I prodotti tipici del Trentino sono molti di più delle mele della Val di Non e dello speck, comunemente associato al vicino Alto Adige. Basta pensare che questo territorio è famoso per la sua ricchissima produzione di salumi. Io li ho scoperti grazie al press tour dell’evento di anteprima #AComeGusto incentrato proprio sulla filiera delle carni trentine. Oltre a speck, luganega e lardo, in Trentino puoi gustare carne salada e mortandela, specialità quasi sconosciute fuori regione.
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Quali sono i 5 salumi tipici del Trentino
La prima cosa che ho scoperto sui salumi trentini è l’orgoglio della loro produzione artigiana. Tutti i salumi del Trentino vengono infatti prodotti secondo tecniche tradizionali per mantenerne intatte la naturalità e la genuinità.
Durante il press tour #AComeGusto i produttori ci hanno fatto capire chiaramente la loro determinazione a continuare a produrre salumi di eccellenza legati al territorio piuttosto che rifornire la grande distribuzione. Per questo motivo l’Associazione Artigiani Trentino e il Consorzio Trentino Salumi hanno avviato varie attività per salvaguardare e riconoscere l’unicità degli insaccati prodotti nelle diverse valli della provincia.
I tipici salumi trentini che portano il marchio Qualità Trentino sono la carne salada, la luganeda, la mortandela, lo speck e la pancetta affumicata. Si tratta di salumi lavorati artigianalmente, proprio per questo difficili da trovare fuori dalla Provincia Autonoma di Trento e zone limitrofe. Se stai programmando un viaggio a Trento o nelle sue valli, non perderti quindi queste prelibatezze!
1) La carne salada trentina
Prima dell’avvento dei frigoriferi i beni deperibili si conservano sotto sale e la carne salada è nata proprio in questo modo. Nel XVI secolo il Trentino era una terra di frontiera e i suoi vescovi-principi tassavano le mandrie in transito trattenendo e macellando un animale ogni cinque. La carne salada era quindi la risposta al problema di conservare questi tagli di carni.
La ricetta classica per preparare dieci chili di carne salada prevedeva mezzo chilo di sale e cinquanta grammi di salnitro. Il salnitro in natura è quella lanugine bianca che fiorisce nelle cantine umide delle vecchie case di montagna, ma viene anche prodotto industrialmente facendo reagire l’acido nitrico con il carbonato di potassio.
Oggi comunque, grazie ai miglioramenti igienici, la carne salada viene preparata con metà sale e una dose di salnitro ridotta del 3000%, a cui segue una stagionatura di almeno due settimane al freddo e al buio. In questo modo ne esce un prodotto super magro, molto più magro della bresaola, senza allergeni e ricco di flora batterica buona.
La carne salada di solito si mangia cruda, tagliata a fettine sottili come il carpaccio, sia così al naturale che condita da un filo di olio extravergine d’oliva. Un altro modo per gustarla è nel piatto tipico di carne salada e fasoi in cui delle fette più spesse vengono scottate alla piastra e accompagnate da fagioli. Io l’ho mangiata solo cruda per cui dovrò per forza tornare per provare l’altra versione.
Al momento il Consorzio Trentino Salumi sta anche lavorando per far riconoscere la carne salada come presidio IGP, ovvero Indicazione Geografica Protetta, un marchio che la Comunità Europea assegna solo ai prodotti alimentari tipici di un territorio.
2) La luganega del Trentino
La luganega trentina a prima vista sembra un normalissimo salame, tuttavia la sua storia parte dal Medioevo, quando veniva prodotto dai contadini locali per autoconsumo. In seguito la luganega è stata citata ufficialmente nei ricettari di cucina locale del XIV e XV secolo e ancora oggi continua a venire preparata a mano, insaccata in un budello naturale e fatta stagionare almeno tre settimane.
Inoltre per venire riconosciuta come vera luganega trentina, questo salume può venire preparato solo con alcuni tagli selezionati di maiali trentini, nel senso che i suini devono proprio vivere nella Provincia Autonoma di Trento. Possiamo trovare anche luganeghe trentine affumicate o insaporite con aglio, e sono tutte buonissime e senza allergeni.
3) Lo speck trentino
Sullo speck invece si aprono ferite che i trentini difficilmente riescono a superare. Lo speck più conosciuto della regione è infatti lo speck IGP dell’Alto Adige, la provincia limitrofa di lingua tedesca. Da turista ammetto di non saper distinguere i salumi tirolesi da quelli trentini, però ho partecipato alla loro degustazione con assoluta dedizione ed entusiasmo.
Da questa esperienza ho scoperto innanzitutto che uno speck preparato artigianalmente ha un gusto molto più delicato e aromatico rispetto a uno speck industriale, e anche il colore è diverso, generalmente più chiaro e comunque varia a seconda del produttore. Lo speck trentino poi deve seguire una serie di regole per poter venire riconosciuto come tale, tra cui la forma a scudo, una stagionatura di ventisei settimane e un’affumicatura rigorosamente a legna. Il risultato è davvero squisito e, ahimè, pure in questo caso non riproducibile fuori dalla Provincia Autonoma di Trento.
