare, magari pure una per ogni continente. Prima di convertirmi ai viaggi chic, credo di aver avuto abbastanza inconvenienti da vincere una medaglia honoris causa tra ostelli luridi e Couchsurfing.

Cos’è Couchsurfing

Couchsurfing esiste ancora oggi, ma dopo la vendita del sito e la continua richiesta di finanziarlo molti dei vecchi membri lo hanno abbandonato. Se non ne hai mai fatto parte ti consiglio di provarlo, è un modo bellissimo per viaggiare e conoscere nuovi amici in tutto il mondo.

Le mie disavventure con Couchsurfing risalgono a quando il sito funzionava come una via di mezzo tra un forum e un sito di annunci. Potevi contattare direttamente le persone che offrivano un divano o un letto, oppure pubblicare i tuoi itinerari di viaggio e aspettare di venire contattata.

Lo scambio di ospitalità era del tutto gratuito. Il web era un luogo sicuro, non c’erano virus potenzialmente mortali in giro e per evitare inconvenienti bastava leggere le recensioni lasciate dagli altri viaggiatori. Attraverso Couchsurfing ho conosciuto persone stupende, poi diventate veri amici, con cui mi sento e mi frequento ancora oggi a distanza di anni.

I miei viaggi da incubo in Europa

L’Europa per noi italiane è il primo continente su cui allarghiamo i nostri orizzonti di viaggio. Francia, Inghilterra, Spagna sono le nostre prime destinazioni. E fin qui va tutto abbastanza bene, se escludiamo il bagno effetto palude dei tipici bed&breakfast inglesi e l’innata diffidenza dei francesi. Poi ci allarghiamo agli altri Stati e iniziano i veri viaggi da incubo!

Alla scoperta del Belgio con Couchsurfing

La prima volta che andai in Belgio fu per via di un volo scontatissimo Ryanair. Sfortunatamente fece un ritardo di oltre otto ore e Ryanair trovò pure una scusa per non rimborsarmi il ritardo. Arrivata a Bruxelles però ero decisa di ottenere il meglio dal mio viaggio.

Il mio primo couchsurfer belga era un ragazzo simpaticissimo che lavorava all’Unione Europea. Durante il suo giorno libero mi aveva fatto scoprire il quartiere congolese e ci eravamo divertiti a visitare tutti i negozi di cioccolato nel centro. Purtroppo avevo potuto stare da lui solo due giorni perché poi partiva per una trasferta di lavoro.

Incontri con couchsurfer fuori di testa a Bruxelles

Il secondo couchsurfer invece aveva decisamente problemi psichiatrici stile Jeffrey Dahmer. Grazie al cielo sono scappata in tempo prima di finire tagliata a pezzi nel suo frigorifero. Ovviamente aveva solo recensioni ottime, probabilmente perché i couchsurfer più critici erano tutti ordinatamente stoccati a cubetti o se li era già mangiati.

Ci eravamo dati appuntamento alla stazione ferroviaria e io avevo una valigia arancione. ARANCIONE, non grigia o nera. Mi potevate vedere da un lato all’altro della stazione, considerato che quella di Bruxelles non è così grande. Il mio couchsurfer comunque non mi aveva vista.

Riuscii a contattarlo solo dopo averlo aspettato tre ore al freddo stile clochard, ed era un inverno freddissimo. Anziché scusarsi, mi disse scocciatissimo di andare a casa sua, accusandomi di avergli fatto perdere tempo a cercarmi.

Quando arrivai a casa sua, dall’altra parte di Bruxelles, ero mezza congelata e volevo solo una doccia calda per riprendermi. Lui però aveva deciso di andare in una lavanderia a gettoni con le lenzuola che avrei usato per dormire e poi a una festa. Naturalmente della festa non ne sapevo nulla, così come non immaginavo avesse un unico paio di lenzuola per gli ospiti.

Avrei voluto solo fare la doccia, mangiare e andare a dormire, ma la sua reazione fu davvero assurda. Non poteva lasciarmi da sola in casa sua perché non si fidava, avrei potuto essere una malintenzionata e rubargli la roba. Inoltre aveva già organizzato tutta una serie di cose da fare insieme, non richieste e di cui non ne sapevo nulla.

