Ho visitato il campo di concentramento di Dachau durante il mio primo viaggio a Monaco di Baviera, spinta dalla curiosità del mio compagno di viaggio, e mi sono trovata a vivere un’esperienza molto toccante. Vedere dal vivo un campo di concentramento non è stato facile perché mi sono resa conto di quale è stato l’impatto di questa brutta pagina di storia sulle vittime. Oggi Dachau, come gli altri campi di concentramento, sono un monito costante su dove possono portare odio e discriminazione, ed è il motivo per cui non dobbiamo dimenticare ora che non ci sono più testimoni oculari a raccontarcelo.
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Perché visitare il campo di concentramento di Dachau
Ho impiegato parecchio tempo per scrivere questo post dopo la visita al Memoriale di Dachau perché mi ha lasciato un impatto emotivo molto forte. Dopo aver visitato il campo di concentramento di Dachau sono rimasta senza parole per l’orrore che il genere umano è in grado di generare.
Non sono un’appassionata del turismo del dolore, eppure certi luoghi vanno visitati per non dimenticare. Il campo di concentramento di Dachau è forse ancora più d’impatto di altri perché ci coinvolge quasi direttamente: rientra infatti in quella parte di Storia recente vissuta dai nostri nonni, giusto due generazioni prima di noi.
Dachau non è un luogo turistico, e non dovrebbe venire considerato tale. Ancora oggi nazionalismo e populismo sono parte trainante della comunicazione politica, e Dachau è un monito silenzioso a ricordarci cosa potrebbe succedere quando non riusciamo a frenare le correnti di odio verso chi pensiamo sia diverso da noi.
Cosa vedere al Memoriale del campo di concentramento di Dachau
La visita al campo di concentramento di Dachau inizia con la famosa scritta “Arbeit macht frei” sulla cancellata d’ingresso che significa “Il lavoro rende liberi”. Vederla dal vivo e non in film o documentari è davvero spiazzante perché ti ricorda che questa orribile pagina di Storia è successa davvero.
Il Memoriale di Dachau comprende un esposizione principale nell’ex edificio dell’economato e una visita all’area del campo di concentramento che tocca il carcere del campo, una baracca ricostruita e il forno crematorio. Io avevo seguito il percorso in autonomia perché la mia visita non era stata pianificata in anticipo. Tuttavia, per comprendere meglio il funzionamento del campo e approfondire gli avvenimenti storici, ti suggerisco di partecipare a un tour guidato.
L’edificio dell‘economato
Il filo conduttore della visita al memoriale di Dachau è il destino dei prigionieri che vi furono rinchiusi, dal loro arrivo al campo fino alla morte (o alla Liberazione). Nell’esposizione principale puoi leggere su dei pannelli espositivi il contesto storico, la biografia di singoli detenuti e dei diversi gruppi di prigionieri.
La prima parte dell’esposizione racconta come nel periodo dal 1933 al 1939 il campo di concentramento fu utilizzato principalmente per eliminare l’opposizione politica e perseguitare le persone “estranee alla comunità”. Durante la guerra invece, nel periodo dal 1939 al 1941, il lager diventò un vero e proprio campo di sterminio in cui eliminare, attraverso i lavori forzati, i prigionieri di guerra e quelli provenienti dalle aree occupate dai nazisti.
La sala successiva racconta invece una particolarità del campo di concentramento di Dachau, ovvero il suo ruolo di campo principale rispetto ai campi secondari. Negli anni tra il 1942 e 1945 infatti i prigionieri di Dachau venivano smistati in vari campi secondari in Germania e Austria per lavorare nell’industria degli armamenti.
Infine, l’ultima parte dell’esposizione nell’edificio dell’economato documenta cosa è successo al campo nel dopoguerra e come si è giunti alla costruzione del Memoriale.
Il carcere interno
Dietro l’edificio dell’economato si trova il carcere del campo di Dachau, utilizzato dalla SS per le punizioni più severe, tanto da venire ribattezzato “Bunker” dai prigionieri. Qui venivano rinchiusi i “detenuti speciali”, categoria che comprendeva oppositori politici importanti. Una parte delle celle ospita un’esposizione sui detenuti speciali religiosi e al fallito attentato a Hitler nella birreria Bürgerbräukeller di Monaco a opera di Georg Elser, qui incarcerato.
I dormitori
Durante la visita al campo di concentramento di Dachau puoi entrare in un dormitorio dei prigionieri. Le baracche originali, chiamate “Block” furono abbattute negli anni Sessanta e ricostruite parzialmente in seguito alla creazione del Memoriale. Dove non sono state ricostruite le baracche sono stati creati dei basamenti di cemento intorno alla strada centrale per ricordarne la disposizione.