4) La pancetta affumicata del Trentino
La pancetta è un salume tipico delle cucine povere e in passato veniva utilizzato molto dalle famiglie trentine. Oggi invece la pancetta affumicata trentina è un prodotto più raffinato che viene servito come antipasto, accompagnato da un calice di vino, o utilizzato per insaporire piatti caldi.
Per prendere il marchio Qualità Trentino, la pancetta locale può venire ricavata solo dalla pancia di un suino di filiera, venire sottoposta a dieci giorni di salatura, quindi subire un’affumicatura con legno per altri dodici giorni. Il risultato è una pancetta delicata e molto aromatica, unica di questa zona.
5) La mortandela affumicata del Trentino
La mia ultima scoperta è la mordandela, un altro salume introvabile fuori dal Trentino-Alto Adige, da non confondersi con la mortadella. La mortandela trentina tradizionale ha una forma a polpetta, ma per la ristorazione viene prodotta anche in forma allungata per avere meno scarti.
Come tutti i salumi trentini, la mortandela viene rigorosamente preparata a mano in modo artigianale. La sua particolarità è che i tagli di carne selezionati e insaporiti con spezie dopo la lavorazione vengono avvolti nell’omento di maiale che è una una specie di foglio all’interno della pancia del suino. Per ottenere il suo sapore gustosissimo la mortandela viene quindi affumicata con legno ed eventualmente stagionata, prima di finire in tavola.
Una mortandela da gustare assolutamente è quella della Val di Non “riserva Roen” prodotta dall’azienda Fratelli Corrà e incartata in un’elegante confezione di cartoncino. Questa mortandela viene insaporita con sale, pepe nero, cannella, pimento, coriandolo e aglio prima di subire una stagionatura di quaranta giorni in camere apposite. A differenza della mortandela fresca ha un sapore più intenso e viene consigliato di accompagnarla agli antipasti e ai tortei di patate.
Come scegliere dei salumi trentini di qualità
Prima del mio viaggio enogastronomico a Trento non conoscevo affatto le procedure per produrre i salumi tipici trentini. Le degustazioni offerte dai produttori locali durante l’evento di anteprima per #AComeGusto mi hanno però fatto apprezzare la differenza di un prodotto davvero artigianale.
Perché scegliere un salume a marchio Qualità Trentino
Se come me hai la passione per i souvenir mangerecci, o se stai già pensando a un pacco natalizio, che va sempre bene anche fuori stagione, il marchio Qualità Trentino ti assicura di acquistare un salume veramente tipico. La filiera è veramente corta come ci hanno spiegato i produttori durante la degustazione del press tour #AComeGusto riservata a blogger e giornalisti. La quantità richiesta dalla grande distribuzione infatti non è compatibile con una produzione tradizionale.
Infine, per me è stato molto interessante scoprire il rispetto per gli animali nella filiera produttiva. So che sembra fuori contesto visto che stiamo parlando di maiali trasformati in salumi, ma dallo stretto legame dell’economia trentina con la montagna ne è scaturita anche una particolare attenzione verso la natura. Per i produttori di salumi tipici rispettare l’ambiente si traduce quindi nell’impegnarsi in prima persona nel benessere animale. Il Consorzio Trentino Salumi sta infatti finanziando degli studi proprio sull’argomento, imponendo agli allevatori della sua filiera condizioni di vita dei suini migliorative rispetto a quanto previsto dalla legge.
Conoscevi già i salumi trentini carne salada, luganega, speck, pancetta e mortandela o li confondevi anche tu con quelli del vicino Alto Adige? Scrivimi nei commenti cosa ne pensi di questi salumi super tradizionali, io ti posso solo confermare il mio giudizio super positivo!
8 commenti
Per me nulla, ma proprio nulla può battere lo speck 😛
Quello trentino è davvero super 😉
Quest’articolo è per me il paradiso, perchè adoro da sempre (ahimè!) i salumi! Anche io quando sono stata in Trentino ho comprato lo speck a marchio Qualità Trentino ed era veramente ottimo 😛
Io sto ancora sbavando pensando a quanto era buona la carne salada… Non vedo l’ora che organizzino di nuovo un altro evento legato al cibo per scoprire altre prelibatezze trentine yum!
Ho assaggiato quasi tutto anche se la carne salada l’ho mangiata a Verona Lo speck rimane sempre il mio preferito, da quando ero bambina
Io invece mi sono innamorata della carne salada, me ne sono davvero fatta una scorpacciata!
Ho imparato un po’ di cose nuove grazie al tuo post! La mia conoscenza dei salumi era molto limitata, urge un tagliere di assaggi alla prima occasione propizia!
Il Trentino è stato letteralmente una gustosa scoperta! Ci tornerei subito per un altro giro di affettati 😀