La mancanza di fiducia era assurda perché Couchsurfing si basa sull’ospitalità gratuita di sconosciuti. Tuttavia un altro campanello d’allarme era stato vedere casa sua completamente vuota, salvo qualche isolato complemento d’arredo. La cucina aveva solo gas e lavandino, il salotto solo il divano. Doveva esserci anche la sua camera, ma era chiusa a chiave.

In quegli anni eroici il roaming telefonico non esisteva ancora per cui immaginami al freddo in una nuova città senza internet. Tirai fuori la mia migliore conversazione per intrattenerlo mentre usavo il suo Wi-Fi per capire dove si trovava la zona con più alberghi. Appena scaricata la parte di Google Maps che mi serviva per orientarmi con i mezzi pubblici scappai di corsa, inseguita dalle sue proteste.

Grazie al mio francese e alla carta di credito contrattai uno sconto per una stanza in un hotel fuori budget e continuai il mio viaggio. Appena riaccesi il computer però trovai l’e-mail intasata dai messaggi furiosi di Jeffrey Dahmer. Tra le varie cose mi accusava di aver lasciato un altro couchsurfer sulla strada perché lui aveva tenuto libero il suo frigo divano per me.

New Girl Couchsurfing

I miei viaggi da incubo in Africa

Dell’Africa ho visitato solo la Tunisia e mi ha fatto passare la voglia di esplorare l’intero continente per lungo tempo. A parziale discolpa dei tunisini devo dire che ci ero andata durante il Ramadan, motivo per cui il volo costava così poco. Probabilmente anche io sarei stata poco gentile con chiunque a digiunare tutto il giorno, ma da turista non è stata una bella esperienza. L’esperienza dovrebbe insegnarmi a diffidare dei voli scontati, ma continuo a cascarci.

Incontri locali poco piacevoli a Sousse, Sfax e Kairouan

Ero andata in Tunisia con un mio ex inutile e probabilmente una sagoma di cartone avrebbe avuto più entusiamo. In quel viaggio ho fatto una serie di pessimi incontri: un vecchio misogino al mercato di Sfax che mi offrì il benvenuto nella sua città con una spinta e una serie di insulti in arabo, i venditori del mercato di Sousse che mi trattavano come un portafoglio ambulante, la scortesia degli autisti dei taxi collettivi e un truffatore di Kairouan che cercò di farmi perdere nella medina.

Arrivata nella città sacra della Tunisia non ne potevo più. Abbandonai la mia poca calma rimasta e ne dissi di tutti i colori in francese al malcapitato truffatore. Nel frattempo il mio ex cartonato non stava facendo assolutamente nulla. Alla fine il truffatore ci riportò fuori dai vicoli di Kairouan estorcendoci solo pochi centesimi.

Come farsi borseggiare nel mercato di Sousse

Come tutte le guide turistiche avvertono, nei mercati tunisini bisogna fare attenzione al portafoglio e non tenerlo nella tasca posteriore dei pantaloni. Naturalmente il mio ex lo teneva nella tasca posteriore e aveva con sé quasi tutti i contanti rimasti. Direi che questo dettaglio da solo basta a spiegare perché quasi sempre preferisco viaggiare da sola.

Comunque visto che gridare “arrêtez le voleur!” non aveva sortito alcun effetto nei buoni cittadini di Sousse andammo alla stazione di polizia a denunciare il borseggio subìto. I poliziotti mi fecero raccontare l’accaduto in francese e fecero firmare al mio ex un verbale in arabo. Il verbale serviva per ottenere il rimborso dall’assicurazione. Tornati in Italia, scoprimmo che il rimborso ammontava a cinque euro, il valore del portafoglio senza i contanti, diminuito della franchigia.

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Comunque nel mio portafoglio avevo solo più contanti per una cena frugale e una carta di credito Visa. Peccato che gli ATM tunisini all’epoca rifiutavano la VISA per cui poliziotti dovettero riaccompagnarci in hotel con una volante scassatissima, esperienza davvero epica.

Una volta in hotel restava il problema di come recuperare abbastanza soldi per pagare un taxi verso l’aeroporto e la colazione del giorno dopo. Il prelievo dagli ATM continuava a non funzionare. Alla terza banca riuscii a impietosire un impiegato che mi consentì un prelievo manuale di contanti dalla carta di credito. All’epoca i prelievi di contante si potevano fare anche con carta copiativa per prendere il numero di carta, altro che contatless! L’impiegato delle banca mi spiegò pure che effettivamente le linee non funzionavano benissimo.