Ogni baracca era diviso in quattro camerate composte da soggiorno con tavoli e sgabelli e dormitorio con letti a castello. Per quanto possiamo vedere con i nostri occhi gli spartani letti a castello senza materassi, la ricostruzione non rende l’idea delle condizioni di sovraffollamento e vessazioni in cui erano costretti a vivere i prigionieri. I dormitori infatti erano progettati per ospitare 200 persone per baracca, mentre verso la fine della guerra ogni edificio ospitava più di 2.000 detenuti.
I forni crematori
L’area dei crematori si trova all’esterno del perimetro rettangolare che racchiudeva le baracche. Puoi raggiungerla passando sopra un ponte costruito dopo la Liberazione, ma quando il campo di Dachau era in funzione quest’area era nettamente separata dagli altri spazi. All’epoca potevano accedervi solo i detenuti addetti alla cremazione dei cadaveri e i responsabili delle SS.
I forni crematori di Dachau sono due: una prima struttura costruita nel 1940 non visitabile e la “Baracca X” costruita nel 1944 perché la prima era diventata insufficiente rispetto al numero di morti da cremare. La “Baracca X” era suddivisa in stanze per la disinfestazione, una camera a gas mascherata da doccia e quattro forni crematori.
I luoghi di culto
Ognuno di noi vive la visita ai campi di concentramento in modo diverso, tuttavia nel memoriale di Dachau il tempo sembra sospeso. L’orrore della Shoah e dell’eliminazione programmata di tutti i dissidenti e delle persone reputate “indesiderabili” spinge tutti, non credenti compresi, a raccogliersi e a riflettere.
All’interno della struttura sono presenti quattro simboli religiosi, situati al fondo del campo di concentramento, in rappresentanza delle confessioni dei prigionieri. Il primo edificio religioso costruito nel memoriale di Dachau è stato la cappella cattolica dell’Agonia di Cristo, iniziativa partita da Johannes Neuhäusler, vescovo di Monaco imprigionato in questo campo. La cappella ha una forma a cilindro e rappresenta la liberazione dalla prigionia grazie all’aiuto di Cristo.
Il monumento commemorativo ebraico è un edificio progettato da Zvi Guttmann con una struttura seminterrata, sormontata da una menorah, e simboleggia lo sterminio degli ebrei. La chiesa protestante della Riconciliazione, progettata da Helmut Striffler e voluta dai sopravvissuti dei Paesi Bassi, con il sostegno della Chiesa Evangelica tedesca, ha una forma asimmetrica per differenziarsi dalla struttura geometrica del campo di concentramento.
Infine, fuori dal recinto del campo di Dachau e nell’area dei forni crematori, si trova la cappella ortodossa russa, costruita dopo la caduta del muro di Berlino, che ricorda i prigionieri sovietici, il terzo gruppo di vittime del campo di Dachau in ordine di grandezza. La cappella in legno a pianta ottagonale, progettata da Valentin Utkin, si trova su un rialzo di terreno realizzato con terra proveniente dalle diverse Repubbliche dell’ex Unione Sovietica, così come il legname dello stesso edificio.
Visitare Dachau con bambini: SI o NO
Il sito web del Memoriale di Dachau sconsiglia di visitare il campo di concentramento con bambini minori di 13 anni. Questo perché non ci sono allestimenti pensati per i più piccoli e tutte le attività didattiche, visite guidate comprese, sono previste esclusivamente per ragazzi più grandi.
Eviterei anche di visitare il Memoriale con bambini molto piccoli perché si tratta di un luogo da vedere in silenzio, per riflettere sulla tragedia dello sterminio di migliaia di persone a opera dei nazisti. Un bambino inevitabilmente finirebbe per correre o ridere e fare rumore all’interno del campo.
Come organizzare una visita al Memoriale di Dachau
Il metodo migliore per visitare il Memoriale di Dachau è la visita guidata con trasporto da Monaco. Se ti muovi in autonomia, l’ingresso al Memoriale è gratuito, ma con un tour organizzato puoi ottimizzare moltissimo i tempi e avere una guida a disposizione per approfondire la storia del campo.
Se preferisci organizzarti in autonomia considera almeno mezza giornata da dedicare al Memoriale per visitare il campo di concentramento. Le didascalie delle esposizioni sono in inglese e tedesco. Il Memoriale di Dachau propone visite guidate in diverse lingue che partono a orari prestabiliti. Tuttavia per usufruirne devi far coincidere l’orario della tua visita con quello della visita guidata. In alternativa puoi visitare il campo di concentramento da sola o audioguida.
Come arrivare al campo di concentramento
Per visitare il Memoriale di Dachau da Monaco di Baviera hai diverse scelte. Puoi raggiungere Dachau sia in macchina che con i mezzi pubblici. All’ingresso c’è un ampio parcheggio dove lasciare l’auto, quindi viaggiando in autonomia non dovresti avere difficoltà a lasciare l’auto. Non so però dirti se ci sono dei giorni in cui è particolarmente affollato.