I miei viaggi da incubo in Asia

L’Asia è la mia meta di viaggio preferita e proprio per questo ci sono tornata più volte. Potrei raccontarti per ore di incomprensioni culturali e assurdità locali, ma mi limiterò a poche disavventure di viaggio.

L’ospitalità thailandese come non l’avete mai vista

Durante un viaggio in Thailandia, avevo prenotato una stanza in una guesthouse in Khao San Road, la via più frequentata dai turisti. Anche se amo la pace e il silenzio, avevo scelto quella zona per uscire dalla mia comfort zone. Tuttavia il problema non è stato il turismo cafone, bensì la struttura da cui sono scappata dopo una notte di terrore.

Sul sito internet compariva una foto carina della stanza singola con un’offerta a prezzo stracciatissimo, motivo per cui avevo prenotato al volo. La stanza si era però rivelata uno sgabuzzino senza finestra largo quando il letto, senza aria condizionata e con un ventilatore rumorosissimo. Non c’era neanche lo spazio per aprire la valigia. Peggio ancora, si trovava di fianco ai dormitori e per tutta la notte c’era un viavai di ubriachi.

Il bagno in comune era al piano terra, ma non era proprio un bagno. Si affacciava infatti sulla cucina e il lavandino era in condivisione con il lavaggio degli ortaggi. Il bagno vero e proprio era un’unica stanza abbastanza sporca con gabinetto e doccia insieme, nel senso che potevi lavarti mentre eri seduta sul water.

Inutile precisare che sono scappata la mattina dopo. Il proprietario, un francese ubriaco intravisto solo la sera prima, ignorò tutti i miei reclami via e-mail, ma per fortuna il sito di prenotazioni mi rimborsò lo stesso. Sempre durante lo stesso viaggio finii nell’epicentro del turismo cafone sull’isola di Phuket e trovi tutti i particolari sul mio articolo dedicato a Kata Beach.

Sandokan e le turiste improvvisate della Malesia

La Malesia è un luogo davvero incredibile da visitare perché alterna città modernissime come Kuala Lumpur alla natura più incontaminata delle sue isole. Ero andata Malesia in compagnia di un’amica, una delle poche con cui mi sono trovata benissimo in viaggio insieme.

Di comune accordo avevamo deciso di fare Couchsurfing per entrare in contatto con i nostri coetanei locali, senza però considerare i diversi standard di ospitalità. A parte il primo couchsurfer, un ragazzo simpaticissimo con cui ancora ci sentiamo, gli altri nostri ospiti sono stati parecchio particolari.

I calciatori di Kuala Lumpur

Nella capitale ci eravamo fatte abbagliare da un annuncio di un tizio veramente carino e da questa storia abbiamo capito l’inaffidabilità dei calciatori che vivono nei residence con piscina. Il tizio e il suo migliore amico infatti erano due ex calciatori africani che avevano giocato in una squadra giapponese ed erano molto molto attraenti. Peccato che il loro concetto di divertimento era andare a ballare e giocare ai videogiochi. Il pregiudizio dei calciatori ignoranti si è rivelato realtà.

Comunque immaginatevi noi due giovani ragazze single in viaggio a casa di questo/questi due. L’amico da quanto abbiamo capito dopo andava a casa del couchsurfer solo quando c’erano ragazze. E lui ospitava solo gruppi di ragazze. Dopo di noi ce n’erano già altre due. OK.

Purtroppo erano così divertenti e interessanti che alla seratona con champagne nel loro locale ho preferito fingere un mal di testa e chiudermi nella mia stanza. E poi ci sarebbe anche il particolare delle lenzuola zozze perché non le cambiavano mai tra un’ospite e l’altra.

La tizia tirchia di Malacca

A Malacca invece avevamo soggiornato da una ragazza il cui concetto di ospitalità consisteva in un materasso per terra sotto un ventilatore rumoroso. La doccia era invece un secchio di acqua fredda in bagno. La mattina dopo invece ci aveva sbattuto fuori di casa all’alba con delle vaghe indicazioni per arrivare alla fermata del bus, lasciandoci in una periferia deserta.

La mia amica e io eravamo riuscite a raggiungere la fermata del bus solo facendoci caricare come autostoppiste da un tizio spaventato a morte. Infine prima di salutarci la nostra ospite aveva pure provato a chiederci soldi per il soggiorno! Attività tra l’altro vietatissima da Couchsurfing che si basava sullo scambio gratuito di ospitalità.

Fughe malesi (d’amore e dal Borneo)

Sempre nello stesso viaggio, la mia amica aveva ricevuto una proposta di matrimonio e conversione all’Islam perché “it’s easy and lovely” da un tizio che ci aveva dato un passaggio in auto. Nonostante sia entrato nelle nostre memorie come personaggio memorabile, gli siamo tuttora grate perché la sua disperazione da single gli aveva fatto allungare il viaggio almeno un centinaio di chilometri per accompagnarci a Malacca.

Tra le altre avventure memorabili, io mi ero presa un’ustione facendo snorkeling a Pulau Tioman e un’infezione a un occhio per una puntura d’insetto. Infezione guarita grazie agli antibiotici a largo spettro o a qualche mix di medicine potenzialmente letale.

➜ L’assicurazione sanitaria serve anche per avere un consulto medico telefonico quando hai un problema in viaggio per cui non fare come me in Malesia e chiedi subito un preventivo a Heymondo

Infine io e la mia amica ci siamo ritrovate a Kuching, la città dei gatti, che si è rivelata la città più kitsch di tutto il sud est asiatico. Faceva così schifo che ce ne siamo andate rinunciando a visitare il Brunei. Naturalmente questa è un’opinione personale, online ho letto recensioni entusiaste di Kuching, ma credo dipenda molto dal proprio spirito di adattamento.

Scultura di gatto a Kuching in Malesia
Una delle imbarazzanti scultura a forma di gatto che popolano la città malese di Kuching nel Sarawak

Avrei ancora tanti altri viaggi da incubo da raccontare tra autisti di bus ubriachi sulla tratta Kuala Lumpur-Singapore, paesini del Vietnam senza elettricità perfetti come set di un film dell’orrore, pessima cucina cambogiana, periferie parigine poco raccomandabili e compagni di viaggio da dimenticare.

Te li racconterò dal vivo alla prima occasione, davanti a un caffè. Puoi continuare a ridere con i viaggi con il capo di Silvia, la classifica degli hotel da incubo di Beatrice e le avventure sugli sleeping bus di Sandra.

Scrivimi nei commenti se anche tu hai vissuto esperienze di viaggi all’altezza di questi disastri!

20 commenti

ilaria 08/04/2022 - 20:49

mi dipiace molto

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Paola 23/06/2022 - 10:57

C’è il lieto fine per ogni disavventura!

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Teresa 18/12/2020 - 18:15

Come tutti, anche io ho avuto qualche inconveniente e disguido nel corso dei miei viaggi; ma onestamente parlare di incubo proprio no. Fortunatamente non è mai successo nulla di particolarmente grave o irrimediabile.

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Paola 26/01/2021 - 12:55

Meno male, sei stata fortunata! Però le brutte esperienze in viaggio una volta superate sono un ottimo argomento di conversazione 🙂

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Valentina 18/12/2020 - 09:57

Quante esperienze, avventure e disavventure hai avuto! Mi spiace per l’impressione negativa che hai avuto dell’Africa – non sono mai stata in Tunisia, ma sono stata tre volte in Marocco e mi sono sempre trovata benissimo, anche quando l’ho girato in parte da sola. Comunque avevo letto sia sul web che su guide cartacee di evitare di visitare i Paesi musulmani durante il periodo del ramadan. Oltre a poter incontrare gente “scorbutica” (pensiero soggettivo), molte attività sono chiuse e quindi vale poco il viaggio.

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Paola 18/12/2020 - 13:11

Infatti credo sia stato proprio il periodo sbagliato, ma non preoccuparti perché la mia curiosità mi farà ripartire alla prima occasione!

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elilovestravelling 29/10/2019 - 21:38

Devo dire che a parte qualche piccolo inconveniente non mi è mai capitato niente di così terribile in viaggio… la storia del tizio di Bruxelles è inquietante!