Con i mezzi pubblici puoi raggiungere il campo di concentramento con treno da Monaco (Linea S2) fino a Dachau quindi prendere l’autobus 726 che ti porta fino all’ingresso del Memoriale. Il viaggio, con partenza dalla stazione centrale di Monaco dura circa 40 minuti, a cui aggiungere il tragitto dal tuo hotel alla stazione. Il viaggio è abbastanza semplice anche se non parli tedesco perché i percorsi di treno e bus sono segnalati molto bene.
KZ-Gedenkstätte Dachau
Alte Römerstraße 75
85221 Dachau, Germania
Dove dormire a Monaco di Baviera
A Monaco di Baviera, come in tutte le grandi città, hai moltissima scelta su dove dormire. In base alle tue preferenze puoi soggiornare in hotel, appartamenti o B&B per ogni fascia di prezzo. Tra i miei hotel preferiti ci sono sicuramente il fantastico Hilton Munich City, con ristorante e parcheggio interno (leggi la recensione di Hilton Munich City).
Buone scelte sono anche il Ruby Rosi Hotel Munich dal design molto curato e il più economico Hotel MIO by AMANO. Tutta Monaco di Baviera è ben collegata con i mezzi pubblici, quindi se arrivi in città in auto ti suggerisco di scegliere un hotel con parcheggio privato per spostarti con bus o metropolitana.
Dopo la visita all’ex campo di concentramento di Dachau mi sono sentita molto triste. Non ci tornerei, eppure credo che almeno una volta nella vita sia necessario visitare un Memoriale come questo, per non dimenticare la mostruosità dell’olocausto e dei campi di concentramento.
Scrivimi nei commenti se hai visitato anche tu il Memoriale di Dachau o un altro campo di concentramento in Europa.
8 commenti
Anche noi trovandoci a Monico di Barriera in compagnia di amici ,loro ci erano già stati e così ci hanno consigliato di visirtare Dachau …Io ho perso uno zio in un campo così …Quando siamo usciti se avevo un mitra avvrei fatto una strage (Poi quei Tedeschi non erano neache nati che colpa avevano loro anche loro!!!Si vergognano anche loro delle generazioni pregedenti) e fuori c’era il furgoncino che vendeva i paninni con i wuster e noi avevamo un dolore allo stomaco .come è stato possibile che degli uomini possono aver fatto tutto quel male e negare quello che hanno fatto
I tedeschi hanno un rapporto complicato con il loro passato. Purtroppo in una situazione del genere immagino che la maggior parte delle persone comuni non sapesse neanche come reagire anche se alla fine sono colpevoli anche loro. Ho trovato illuminante da quel punto di vista il libro La banalità del male di Hannah Arendt quando racconta la diligenza dei tedeschi nell’organizzare i treni dei prigionieri.
Come te, ci sono capitata “per caso”, non era una visita pianificata. L’ho trovato commovente e struggente, la parte delle camere a gas quasi insopportabile da attraversare. Come te, non sono ancora riuscita a scriverne.
Questo genere di viaggi sono fondamentali, a mio avviso. Servono per capire tanti aspetti dell’umanità, anche quelli negativi. Immagino sia stata un’esperienza forte percorrere questi luoghi della memoria. Io ho sperimentato sulla mia pelle la visita di Hiroshima, ma nonostante l’esperienza forte, sarei pronta a rifarla. Da madre, penso che sia fondamentale condividere con i propri di figli questo genere di visite, accompagnandoli nel migliore dei modi, perché questi viaggi nel tempo e nello spazio siano un monito per il loro futuro.
Non credo avrei il coraggio di fare un’esperienza del genere. Sono un po’ vigliacca per queste cose, per me sarebbe troppo forte, nonostante comprenda l’enorme importanza storica, culturale e umana. Ciao Paola!
Neanche io ci sarei andata se non fosse stato per il mio compagno di viaggio. Ero rimasta molto impressionata dal museo-prigione Tuol Sleng di Phnom Penh qualche anno prima e sono visite davvero pesanti dal punto di vista emotivo
Mi hai ricordato il viaggio a Cracovia. Ero indecisa se visitare o meno Auschwitz ma alla fine mi ero convinta, e avevo fatto bene. Certo come dici tu, è stata una visita sofferta, molto impressionante, il tutto sottolineato dal caldo afoso del giorno, che mi aveva fatto immedesimare ancora di più nella situazione, perché sopravvivere in quelle condizioni col gelo invernale e il caldo estivo deve essere stato tremendo. Comunque consiglio a tutti di vedere anche questi posti, perché una cosa è studiare dai libri e vedere dei filmati, ben altra guardare con i propri occhi e rendersi conto di quell’orrore.
Per la generazione dopo la nostra sarà ancora più importante e necessario vedere questi posti perché non avranno più le testimonianze in prima persona a cui abbiamo avuto accesso noi