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Paola 29/10/2019 - 22:13

Avrei dovuto scattargli una foto ricordo, Hannibal Lecter versione belga ahahah

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Jessica 15/10/2019 - 14:37

Io non ho ancora nessun viaggio da incubo da raccontare… probabilmente perché viaggio troppo poco! 🙁
Mamma mia, al posto tuo me la sarei fatta sotto un sacco di volte… io non ho per niente fiducia negli sconosc- nel genere umano e non proverei il couchsurfing nemmeno sotto tortura! Il tipo belga, poi, era proprio da brivido! Complimenti per il sangue freddo! 😉

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Paola 15/10/2019 - 20:25

Ahahahah in realtà grazie a Couchsurfing ho conosciuto anche delle persone stupende, tra cui uno dei miei migliori amici, con cui poi ho fatto altri couchsurfing da incubo 😀 A Bruxelles mi ero trovata davvero a disagio però ho seguito il mio istinto, il tizio era davvero inquietante, ma aveva solo ottime referenze probabilmente perché i couchsurfer fatti a pezzi non potevano dare la loro opinione dopo 😉

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Jessica 17/10/2019 - 15:15

Ahahah infatti, o al più li avrà fatti recensire sotto tortura! Felice che tu abbia conosciuto anche tante belle persone grazie al couchsurfing! 🙂

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beatrice 10/09/2019 - 09:56

Bisogna farlo anche con i peggiori compagni di viaggio 🙂 ne ho una bella lista!

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Paola 10/09/2019 - 17:41

Io non posso scriverli tutti, rischio che leggano il mio blog ahahahah

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Sara 06/09/2019 - 10:13

Ciao Paola, complimenti per il tuo blog. Questo articolo è davvero esilarante. Anche io ne avrei da raccontare di viaggi da incubo 🙂
Ad esempio in Perù quando un tizio si è appiccicato a mio marito da dietro per tentare di rubargli la videocamera, oppure quando a Lombok siamo finiti in un bungalow topaia che più sozzo non si poteva in mezzo al nulla a un’ora di distanza da qualunque hotel, alla fine di uno sterrato di 15 chilometri in cui non passano taxi e dove non c’è la connessione a internet…. Fuggiti a piedi con gli zaini in spalla!!
L’ultima chicca su un’isola delle Filippine con dei bungalow tremendi dove nonostante le prove di pagamento di paypal e compagnia bella che avevamo pagato in anticipo tutto il soggiorno l’hotel non voleva lasciarci andare perchè diceva che non aveva ricevuto i soldi e voleva che ripagassimo lì in contanti… Su un’isola di 400 metri per 600, dove l’unico trasporto era la loro barca che per riportarci sulla terraferma ci avrebbe messo un’ora e ci attendeva un pullman già prenotato e pagato per la tappa successiva: quasi gli mettevo le mani addosso che ridere!

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Paola 06/09/2019 - 12:14

Ahahahah la fuga a piedi zaino in spalla è esilarante da raccontare, ma immagino la vostra situazione al momento! Che ansia poi l’hotel delle Filippine… però se mi stai commentando immagino tu sia riuscita a scappare anche da lì 😉

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Silvia - The Food Traveler 17/05/2019 - 12:59

Oddio Paola, sono morta dal ridere! Lo so che come sempre non si dovrebbe ridere delle disgrazie altrui, però i due calciatori ignoranti devono essere stati qualcosa di indimenticabile!
Non ho mai usato Couchsurfing proprio per paura di finire a pezzetti in un congelatore o nel baule di una macchina, ma una mia ex collega fino a qualche anno fa ha girato mezzo mondo così, poi non è più tornata a casa. No, scherzo, ora ha una bambina e forse è più complicato viaggiare in questo modo.
Il tizio belga lo immagino proprio come il protagonista di Psycho, direi che hai fatto benissimo a scappare!

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Paola 20/05/2019 - 21:56

Non ho aperto il frigo del tizio belga, ma secondo me non aveva ancora finito il couchsurfer precedente ahahah

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Silvia - The Food Traveler 21/05/2019 - 08:26

Hai fatto bene a non aprire il frigo

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Elena 17/05/2019 - 11:23

Direi, Paola, che di esperienze negative da raccontare… ne hai collezionate un bel po’! Ma sai cosa ti dico? Che stanno ad indicare che fai, provi, ti butti, ti metti in gioco, che non resti chiusa tra quattro mura, siano esse fisiche o, peggio ancora, mentali!
La mia preferita è l’esperienza del couchsurfing in Belgio! Leggendo, mi sono immaginata le scene e le stanze della casa come in un film! 🙂

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Paola 20/05/2019 - 21:51

Infatti è una questione di statistica, più viaggi più pazzi incontri ahahah

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